marina_spinetti

Le dimissioni di Valentina Sanna e gli stalinisti del “peso politico”

 Peso politico. Mi sono spesso chiesta  il significato di questo concetto che viene in continuazione evocato dalle persone che “contano” (il verbo è da intendere sia in accezione letterale che traslata) per esaltare o sminuire o addirittura disprezzare qualcuno. Mi son chiesta quale sia la bilancia che misura e decreta il suddetto “peso”. Il consenso? Oppure il clientelismo, alimentato da una vita trascorsa incarichi in incarichi nelle istituzioni o, meglio, in enti che prodigano assunzioni in prossimità di scadenze elettorali? O, ancora, è la vicinanza fedele a persone di “peso politico” a trasmettere pian piano, per osmosi o eredità, quel “peso”? O è invece la visibilità, conquistata magari in altri campi? O, infine, un complicato mix di tutto ciò? Mistero. L’unica cosa sicura è quel refrain che risuona ogni qualvolta si vuole eliminare qualcuno in maniera vagamente stalinista/fascista: “Non conta nulla, non ha peso politico!

Una cosa mi è ormai chiara, però. Non sono specchiate autorevolezza, intelligenza ed onestà a muovere l’ago della bilancia, queste doti costituiscono magari un’attenuante, ma non certo un prerequisito per il “peso politico”

Per esempio, si diceva e si dice di un politico che passava da un incarico all’altro: però è intelligente, però è onesto, come se non debba essere scontato che lo sia. Attenuanti appunto e non prerequisiti irrinunciabili.

Mi sono reinterrogata in questi giorni e ore sul tema, in seguito a due episodi avvenuti nel micro e macro-cosmo del Partito democratico: le dimissioni Josefa Idem e quelle di Valentina Sanna. Situazioni e ruoli molto diversi, certamente.

La Idem, dopo una legittima levata di scudi della base del suo partito, si dimette per aver dimenticato (o forse no) di pagare l’Ici, sollecitata dal premier Letta, che non spreca molte energie per convincerla a restare.

Dal peso ai pesi, due pesi e le conseguenti due misure.

Infatti misura ben diversa si attua nei confronti di Angelino Alfano, vicepremier e ministro dell’Interno ignaro o complice, poco importa, di un fatto molto grave. Il Pd non solo non voterà la sfiducia, ma ha diffidato i suoi deputati dal farlo. Come se dei diritti umani in Kazakhstan, e delle modalità dell’espulsione di due donne, in realtà importi poco o nulla agli esponenti del Pd. Vuoi mettere invece l’Ici?

Tirando le somme, qual é la differenza tra i due ministri? Il peso politico, appunto. Che quando è disgiunto però da onestà intellettuale, competenze e ovvio consenso da queste derivante, diventa solo “peso”, potere, un’arma perversa che assume i connotati del ricatto mafioso. Come dire: Angelino Alfano può portare 100 deputati sulle scalinate del tribunale di Milano e rischia di far cadere il Governo. La Idem tornerà a fare la sua vita tutta casa e palestra e non porterà i suoi atleti a sfilare davanti a Montecitorio cantando l’inno.

Questo basta e avanza per difendere Alfano fino ai limiti del tragicomico e mandare a casa la Idem.

Ma arriviamo alle dimissioni della Presidente del Pd sardo, Valentina Sanna. E di nuovo questo concetto strano e contraddittorio del “peso politico” che viene evocato dai dirigenti del Partito democratico.

La lettera della Sanna, in cui urla la sua vergogna, ha ricevuto una quantità enorme di quegli apprezzamenti che in gergo chiamiamo likes, nonché di condivisioni, e quasi tutte tali anche etimologicamente.

Ma i vertici del Pd la ignorano, ironizzando sul suo scarso “peso politico”.

Allora mi chiedo di nuovo: cos’è il “peso politico”? 800 like su questo sito, 4400 apprezzanti solo nella condivisione della sua lettera sulla pagina del “popolo viola”, la ripresa del pezzo pubblicato su SardiniaPost nei circuiti nazionali di citynews, son cose che a me farebbero pensare a consistente peso politico.

Allora perché i vertici del Pd dicono il contrario, la ignorano e sostituiscono la Sanna senza neanche fermarsi a discutere sulle ragioni che l’hanno spinta a questo gesto?

Ben diverso atteggiamento ricordo nel 2009 di fronte alle dimissioni dell’allora segretario Antonello Cabras (novello presidente della Fondazione Banco di Sardegna). Un’assemblea regionale immobilizzata per mesi nel tentativo di convincerlo a ritirare le dimissioni o almeno sviscerarne le ragioni in una seria analisi politica di quelle che, si sa, fanno sempre bene, se l’obiettivo è arrivare a sintesi.

Ma Antonello Cabras, si sa, è uomo di peso.

Non se ne fa niente dei likes e nemmeno, stando ai risultati delle primarie per il sindaco di Cagliari, non se ne fa più niente nemmeno dei voti.

Marina Spinetti

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share