L’amianto, coi suoi aghi di morte, è un veleno speciale. Capace di stare in sonno per decenni. E di insinuarsi nelle situazioni più inaspettate. Il caso raccontato nel primo servizio della nostra inchiesta da Carmina Conte, quello dell’impiegata cagliaritana Rita Demontis, è da questo punto di vista esemplare. Ma non è il solo. E, purtroppo, non è detto che la nuova casistica – che è pienamente in atto: ogni anno vengono registrati nuovi casi – si limiti a situazioni straordinariamente sfortunate.
C’è un sospetto pesantissimo che riguarda anche la Sardegna. Il sospetto è che siamo esistiti altri luoghi, altre aree industriali, nelle quali la contaminazione è avvenuta in modo massiccio e diffuso. Parliamo del complesso chimico di Ottana, del petrolchimico di Porto Torres, della centrale elettrica di Portovesme, dell’area industriale di Macchiareddu. Poli industriali nati a partire dagli anni Sessanta e Settanta quando l’amianto veniva usato come se fosse cemento o calcestruzzo. Aree geografiche dalle quali, con sempre maggior frequenza, giungono notizie dell’insorgenza (dopo i soliti trenta/quarant’anni) di patologie correlabili all’amianto. Come, peraltro, sta accadendo in aree gemelle in altre parti d’Italia.
Oggi non è solo Sa die de Sa Sardigna. E’ anche la Giornata internazionale dedicata alle vittime dell’amianto. Con questa inchiesta – che durerà nel tempo – Sardinia Post vuole dare il suo contributo alla conoscenza del fenomeno. E a diffondere la consapevolezza del rischio. Come ha ricordato di recente Felice Casson, il parlamentare che con maggior attenzione e costanza segue questo problema, secondo l’Organizzazione mondiale del lavoro ogni anno le vittime dell’amianto sono circa 120mila, tra le 3000 e le 4000 in Italia. E, a causa del lunghissimo periodo di latenza, il picco dei decessi è previsto tra il 2020 e il 2025.
Se nelle vostre famiglie o tra i vostri conoscenti compaiono patologie con i nomi che abbiamo indicato, fate memoria sul passato lavorativo e ambientale delle persone che si sono ammalate. E informate le autorità competenti o le associazioni che – come l’Aiea, (Associazione italiana esposti amianto (www.associazioneitalianaespostiamianto.org) si occupano di questo problema drammatico. Se presteremo attenzioni tutti, nessuno resterà solo.
Giovanni Maria Bellu