Le “navi dei veleni” e l’indipendentismo chimico.

La vicenda della “nave dei veleni” in partenza per Olbia, ma poi rimasta nel porto di Palermo sembra inventata da un denigratore della Sardegna e dei sardi. Uno dei più perfidi. Il cui scopo è dimostrare che dietro tutta quella apparente ‘fierezza’ c’è un’assoluta mancanza di senso della comunità unita a un elevatissimo livello di cretineria. La storia invece non solo è tutta vera, ma ha anche un reo confesso. Fierissimo e orgoglioso. si chiama Settimo Nizzi e svolge contemporaneamente il ruolo di coordinatore regionale del Popolo delle libertà e di presidente del Consorzio industriale della Sardegna del Nord-Est (Cipnes).

Breve riassunto. Venerdì scorso, durante una seduta del consiglio comunale, il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli lancia l’allarme: sta per arrivare nel porto della città una “nave dei veleni” carica di 3000 tonnellate di percolato, il residuo che si forma nelle discariche di rifiuti, proveniente da Palermo e destinato all’impianto di smaltimento del Cipnes. Per bloccare la “nave dei veleni”, fa
sapere Giovannelli, esiste già da sei anni lo strumento giuridico: è l’ordinanza che lo stesso Giovannelli emanò nel 2008 quando esplose la violentissima polemica per l’arrivo in Sardegna della spazzatura proveniente da Napoli che l’allora governatore Renato Soru, come atto di solidarietà nazionale, decise di ‘accogliere’ perché gli impianti presenti nell’isola erano perfettamente in grado di smaltirla. Come si ricorderà, la vicenda fu strumentalizzata politicamente e si concluse con l’assedio dell’abitazione privata del governatore da parte di una folla composta da ultras del Cagliari, neofascisti e esponenti di Forza Italia.

Fatto sta che avvalendosi dell’ordinanza del 2008 il sindaco Giovannelli chiede alla Guardia costiera di bloccare la “nave dei veleni” che, infatti, resta ormeggiata a Palermo.

Interviene Settimo Nizzi, il quale prima di tutto chiarisce che, nonostante il suo ruolo di presidente del Cipnes, non sapeva assolutamente niente dell’arrivo della nave col percolato siciliano (la prima di dieci, per un totale di quasi 40mila tonnellate) e aggiunge che tuttavia, appena informato, ha deciso di disdire il contratto per lo smaltimento. Contratto che pure avrebbe portato nelle casse del Cipnes la bellezza di un milione di euro.

Nizzi tiene inoltre a far sapere che l’ordinanza in base alla quale Giovannelli ha ordinato il blocco della nave è del tutto illegittima. E che in definitiva, se il percolato è rimasto in Sicilia e non è approdato e Olbia, è stato perché la Direzione marittima – non sapendo che l’ordinanza del sindaco era priva di valore – ha comunque bloccato la nave. Questo a prescindere dalla decisione sua, come presidente del Cipnes, di rinunciare in ogni caso al contratto milionario.

Insomma, sembrerebbe di capire che Nizzi rivendica a sé il merito di aver tenuto i “veleni” lontano dalla Sardegna e attribuisce al sindaco di Olbia la colpa di aver ottenuto lo stesso risultato con una ordinanza illegittima che ha tratto in inganno la Direzione marittima. In realtà la cosa è un po’ più complessa. Perché – ed è questo il vero colpo di scena – Nizzi nega che la “nave dei veleni”
fosse tale.

Sì, può sembrare incredibile e folle. Ma è proprio così. Secondo lo stesso Nizzi il percolato proveniente dalla Sicilia è del tutto innocuo, non comporta alcun pericolo. E il depuratore del Cipnes – che ogni anno trasforma 45mila tonnellate di percolato non pericoloso e diecimila tonnellate di percolato addirittura pericoloso – era perfettamente in grado di smaltirlo. Ma allora perché non ha smentito l’allarme del sindaco e ha buttato dalla finestra un milione di euro?

Alla domanda, che ovviamente gli è stata posta, Settimo Nizzi ha risposto così: “Preferisco non alzare la tensione per non avvalorare le tesi di coloro che mi accusano di voler riempire la città di rifiuti e determinarne la mancata attrattività turistica”.

In conclusione (mettiamo assieme, dandole per vere, tutte le affermazioni fatte da Nizzi). “C’è un allarme del tutto falso e infondato sull’arrivo di una nave carica di veleni. Non c’è alcun veleno, ma del materiale identico a quello che a tonnellate viene inviato per lo smaltimento da varie zone della Sardegna. Solo che questo viene dalla Sicilia, una regione che si trova in una grave emergenza-rifiuti ed è disposta a pagare profumatamente. Ma io, Settimo Nizzi, siccome non voglio dare l’impressione di riempire la mia città di rifiuti, assecondo il falso allarme e butto via un milione di euro. Poi rivendico fieramente questa scelta, ma ne attribuisco la operatività al sindaco. Che ha bloccato la nave con la ordinanza illegittima. Per cui, eventualmente, dovrà essere lui a rispondere del mancato adempimento del contratto e dei danni”.

Come si diceva, Settimo Nizzi è anche il coordinatore del Popolo delle libertà. E trova per così dire ‘normale’ difendere una decisione che lui stesso considera del tutto priva di fondamento tecnico perché è più “popolare”. In effetti, come sperimentò al tempo della spazzatura napoletana, urlare “La Sardegna non è una pattumiera” fa sempre colpo. Anche quando l’affermazione non solo è smentita dalla logica ma addirittura dalla scienza. Siano insomma all’indipendentismo chimico. E’ prevedibile che si arrivi presto anche a quello fisico. Col referendum popolare per l’abolizione della legge di gravità.

G.M.B.

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