Questione morale o “questione umorale”?

La situazione giudiziaria della classe politica isolana è tale che ormai i non indagati (e i non rinviati a giudizio) appaiono degli eccentrici snob. Il governatore Ugo Cappellacci fa da solo un piccolo trattato di procedura penale, metà dei suoi assessori farebbero la gioia del grande Carnelutti. E, quanto al Consiglio regionale, gli indagati sono una sessantina. Un numero che, per sventura, corrisponde all’intera composizione della futura assemblea e perciò suona come un sinistro presagio per il futuro.

Accadono cosa che qualche anno fa sarebbero state prese per battute di Crozza. Oggi l’Italia dei valori (Italia-dei-valori) va a congresso e il principale candidato alla segreteria (è stato poi eletto, ndr) è uno degli indagati per peculato. Appena ieri il vicesegretario Salvatore Lai aveva esortato i medesimi indagati a fare un’attenta riflessione. Evidentemente in casa Idv non si parlano.

Ma cosa è la “questione morale”? Quando Enrico Berlinguer la pose non alludeva solo alle inchieste giudiziarie, ma al costume politico. In sostanza la questione morale non coincide con la questione giudiziaria. In molti casi vi si può sovrapporre, certamente. Ma ci sono comportamenti che, pur non avendo rilevanza penale, non sono compatibili col prestigio di cui deve godere chi ricopre cariche pubbliche. Ruttare non è un reato, ma uno che avesse l’abitudine di concludere ogni pranzo con un colossale rutto difficilmente potrebbe fare l’ambasciatore.

Da questo punto di vista la “questione morale” è stata, ed è, sistematicamente ignorata. Vi rientrano non solo gli avvisi di garanzia, ma anche gli incarichi dati agli amici degli amici, gli appalti assegnati senza gara, la pubblicità erogata agli organi di informazione fedeli al governatore, il denaro distribuito a manciate dalle Province, con quella di Cagliari (centrosinistra) in testa. La questione morale riguarda i concorsi regionali (da tenere sotto attenta osservazione quello in corso per l’assunzione di quattro giornalisti), il sistematico aggiramento del merito nell’assegnazione degli incarichi, le spese allegre per pranzi e banchetti “di lavoro”.

Secondo alcuni moralisti particolare pedanti riguarda anche la coerenza. Il non saltare da un partito all’altro, da una maggioranza all’altra, seguendo il vento e la propria convenienza. Riguarda persino la generosità dei leader, la loro capacità di dare spazio alle giovani generazione, di farsi da parte, di rinunziare all’interesse proprio per quello generale.

Se non riguarda tutte queste cose e viene evocata alla vigilia di una competizione elettorale – magari come seguito di un conflitto politico che non è stato risolto per altre vie – la questione morale diventa “questione umorale”, una formuletta suggestiva e ipocrita da tirare fuori in modo estemporaneo, quando serve. Per poi accantonarla quando l’avversario è stato fatto fuori.

Dunque ben venga questa improvvisa attenzione a una questione sempre ignorata. Ma si sappia che dopo dovrà essere portata avanti e perseguita con coerenza e fermezza. Se non si vuole distruggere definitivamente quel poco di credibilità che (forse) la classe politica ancora conserva.

G.M.B.

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