La tutela dell’ambiente è il nuovo spartiacque della politica sarda

La questione morale non sarà l’unica discriminante da cui dipenderà l’esito delle prossime elezioni regionali. Vi è, infatti, una questione che sta assumendo sempre più una importanza vitale per la Sardegna: la questione ambientale.

Questo giornale è stato tra i primi a sollevare, in tempi non sospetti, le dimensioni della catastrofe ambientale che incombe sulla nostra isola. Quando ancora in molti ignoravano l’esistenza dell’indagine epidemiologica SENTIERI – alcuni tra i nostri governanti regionali più “avveduti” l’avevano scambiata per la più famosa telenovela – denunciammo quello che in tanti tentavano di minimizzare: nelle aree del Sulcis-Iglesiente-Guspinese e in quelle di Sarroch e di Porto Torres è presente un eccesso di mortalità causata da un’alta incidenza di tumori della pleura e del polmone, i bambini che nascono in quelle aree hanno maggiori possibilità di morire a causa delle condizioni morbose perinatali.

Quello studio ha decretato, in modo inequivocabile, che la Sardegna è la regione d’Italia più inquinata: ben 445 mila ettari del suo territorio, 100 mila ettari in più della Campania “governata” dalla camorra, sono inquinati da un carico di veleni che hanno contaminato l’aria, l’acqua, la terra. Un terzo della popolazione sarda è esposta all’impatto di materiali inquinanti con conseguenze disastrose per la salute.

Quelle denunce sono rimaste senza risposta, anzi si è costruito intorno ad esse una cortina di silenzio e di omertà. Le stesse reticenze che da sempre circondano le vicende della Saras. Le indagini epidemiologiche condotte dai ricercatori dell’Università di Firenze, attraverso lo studio “Sarroch, ambiente e salute”, hanno evidenziato l’alta incidenza, in quelle popolazioni, delle patologie neoplastiche a carico dell’apparato respiratorio, in conseguenza delle emissioni di benzene, idrogeno solforato, idrocarburi e polveri sottili. Non servono certo i comunicati dell’Azienda di questi giorni per pubblicizzare una tardiva riduzione delle emissioni.

Lo stesso silenzio che da anni avvolge i veleni di Quirra. C’è voluta la determinazione e il coraggio di un magistrato per svelare le menzogne, le complicità, le colpe, non di un imprenditore senza scrupoli, ma dello Stato italiano. Uno Stato che invece di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini, ha seminato veleni e morte.

La Sardegna da terra di servitù militari si è nel corso dei decenni trasformata in terra di “servitù industriali”: le industrie chiudono, gli operai perdono il posto di lavoro, e sul terreno rimangono le scorie di un inquinamento per anni sottaciuto, nel timore che il denunciarlo avrebbe portato alla chiusura degli impianti. Le multinazionali del profitto non paghe dei danni ambientali causati dallo sfruttamento del petrolio, hanno adesso rivolto la loro attenzione malefica al nostro sottosuolo.

Da qui la pioggia di progetti per lo sfruttamento, attraverso le trivellazioni, del gas e del calore presente nel nostro sottosuolo: la Saras ad Arborea, la Geo Energy a Martis e a Sedini e tanti altri ancora. Per non parlare poi della beffarda quanto sedicente “chimica verde”: la centrale a biomasse di Porto Torres.

Tutto questo è potuto accadere e continua ad accadere per la connivenza della classe politica dirigente sarda, che ha consapevolmente preferito soggiacere all’odioso ricatto che contrappone la salute al lavoro: lavorare per sopravvivere, morire per lavorare. Oggi questo non è più tollerabile: la coscienza dei sardi onesti e consapevoli, come ha dimostrato il combattivo movimento popolare che si oppone alle trivellazioni della Saras ad Arborea, non accetta più di barattare la propria salute, il proprio ambiente, in cambio di pochi ed aleatori posti di lavoro.

La discriminante alle prossime elezioni regionali dovrà passare tra chi, in tutti questi anni ha assicurato alle multinazionali del petrolio, e non solo, la libertà di inquinare, e chi proporrà come propedeutico ad un nuovo modello di sviluppo, la preliminare bonifica ambientale dell’aria, dell’acqua e della terra di Sardegna.

Massimo Dadea

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