Le rivelazioni di Vandelli (Bper) e il futuro incerto delle banche sarde

Pubblichiamo un nuovo intervento del collettivo Amsicora sulle vicende sempre più incerte del sistema bancario isolano.

La scorsa settimana (precisamente mercoledì 15 febbraio, a Milano) l’amministratore delegato del gruppo bancario Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper), Alessandro Vandelli, ha illustrato ai giornalisti ed agli esperti il piano industriale 2015-17. Un evento atteso con interesse per la sua coincidenza temporale con il decreto legge del governo che ha imposto anche alla Bper la rapida trasformazione da società cooperativa in società per azioni. E, dal punto di vista della Sardegna, un evento ancor più interessante e utile a capire quali riflessi i riflessi di questa trasformazione sulle tre controllate isolane (Banco di Sardegna, Banca di Sassari e Sardaleasing). E, non secondariamente, sui rapporti con la Fondazione, che  è uno dei 90 mila soci della Bper, oltre a condividerne il capitale del Banco di Sardegna.

Proprio per questo hanno suscitato particolare attenzione le dichiarazioni che il dottor Vandelli ha rilasciato a margine dell’illustrazione del piano. Ha infatti accennato ai problemi riguardanti la trasformazione in spa e le operazioni necessarie per evitarne la scalabilità da investitori disomogenei, od anche avversi, alla mission storica d’un gruppo bancario territoriale come quello della banca modenese. Appare significativo al riguardo che gli organi cartacei dell’informazione regionale (che pur hanno dato qualche risalto alla notizia del piano) non abbiano saputo (o potuto?) cogliere l’importanza “sarda” di quelle dichiarazioni.

Cosa ha detto in concreto Vandelli? In breve sintesi ha espresso queste tre opinioni:
1. che la trasformazione in Spa, con l’abolizione del voto capitario, è ormai inevitabile, stante la posizione assunta dal governo, dalla Banca d’Italia e dalla BCE;
2. che, a suo giudizio, anche le iniziative volte a vietare il possesso di quote azionarie superiori al 3 o 5 per cento, a parte la difficoltà di ottenerne l’approvazione governativa, non eliminerebbero in alcun modo la scalabilità in borsa, essendo tra l’altro facilmente aggirabili;
3. che, sempre a suo parere, sarebbe invece opportuno costituire, “attorno alla Fondazione Banco di Sardegna ed agli azionisti storici della Bper”, un patto solidale che ne costituisca il gruppo di controllo per evitarne possibili scalate avverse.

Su quest’ultima affermazione, si è molto riflettuto come gruppo di Amsicora. Attualmente la partecipazione della Fondazione al capitale della Bper appare assolutamente insignificante (attorno all’1 per cento) e, quindi, del tutto inadeguata a divenirne il perno del patto difensivo. Se invece la Bper procedesse all’incorporazione del Banco, rilevandone le azioni in possesso della Fondazione con un concambio di azioni, la quota azionaria di quest’ultima salirebbe attorno al 12-15 per cento e, conseguentemente, ne diverrebbe l’azionista di maggior peso, capace quindi di assumere quel ruolo auspicato da Vandelli.

Certo, dietro l’angolo ci sarebbe ancora un quarto punto che – a detta di alcuni analisti di borsa da noi interpellati – sarebbe sempre nell’agenda di Vandelli: la possibile e/o probabile fusione con la Popolare di Milano (Bpm), molto ben vista, se non proprio auspicata, dal Governatore Visco. Operazione questa che, qualora venisse attuata, come sembra, in second time, annacquerebbe del tutto il ruolo della Fondazione nella nuova “superpopolare spa”. Togliendo così agli sportelli sardi ogni residuo di radicamento locale.

Sembrerebbe quindi che la sorte futura del Banco di Sardegna (come della Banca di Sassari) sia ormai segnata, anche a dar peso alle affermazioni (contenute nel piano) circa una decisa prosecuzione delle operazioni di semplificazione e di alleggerimento organizzativo del gruppo che ha ormai abbandonato del tutto la sua vocazione di banca federale (delle 10-12 banche e banchette di dieci anni or sono, è rimasto solo il polo sardo).

Cosa manca, comunque, a questa nostra riflessione? La conoscenza di come la pensa al riguardo il presidente della Fondazione del Banco di Sardegna, Antonello Cabras. Però se Vandelli ha espresso così chiaramente il suo pensiero, verrebbe da pensare che tra Modena e Sassari ci sia stato certamente almeno qualche pour parler, qualche primo sondaggio per capire le reciproche intenzioni (d’altra parte il presidente del Banco, Antonello Arru, è anche consigliere della Bper, oltre che ex numero uno della Fondazione).

Va detto che stupisce constatare che – almeno fino a oggi – le notizie arrivano da Modena e non dagli  uffici isolani della Fondazione. Come abbiamo più volte ricordato in questi mesi, quel 49 per cento di azioni dell’azienda bancaria è di proprietà di tutti i sardi. Per questo c’è da aspettarsi che la giunta regionale, ove vi è un Assessore con competenza proprio sul credito (oltre che sul bilancio e sulla programmazione), esprima pubblicamente un suo parere, una sua valutazione, un suo giudizio su quel che starebbe per essere posto in cottura nella pentola della Fondazione.

Se quel che auspica Vandelli si dovesse verificare, in Sardegna, oltre alle scuole e agli uffici postali, sarebbero destinati a scomparire anche una trentina di sportelli bancari, determinando così il declino sociale di tante nostre piccole comunità.

Amsicora

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