La Sardegna ha una classe politica capace di fermare il declino?

Ma la classe politica, come oggi è rappresentata qui da noi, è in grado di impedire il continuo declino dell’Isola e di riportarla verso la necessaria ed urgente ripresa? Si tratta di una domanda che da tempo circola fra i sardi ed a cui, purtroppo, sono molte di più le risposte decisamente negative di quelle positive, magari anche parzialmente, che si devono registrare.
C’è dunque molta diffidenza, se non proprio insofferenza, nei confronti di una classe politica a cui sembra mancare proprio quella che dovrebbe essere la sua capacità essenziale, cioè quello di dover essere di guida e sostegno per la comunità regionale che le si è affidata con il voto.

Cosa s’intende d’esserne innanzitutto la guida politica? Quello – chiariamo – d’avere un progetto politico su cui indirizzare il percorso di ripresa e di riscossa dell’Isola, in modo da renderla libera dai triboli e dalle difficoltà del presente. Detto ancor più chiaramente: d’avere delle idee chiare su come e verso dove guidare la sua riscossa. Ed è proprio su questo concetto di guida – mancata od abortita, fate voi – che si appuntano quelle risposte negative di molti sardi, a cui si è fatto cenno più sopra.
Andrebbe chiarito inizialmente che non si è di fronte ad un fatto esclusivamente sardo (nei giorni sorsi un editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere era titolato emblematicamente “il suicidio della politica”), ma non dovrebbe essere questo un alibi od una discolpa.

Qui in Sardegna, infatti, si è di fronte, se non proprio ad un suicidio della politica, ad una sua diserzione o, ancor meglio, ad una fuga dai propri compiti, anche quelli più impegnativi, trasferendoli a terzi, molto spesso però dimostratisi, con le loro decisioni, degli “impolitici”. Cioè, per essere ancora più chiari, a guidare le istituzioni pubbliche, a partire da quella di più alto grado della Regione, si è data delega a dei “supplenti”, seppure dai curricula autorevoli, non ritenendo quindi sufficienti ed adeguate le proprie capacità e competenze. Non a caso la Giunta di governo dell’Isola s’è andata configurando in quest’ultimo tempo come una sorta di consiglio di facoltà, a cui peraltro non si è affidato alcun progetto politico da realizzare, al di là delle solite ed ovvie genericità: meno disoccupazione e più lavoro.

Tra l’altro non risulta certo che chiunque, anche d’alti meriti accademici, possa improvvisarsi bravo e capace politico. Perché governare, e governare bene, significa avere preparazione ed esperienza sufficienti per poter partecipare attivamente alle scelte e ad assumersi responsabilità nella guida politica d’una comunità.

C’è dunque, alla base, di tutto, un’insufficienza ed un’impreparazione della nostra attuale classe politica, a cui mancherebbe il coraggio della responsabilità nella buona gestione della cosa pubblica. Un tempo, quand’erano in auge i partiti, si arrivava ai vertici regionali e nazionali dopo una lunga gavetta politica, partendo dalle più piccole realtà da guidare, della sezione o del villaggio. Oggi, invece, chiunque pensa di potersi candidare autonomamente, non solo a consigliere o a deputato, ma anche a governatore od a sindaco della capitale della Regione, al di là d’ogni idonea selezione e preparazione. Non è un segnale, questo, da trascurare, perché contiene un’amara e sconsolante verità: gli attuali politici non hanno più la capacità e la disponibilità culturali di conoscere ed interpretare i bisogni e le attese della gente.

Può essere anche quest’isolamento, questo tirarsi fuori dalle responsabilità dirette, unito ad un visibile deficit di esperienze e di capacità, la causa prima dell’avanzata sempre più preoccupante dell’antipolitica, cioè di quei movimenti d’opinione che non riconoscono più all’attuale classe politica, inquinata anche da troppi ed evidenti vizi, la facoltà di essere classe di governo. Perché governare, e governare bene, significa saper indicare gli obiettivi da perseguire, organizzare e realizzare il consenso, appianare e comporre interessi anche divergenti, ricercare interventi e soluzioni di spazio generale e mai particolare, siano essi di campanile o di potere. In sintesi saper dare all’intera comunità di tutti i sardi un buon governo, senza discrezionalità o parzialità.

Infine, proprio alcune recenti dichiarazioni di Pietrino Soddu, raccolte anche da questo giornale, hanno riportato chi scrive questa nota ad un’esperienza personale lontana (di oltre mezzo secolo fa), ma rimasta da allora per lui indimenticabile. Erano i giorni ed i mesi di preparazione di quel Piano di rinascita che sarebbe risultato poi, checché se ne pensi, il punto d’avvio per la realizzazione della prima effettiva modernizzazione dell’isola. Le lunghe discussioni, i serrati confronti e gli scontri, talora molto aspri, attraverso cui venne varato quel piano, si dimostrarono una straordinaria palestra di idee e di conoscenze, con cui si andò formando, in indifferenza di partito e di schieramento, una classe dirigente politica regionale di ottimo livello, che oggi in molti rimpiangiamo (i nomi di Corrias, Laconi, Melis, Dettori, Cardia, Soddu, Cottoni, Pazzaglia, ecc. ne confermerebbero il giudizio).

Chi ha quindi la memoria lunga ricorderà ancora come quella politica virtuosa avesse sconfitto, proprio con il suo impegno positivo, l’antipolitica di allora che, sotto le insegne del movimento dell’Uomo Qualunque, aveva anticipato, anche nel gergo un po’ sboccato del loro leader Guglielmo Giannini, certi atteggiamenti d’oggi, tra il demagogico ed il populista, di Grillo e dei suoi seguaci.

Ed è un’antipolitica, quella ora di moda, che pur indirizzando il disprezzo dei cittadini verso la classe politica – si cita qui la tesi espressa dal professor Panebianco –, chiede e pretende che quella politica resti l’impicciona di sempre, sollecitando e pretendendo favoritismi, protezionismi od ostracismi secondo gli interessi particolari di qualche casta, camarilla, associazione o corporazione amica.

Resta da proporre, conclusivamente, una domanda finale che cerca di liberare dal pessimismo questa amara riflessione: ma la classe politica sarda può trovare in sé gli anticorpi capaci di sconfiggere gli attuali virus maligni ed è quindi in grado di autorigenerarsi, assumendo appieno il suo ruolo di guida, senza ricercare deleghe o supplenze?

Paolo Fadda

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share