Se il Servizio di previsione e prevenzione rischi regionale è un guscio vuoto

L’impegno di Cappellacci per la protezione civile in Sardegna lo si può desumere dall’interesse e dall’impegno dello stesso presidente per organizzare la Direzione della protezione civile in Sardegna istituita, con la legge regionale n. 3 del 7 agosto 2009, alle dirette dipendenze del presidente della Regione.

La Direzione generale della protezione civile è rimasta un guscio vuoto per ben 25 mesi senza che fosse determinato il suo assetto organizzativo. Infatti lo stesso Cappellacci ha provveduto soltanto nel gennaio del 2012 (decreto n. 4 del 13 gennaio 2012) a determinare l’articolazione in tre Servizi della struttura organizzativa della direzione generale.

Per arrivare alla suddivisione delle competenze dei tre servizi tra i diversi settori operativi sono dovuti trascorrere altri 120 giorni con la firma da parte dell’Assessore della difesa dell’ambiente, delegato da Cappellacci dal 27 gennaio 2011, del decreto di articolazione dei servizi nei diversi settori del 24 maggio 2012.

Sono dunque passati quasi tre anni perché la Direzione regionale della protezione civile avesse una configurazione operativa almeno formale. Ma solo formale perché, come abbiamo visto, il Servizio di previsione e prevenzione rischi, che costituirebbe in nucleo operativo nevralgico per governare anticipatamente le emergenze ambientali come quella appena verificatasi, non ha ancora un dirigente responsabile così come sono privi di coordinamento i due settori che ne costituiscono l’articolazione operativa.

Riepilogando: ci sono voluti 30 mesi per avere una configurazione almeno formale della Direzione della protezione civile in Sardegna, mentre a tutt’oggi il Servizio di previsione e prevenzione rischi è privo di direzione. Non è quindi difficile comprendere il pesante richiamo del prefetto Gabrielli al Presidente Cappellacci di due mesi fa, inviato anche alla procura della Repubblica.

Carlo Mannoni

 

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