La “Regione nuova”

La storia sa di medicina di altri tempi, con tanto di “praticoni” che vendono assistenza medica e pozioni. Siamo però in Regione, quella della Sardegna, mese di luglio del 2013: c’è un malato grave, la Regione appunto, e per guarirlo viene chiamato al suo capezzale uno staff composto da diciannove “medici” parrucconi.

I medici arrivano a Villa Devoto muniti dei loro attrezzi e delle svariate pozioni a disposizione e dopo aver diligentemente provveduto alle operazioni di ispezione, auscultazione, palpazione e percussione dell’illustre degente, si ritirano in una stanza per un consulto e l’indicazione del rimedio.

“Il malato è grave, anzi molto grave – esordiscono quasi in coro, gli esperti praticoni – ma ce la può fare, a condizione che si sottoponga a una cura con una pozione che sa di miracoloso: l’Agenzia di Promozione e Sviluppo per la Sardegna”.

Non trovo che l’ironia per commentare, seppur brevemente, la proposta di legge depositata lo scorso 31 luglio in Consiglio regionale da diciannove consiglieri regionali, primi firmatari Stochino, Pittalis e Lai, dal titolo “Disposizioni per lo sviluppo integrale della Sardegna mediante la promozione e la valorizzazione dell’intero sistema produttivo isolano e della coesione sociale”.

La proposta di legge ruota attorno ad un concetto base, che il titolo si guarda bene dall’anticipare, e che si può così sintetizzare. La Regione non funziona, perché non funzionano né la presidenza né gli assessorati e ancor meno le loro direzioni generali; per risolvere il problema occorre creare, allora, un nuovo organismo, l’Agenzia Sardegna Sviluppo e Promozione (la pozione miracolosa per l’appunto) alla quale attribuire tutte le funzioni possibili oggi esercitate dagli assessorati in tema di azioni a favore della competitività e dello sviluppo.

L’Agenzia, nell’idea dei diciannove consiglieri regionali, è un organismo “esterno” all’apparato amministrativo della Regione, una sorta di novella società in house dotata di ampia libertà ed amministrata da una sola persona che tratta “contrattualmente” con la Regione i propri compiti, programmi e risorse. Un super assessore, insomma, posto sotto l’ala protettrice della presidenza della Regione, cui è attribuito il compito di stabilire quando e come controllare il suo nuovo e potente braccio operativo.

I compiti? Di tutto un po’, c’è solo da sbizzarrirsi con la fantasia. Si parte innanzitutto dalla conoscenza: il “censimento del ricco paniere dei prodotti agricoli della Sardegna”, in primis, per continuare con il “censimento dell’inesauribile paniere dei prodotti turistici”, e a seguire il “censimento della vastissima gamma di prodotti emozionali che la Sardegna offre”, la “catalogazione di tutta l’odierna, grande, varietà dei servizi legati all’accoglienza e all’ospitalità del turismo di qualità”, “il censimento di un’agenda colma di forti motivazioni di soggiorno in Sardegna”, sino alla “redazione di un grande teatro di Sardegna in perenne recitazione in giro per il mondo e in ogni comune in terra sarda”.

A parte la comicità di alcuni censimenti, tutto sarà svolto in sessanta giorni, come recita la proposta di legge, surclassando persino l’inarrivabile Jules Verne nel suo “Giro del mondo in 80 giorni”.

Dopo la coreografia ci sono però i compiti veri che i consiglieri proponenti non hanno scordato. Si parte con i “poli di innovazione” e poi, a seguire “le reti di impresa”, “la piattaforma regionale di raccordo dei poli di innovazione, e “i progetti di filiera e di sviluppo locale”.

Ci sono poi gli strumenti della programmazione negoziata regionale come l’intesa quadro istituzionale, l’accordo di programma regionale, il contratto di sviluppo locale, il contratto di riqualificazione produttiva, il contratto di riorganizzazione dei trasporti turistici interni ed esterni alla Sardegna, il contratto di pianificazione degli eventi di animazione della Sardegna, il contratto di pianificazione della forestazione produttiva, ed il contratto di pianificazione dell’agricoltura produttiva.

Ed ancora, il “contratto di sviluppo estero per la valorizzazione dei porti franchi e delle aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili” , l’ “Internazionalizzazione del sistema regionale”, il “sistema regionale dell’innovazione” e le “aree di crisi regionali”. Dulcis in fundo si sono infine ricordati, a fine legislatura, della necessità di dotarsi di un “Piano trasporti interno efficiente e funzionale, che veda riorganizzato il sistema della viabilità primaria e secondaria”(!).

Dopo quasi cinque anni di Cappellacci e dei suoi numerosi assessori cambiati a rotazione, c’era bisogno di una “Regione nuova”. Eccola, è l’Agenzia Sardegna Sviluppo e Promozione! L’universo mondo ruoterà intorno a questo organismo. Non si sa di quale personale potrà avvalersi, ma non è un problema perché riuscirà, tramite i cosiddetti “progetti speciali“, a svuotare le direzioni generali degli assessorati dei loro compiti più importanti, soprattutto quelli sostenuti da cospicue risorse, finanziarie.

La chiave di volta sta nel sesto comma dell’articolo 1 del disegno di legge ove si prevede che “la Regione, per il tramite delle direzioni regionali, può affidare alla società Sardegna Sviluppo e Promozione compiti sulla base di specifici progetti denominati “progetti speciali”, con risorse di competenza delle medesime direzioni, che provvedono a dare esecuzione con propri atti, alle parti del progetto di propria competenza”.

L’Agenzia costerà davvero poco, anzi nulla. E come potrebbe essere altrimenti nella “Regione nuova” che si avvicina alle elezioni? “La Regione può istituire un fondo di dotazione a copertura dei costi generali”, ci ricordano, sorvolando sui reali costi dell’operazione, i diciannove sapientoni che con questa proposta hanno già iniziato la loro campagna elettorale.

Carlo Mannoni

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