Tore Cherchi: congresso straordinario per dare al Pd sardo un segretario e una linea

Da Tore Cherchi, già parlamentare  e sindaco di Carbonia, riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione sulla situazione del Partito democratico nell’Isola.

A commento dell’esito del voto, il direttore del giornale, Giovanni Maria Bellu, ha scritto che le cause della sconfitta del Pd sardo, Cagliari escluso, sono cosi tante e cosi evidenti che la difficoltà principale non è individuarle ma “metterle in ordine”. E’ vero, le cose stanno così.

Provando a metterle in ordine si dovrebbe iniziare dallo stato dei fondamentali di base. Domandiamoci: si può affrontare un importante turno elettorale senza segretario e senza direzione politica ? Ovvio che no, ma nel Pd sardo è stato possibile nell’acquiescenza di organi regionali e nazionali. Prima ancora e da molti mesi, la crisi della maggioranza congressuale lo aveva ridotto alla paralisi. Acefali al centro, dunque. E nei territori? Salvo eccezioni, le cose non sono andate meglio. I diffusi conflitti interni sono sfociati nella contrapposizione elettorale in un numero grande di Comuni, nel 2016 come nel 2015. Carbonia con tre candidati Pd alla carica di sindaco che mettono insieme al primo turno oltre il 60% dei voti ma poi vince 5 stelle, è solo un caso vistoso tra i tanti.

Ciò che colpisce è che la questione dell’unità non sia più né un valore per tanti né un obiettivo politico importante sebbene faticoso, di chi guida il partito. Si dirà che questi sono dettagli organizzativi e che la politica è ben altro. Però a questi fatti alludono i tanti che scuotendo la testa amareggiati, dicono che non c’è più partito. Hanno torto? Neppure ci soccorre più lo scenario generale: la questione morale nell’accezione berlingueriana è anche del Pd; la capacità di attrazione del partito a guida Renzi ha incontrato un primo ampio limite; il Movimento 5 stelle, stoppato alle elezioni europee, ha ripreso a crescere e guadagna credibilità come forza di governo in una situazione sociale in cui i miglioramenti sono ancora marginali rispetto alla dimensione del malessere.

In questo contesto, la convocazione di un congresso straordinario per dare al Pd sardo una linea politica e una segreteria legittimate dalla partecipazione di iscritti ed elettori era ed è la risposta più limpida e a maggiore probabilità di successo per il rilancio dell’iniziativa politica. Il punto di merito serio è fare un congresso che produca una solida riflessione sul futuro della Sardegna e esprima un gruppo dirigente rinnovato e all’altezza del compito. Ma non sarà il rinvio a risolvere questo nodo. La convocazione del Congresso non è in contraddizione con l’esigenza di dare immediatamente una guida politica al partito. A questo si sarebbe dovuto provvedere già nel maggio scorso per semplice dovere verso iscritti ed elettori. Più si tarda più si aggrovigliano i problemi.

L’agenda politica è infatti densa. Si avvicina il referendum costituzionale, questione forse più complessa in Sardegna perché già divide i partiti che sostengono la Giunta e perché genererà contraddizioni nel Pd sardo che nei suoi documenti congressuali ha un’opzione federalista per la forma di Stato. Il giro di boa di metà legislatura regionale, come da passati copioni, è segnato dalla richiesta di un rimpasto della giunta regionale. Rimangono in ombra le innovazioni di contenuto mentre emergono esigenze di riequilibrio partitico o correntizio. Richieste legittime si intende, ma attenzione alle esperienze del passato. Fra queste c’è che il centrosinistra, conquistata la guida della Regione, ha deluso l’elettorato ed è stato sconfitto alle successive elezioni.

I cicli vittoria/sconfitta hanno un’impressionante periodicità di cinque anni e sono anticipati dagli esiti delle elezioni comunali. Al riguardo i recenti segnali sono negativi. Dare continuità politica, almeno decennale, al governo regionale è necessario per produrre cambiamenti profondi . Per questo obiettivo, è dirimente, più di un rimpasto, tenere ferma la rotta dell’innovazione e semmai muoversi più velocemente su questa. Per esemplificare, è dannoso rallentare la riforma sanitaria quando questa libera risorse da spese improduttive per destinarle alla salute dei cittadini. Il presto e il bene sono necessari e urgenti e non alternativi. Si trarrà lezione dal passato?

Tore Cherchi

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share