Sardegna avvelenata, qual è il bilancio del governo regionale?

Sono in molti a storcere il naso quando sentono che la Sardegna è la regione d’Italia più inquinata: ben 445 mila ettari, 100 mila più della disastrata Campania. Un terzo della popolazione sarda è esposto all’impatto di materiali inquinanti che avvelenano l’aria, l’acqua, la terra.

In molti storcono il naso, altri  si limitano ad una alzata di spalle quando leggono che molte parti dell’isola, specie quelle più vicine agli ex siti industriali, presentano un eccesso di mortalità per l’alta incidenza di tumori polmonari e della pleura. Altri ancora non riescono a dissimulare il proprio stupore quando gli viene riferito che questi dati assai allarmanti si possono reperire nell’indagine epidemiologica SENTIERI: da alcuni, anche tra chi ricopre responsabilità istituzionali, spesso scambiata per la più famosa telenovela.

Lo studio epidemiologico “Sarroch, ambiente e salute” – quasi un involontario ossimoro – portato avanti da anni dall’Università di Firenze, ha confermato l’alta incidenza di malattie respiratorie, anche di tipo tumorale, di ipertensione arteriosa e sindrome ansioso depressiva, che affligge quelle popolazioni. Lo scetticismo diventa quasi fastidio quando si scopre che intorno ai poligoni militari di Quirra, Teulada e Capo Frasca, lo Stato, invece di tutelare l’ambiente e la salute, ha seminato e continua a seminare veleni e morte.

Ora, a distanza di mesi dall’insediamento della nuova Giunta, è legittimo chiedersi: cosa sta facendo il governo regionale per avviare a soluzione questa drammatica sciagura ambientale e sanitaria che grava sui cittadini sardi? Badate, non lo Stato patrigno, ma la Regione sarda.

Vediamo un po’: ha prontamente avviato una indagine epidemiologica indipendente che prenda in considerazione l’intero territorio sardo? Ha sollecitamente istituito il Registro dei Tumori? Ha deciso di destinare a favore dei servizi territoriali di prevenzione qualcosa di più delle poche briciole contenute nel corposo bilancio della sanità? Ha perentoriamente deciso di destinare a favore delle bonifiche ambientali una fetta consistente di risorse, visto che questo comporterebbe anche nuova occupazione? Ha posto un ultimatum definitivo allo Stato per la chiusura dei poligoni militari? Per adesso pare di no, ma non bisogna disperare. D’altronde sono trascorsi appena sei mesi.

Massimo Dadea

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