Propaganda e propaganda. Il vizietto del Governatore

“La propaganda”, potrebbe essere questo il titolo del libro da scrivere sulla legislatura regionale in corso ormai al termine. Il titolo mi sembra obbligato dato che siamo stati oggetto, nei quattro anni e mezzo appena trascorsi, di un incessante martellamento mediatico sulle benemerenze del presidente Cappellacci e della girandola di assessori che lo hanno affiancato.

Il livello della comunicazione istituzionale dell’attuale Regione può essere misurato rileggendo alcuni degli innumerevoli spot che compendiano stile e filosofia del governo di centro destra di questi anni. Da “Scopri e condividi le azioni sinora svolte e quelle programmate attraverso eventi ed opportunità su tutto il territorio regionale” siamo passati a “Non possiamo bloccare l’evoluzione della vita, e con essa l’evoluzione del paesaggio” per poi approdare a “Il confronto aperto con lo Stato non solo è continuo, serrato e senza sconti e possiamo stare tranquilli”.

Un distillato di smargiassate in stile Pirgopolinice, il soldato fanfarone di Plauto e, come quest’ultimo, Cappellacci sembra vivere in un altro mondo senza mettere mai in dubbio se stesso. A sentir lui “dobbiamo stare tranquilli” e basta.

Una delle ultime performance è stato l’annuncio sui quotidiani dello scorso 21 luglio, a seguito della sentenza n. 219 del 16 luglio 2013 della Corte Costituzionale che aveva accolto il ricorso presentato dalla Regione Trentino-Alto Adige e dalle Provincie autonome di Trento e Bolzano contro la norma sulle sanzioni da applicare alle Regioni a statuto speciale in caso di violazione del patto di stabilità.

“Consulta: no a sanzioni alla Sardegna, un successo sullo Stato”, aveva esordito Cappellacci, dimenticando che la Sardegna non aveva nemmeno presentato il ricorso e, appropriandosi di una vittoria di altre Regioni, aveva poi concluso affermando che “la sentenza della Corte Costituzionale è l’ennesima vittoria della Sardegna verso lo Stato e si somma a tutte le altre che hanno riconosciuto la fondatezza della nostre rivendicazioni”. Insomma un ricorso vinto senza neanche averlo presentato.

A seguire l’ulteriore dichiarazione trionfante dello scorso 23 luglio a commento della sentenza della Corte Costituzionale n. 230 del 16 luglio 2013 sulla continuità territoriale marittima, con la quale la Consulta ha sanzionato l’illegittimità delle norme che non prevedevano il coinvolgimento attivo della Regione nel procedimento di aggiornamento della convenzione Stato-Tirrenia per il quale è obbligatorio acquisire la preventiva “intesa” della Regione stessa.

Trasporti, Cappellacci: Sentenza Corte costituzionale nuova breccia per la Sardegna”, aveva esultato Il presidente della Regione sui mezzi di informazione, sapientemente sottacendo che la sentenza dava invece una vera e propria mazzata alla Sardegna nel dichiarare inammissibile l’altro ricorso della Regione contro la norma sulle procedure di stipula della convenzione Stato-Tirrenia, che non prevedono l’ “intesa” della Regione.

La Consulta aveva obiettato che per tale aspetto la Regione non aveva di che lamentarsi, essendo la norma confermativa di altre approvate dal Parlamento nel 2009 e 2010, in pieno governo Berlusconi, senza che la Regione stessa le avesse impugnate!

E veniamo ad oggi, ovvero al quasi farneticante comunicato stampa, a intera pagina, sui quotidiani sardi dell’8 settemnre 2013 dal mistificante titolo “Zona Franca – Lettera del presidente della Regione Ugo Cappellacci ai Sindaci della Sardegna”.

Dimenticando che i sindaci sono raggiungibili in tempo reale attraverso la posta elettronica e che il sito della Regione è lo strumento fondamentale di interlocuzione con le amministrazioni locali, Cappellacci si è rivolto a tutti i sindaci della Sardegna a mezzo stampa (ben pagata), comprando un’intera pagina di giornale per ricordare che in base ad una legge nata in consiglio regionale, la n. 20 del 2 agosto scorso, la giunta regionale deve proporre al governo la delimitazione delle zone franche doganali di Porto Torres, Olbia, Arbatax, Oristano e Portovesme previste dal decreto legislativo n. 75 del 1998.

Per questo adempimento, che riguarda un numero limitato di comuni che gravitano sulle aree industriali dei 5 porti sardi, il Presidente “propaganda” ha fatto finta di coinvolgere tutti i sindaci della Sardegna anziché solo quelli interessati. Lo ha fatto propagandisticamente dato che su 81 righe di comunicato stampa solo 27 sono dedicate alla delimitazione delle zone franche doganali, mentre le restanti 54 richiamano, per lo più e ambiguamente, la vicenda della zona franca integrale che nulla a che vedere con le zone franche del decreto legislativo n. 75 del 1998.

Esaltanti l’inizio e il finale del comunicato presidenziale, completamente fuori tema. Dopo aver ricordato la “forte rivendicazione della Regione nei confronti dell’Unione europea e dello Stato finalizzata all’attivazione su tutto il territorio regionale della zona franca integrale”, il comunicato così conclude rivolto a tutti i sindaci: “Serve la tua voce.Scrivimi a zonafranca@regione.sardegna.it, il tuo sostegno, la tua collaborazione, sono la spinta per rendere più partecipata e incisiva questa sfida di autonomia e libertà”.

Propaganda personale pagata dai sardi con una mistificazione della realtà di cui non si ha memoria nella storia istituzionale della Sardegna. E, come dicevo in un precedente articolo, questo e solo un inizio dei fuochi di artificio che il “fuochista” di Sardegna ci riserverà in campagna elettorale ormai iniziata. Col rischio, beninteso, che rivinca le elezioni regionali.

Carlo Mannoni

 

 

 

 

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