Le Regionali delle donne. E le inquietudini di un uomo di sinistra

Qual è lo stato d’animo con cui un uomo di sinistra guarda alla situazione politica sarda, in vista delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale del prossimo anno? Un misto di inquietudine e di speranza.

L’inquietudine deriva dallo stato di confusione e di difficoltà in cui versa la sinistra. Una sinistra che, a causa di una opposizione sbiadita se non proprio consociativa (vedi la legge elettorale da poco approvata), viene sostanzialmente accomunata alla disastrosa esperienza della giunta regionale di destra presieduta da Ugo Cappellacci. Una inquietudine che diventa delusione di fronte a un Partito Democratico che ha tradito la fiducia degli elettori abbandonandosi all’abbraccio mortale del Pdl di Berlusconi nel governo delle larghe intese. Un Pd che nell’isola sconta più che altrove la mancanza di un Progetto, di un’idea precisa di Sardegna, che si affida più all’immagine nazionale del partito che ad una sua identità specifica ed autonoma, e che, nella desolante assenza di una qualche iniziativa politica, si affida all’abusato ricatto del voto utile. Un Pd il cui gruppo dirigente ha passato più tempo, in questi anni, a favorire le proprie fortune personali, le proprie carriere istituzionali, che a costruire e a radicare un moderno partito riformista della sinistra sarda.

La speranza è invece riposta nelle donne. Le donne non hanno paura del cambiamento. Le donne sono il motore del cambiamento. E la sinistra è cambiamento. Il ruolo e la funzione della sinistra e’ progettare il cambiamento, interpretare e indirizzare il bisogno di cambiamento che è presente nella società sarda. Francesca Barracciu ha rappresentato all’interno del Pd un fattore di rinnovamento. La sue battaglie sul tema della parità di genere e sul diritto alla salute, messo in discussione da una gestione clientelare della sanità pubblica, sono tra le poche cose da salvare tra le iniziative del Pd.

La convergenza sul suo nome, strumentale e palesemente opportunistica, di un certo numero di capi fazione, da sempre l’un contro l’altro armati, rischia di danneggiarla, e comunque di mettere una seria ipoteca sulla sua autonomia e sulla sua libertà d’azione.

Il vero fattore di cambiamento è però costituito dalla discesa in campo di Michela Murgia. La sua candidatura alla Presidenza della Regione ha scompaginato i giochi, ha mischiato le carte, ha costretto alla rinuncia alcuni autorevoli candidati, ha seminato il panico nelle stanze buie delle segreterie dei partiti. La sua freschezza, la sua schiettezza, la sua percepibile volontà di rinnovare la politica e le istituzioni, la sua idea precisa di Sardegna, la sua critica corrosiva alla degenerazione dei partiti, la sua accattivante simpatia, rappresentano una tentazione irresistibile per l’elettore scontento e deluso dai partiti della sinistra. Michela Murgia può essere la vera sorpresa delle prossime elezioni regionali.

Per un uomo di sinistra però non basta la simpatia e la promessa di un cambiamento possibile. Decisivo sarà il Progetto di profondo rinnovamento della realtà politica, istituzionale, economica e culturale della Sardegna, preannunciato per la fine dell’anno: i contenuti, le scelte, le priorità del programma di governo, gli strumenti per realizzarlo. Ma sarebbe importante sapere quali sono le grandi scelte ideali del candidato Michela Murgia, ad esempio: esiste una differenza tra la sinistra e la destra? Oppure sono differenze oramai anacronistiche e desuete? E chissà che, di fronte all’irrompere impetuoso dell’onda rosa, anche la destra non decida di cambiare in corsa il proprio candidato e di puntare su una donna.

Massimo Dadea

 

Massimo Dadea

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