Editoria, la Regione premia le tv che licenziano

Nel 2009, pochi mesi dopo aver messo piede a Villa Devoto, l’allora governatore della Regione Ugo Cappellacci cominciò a distribuire milioni di euro a destra e a manca. A destra, soprattutto. Li pescava (anche) dai fondi per la pubblicità istituzionale, una sorta di linea di credito quasi infinita ad uso e consumo della Presidenza. Nel momento di massimo splendore, per due anni consecutivi fece pure gentile omaggio di qualche centinaia di migliaia di euro  alla Visibilia di Daniela Santanchè, concessionaria pubblicitaria per il Giornale di Feltri, Belpietro e Sallusti. Secondo quale criterio? Provò a spiegarlo la stessa Pitonessa, quando a La7 fece passare l’idea che il Giornale fosse uno dei più venduti quotidiani italiani. In qualche quartiere di Milano, forse. La verità è che in assenza di qualsiasi criterio oggettivo, Cappellacci aveva la disponibilità di assegnare fondi pubblici a chi voleva. Dalla vittoria di Francesco Pigliaru alle Regionali son passati sette mesi ma ad oggi, una norma che regolamenti i rapporti Regione-editori ancora non c’è. Ma pare che qualcosa si stia muovendo.

“Piccola premessa: il tema è delicato e molto articolato”, ha detto Pigliaru sabato scorso a Cagliari, durante un confronto pubblico organizzato dal circuito Sardex. Poi ha aggiunto:”Partiremo dalle regole, che devono essere chiare e oggettive, poi parleremo di soldi. Di certo, non daremo denari secondo ‘principi’ di assoluta arbitrarietà, come nel caso della Santanchè. Prepareremo una bozza e la pubblicheremo online, affinché vi sia il massimo confronto possibile con tutti i soggetti coinvolti”. Nessun accenno sui tempi, ma la determinazione del governatore fa pensare a una netta accelerata.

Detto questo, va rimarcato che in questi sette mesi il consiglio regionale non è stato certo a guardare. Ma ha rivolto gli occhi dalla parte sbagliata. Capita infatti che una manciata di onorevoli – quattro del Pd, poi Forza Italia, Soberania, Fratelli d’Italia e Centro democratico – trovino l’unità su una proposta di legge (guarda) che mette sul piatto 9 milioni di euro in tre anni destinati a ingrassare i conti correnti delle emittenti private. E visto che soldi non ce ne sono, tre milioni vengono decurtati dal fondo per la promozione turistica e ben sei vengono sottratti alla sanità. Ora, a chi finiranno questi denari (che sulla carta dovrebbero essere utilizzati per non meglio specificate trasmissioni sulla cultura sarda)? La maggior parte, ça va sans dire, li incasserà l’imprenditore-editore Sergio Zuncheddu. Ma possono gioire pure i proprietari di Sardegna Uno. Gli stessi che solo pochi mesi fa hanno cacciato 12 dipendenti dopo averli lasciati cinque mesi senza stipendio (già decurtato del 30%), senza Tfr e senza annessi e connessi.

Ora, con questa norma che la conferenza dei capigruppo ha fortemente sponsorizzato, decidendo di portarla in Consiglio entro due mesi, la Regione fa una cosa semplice semplice: premia chi licenzia e dimostra totale spregio per i lavoratori. Un criterio che non pare proprio il massimo, quando si distribuiscono soldi pubblici. Non basta, perché a incassare i soldini potrebbe essere pure Cinquestelle, che rispetta i criteri del bando ma nel silenzio generale non paga gli stipendi da sei mesi. Ma è proprio questo il risultato che i consiglieri proponenti vogliono ottenere? Presumibilmente no, sarà stata solo una svista. Che una legge organica avrebbe potuto facilmente correggere.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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