Vittore Bocchetta nel Giorno della Memoria: “Purtroppo non si è estinto il DNA dei tiranni”

La Giornata della Memoria che si celebra oggi – la dodicesima dalla sua istituzione (deliberata nel 2005 dalle Nazioni Unite) – è forse quella che più di tutte obbliga a riflettere. Nei dodici mesi appena trascorsi, infatti, si sono verificati diversi eventi che contraddicono non solo i principi fondamentali ma la stessa “idea di Mondo” che si era affermata dopo la sconfitta del nazifascismo. Dall’America di Trump all’Ungheria di Orban risorgono i muri mentre la Brexit ha inferto un colpo micidiale al progetto dell’unità europea. Abbiamo sottoposto queste considerazioni a  Vittore Bocchetta, classe 1918, partigiano, scrittore, artista, domandandogli se la memoria potrà avere il potere di fermare questa deriva e se  sarà in grado di risvegliarsi. Ecco come ci ha risposto.

Mi guardo indietro e penso. Penso quanto la mia vita sia stata lunga o quanto sia breve. Ho passato tre quarti del mio percorso per ritrovarmi adesso al punto di partenza. Ripasso i miei ricordi e ritorno a coloro che mi hanno preceduto e che sono morti.

Può la storia riuscire ad ammonirci?  Ho poco meno di un secolo. Il mio passato, e gli avvenimenti che agitano la mia memoria, sono in dissolvenza. Quello che ci riempì di orrore va man mano diventando racconto ed il racconto leggenda. Così e solo così riviviamo la storia umana, la storia dei grandi tiranni. La loro fine si è fatta auspicio e speranza. Auspicio e speranza di libertà, di pace e di giustizia.

Ma, poi, un giorno, di colpo, un giorno qualunque, il passato ritorna inatteso ed inesorabile. I despoti del secolo scorso! Non sono morti? Sono davvero morti? Non c’è più un muro di Berlino? Non si ripeterà più un muro di Berlino?

Ma solo i nomi sono cambiati! Il DNA dei tiranni non si interrompe. Non posso evitare di constatare che Il DNA di Trump è lo stesso che fino al 1945 circolava in Germania.

Vittore Bocchetta

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