In questo numero di Sardinia Post Magazine vi proponiamo una possibilità assieme nuova e antica per recuperare il senso delle distanze: visitare la Sardegna in treno. O meglio: utilizzare frammenti di linea ferroviaria per visitare la Sardegna. Diciamo “frammenti” perché le linee ferroviaria sarde, pur avendo una gloriosa storia, non sono le più efficienti d’Italia. Anzi, per essere franchi, sono le più arretrate. Basti dire che appena 50 sono elettrificati e a doppio binario. A meno di non avere moltissimo tempo a disposizione, e molta pazienza, un’auto, una moto, un camper sono indispensabili se si vuole visitare l’interno della Sardegna. Però, seguendo i nostri consigli, potrete raggiungere stazioncine di campagna da cui partire per fare delle escursioni straordinarie o anche, partendo dalla stazione del capoluogo, vedere con una luce nuova le campagne e i paesi dell’hinterland cagliaritano. E anche per conoscere molti aspetti sorprendenti della storia del luogo dove vi trovate.
Come ci racconta l’economista Paolo Fadda, in Sardegna più che altrove l’introduzione del treno ha segnato un momento importante dell’eterno conflitto tra conservazione e progresso. Tra quanti si opposero alla costruzione della strada ferrata c’erano ricchi possidenti come poveri pastori. E, parallelamente, tra quanti lo sostennero c’erano illuminati alfieri della modernità e cinici speculatori. Le prime linee ferrate, però, aggirano le resistenze degli uni e le brame degli altri. Scaturirono dalla necessità materiale di far giungere agli imbarchi, nel modo più rapido ed economico, i minerali destinati all’esportazione. E sembra davvero un miracolo che oggi, dopo la decadenza e la fine dell’industria mineraria, le vecchie linee ferroviarie ne restituiscano la memoria fiera e gentile che troverete nei racconti di Daniela Ducato e Daniela Pani che hanno viaggiato per noi da Cagliari a Iglesias e da Palau a Tempio Pausania, nei paesi della terracotta e della terra cruda, nelle campagne delle querce e del granito.
Sempre in questo numero, uno speciale – con scritti di Maria Giacobbe e Mariangela Sedda – sulla riscoperta di Emilio Lussu e un dossier sull’arte orafa in Sardegna. Da non perdere il racconto di Pablo Sole sul tecnico della Saras che ha ridato vita con le sua mani a un’auto d’epoca trovata abbandonata in un magazzino. E ne ha fatto un gioiello del valore di 200mila euro.
Per arretrati, abbonamenti o copie digitali la sezione shop sul sito dedicato.