La preferenza di genere, i mostri logici e le leadership carismatiche

“Quanto accaduto in consiglio regionale sulle preferenze di genere è gravissimo ed è dipeso da un vero e proprio blitz, ordito da un uomo, che la dice lunga su quanto sia importante non arretrare di un centimetro su questo tema. Chi ha chiesto il voto segreto è un uomo che, con la sua azione sconsiderata, ha spazzato via una norma di buona politica (…) E nel voto segreto sono gli uomini che si sono espressi. Parliamo di questo allora. L’ultima possibilità che abbiamo per arginare questo disastro è votare, se se ne ravvedono margini di costituzionalità, l’emendamento proposto da Renato Soru…”

E’ il passo centrale (i corsivi sono nostri) di un post della deputata del Partito democratico Caterina Pes. L’ha pubblicato ieri nella pagina Facebook di Marina Spinetti dove si è aperto un serrato confronto sul cosiddetto ’emendamento-Soru. Ma è di grande interesse per un altro aspetto, diverso dalla questione delle norme elettorali volte a favorire la parità di genere. Parliamo dei meccanismi che regolano la dialettica all’interno dei gruppi organizzati attorno a figura carismatiche. E dei “mostri logici” che tali leadership a volte creano.

La frase della Pes va analizzata nelle sue due parti. Nella prima la parlamentare utilizza termini durissimi a proposito della bocciatura della doppia preferenza di genere: un fatto “gravissimo”, una “azione sconsiderata”, non pianificata ma addirittura “ordita” da un uomo che ha così “spazzato via” una norma della “buona politica”. Nella seconda invita a votare per l’emendamento proposto da Soru (del quale, più avanti, ricorda le azioni svolte in passato per favorire la presenza nelle donne nelle istituzioni).

La Pes omette totalmente la questione politica di maggior rilievo, benché essa – quando il post è stato scritto – fosse stata pubblicamente rilevata da Francesca Barracciu, potenziale “avversaria” di Soru alle primarie del centrosinistra. E, dunque, avversaria del leader carismatico.

Omette, cioè, che quel fatto “gravissimo”, quella “azione sconsiderata” era in perfetta sintonia con le posizioni dello stesso Soru il quale, intervenendo nel dibattito al consiglio regionale, si è chiaramente espresso contro la doppia preferenza di genere. Tant che la Barracciu l’ha accusato di aver contribuito ad “affossare” la norma.

Ma è davvero così? Per dare una risposta si deve esaminare il risultato del voto segreto, tenendo conto di un elemento mancante: Soru non ha dichiarato come ha votato. Il contenuto del suo intervento fa ritenere che abbia votato contro, ma – in assenza dell’auspicabile versione autentica del diretto interessato – si può anche pensare che, benché contrario, abbia votato a favore per “disciplina di partito”.

Di sicuro, nel voto segreto, 40 consiglieri hanno bocciato la “doppia preferenza di genere” mentre 34 hanno votato a favore. Questo significa che la bocciatura è stata determinata da quattro consiglieri. Infatti spostando quattro voti da “no”, al “sì”, il risultato diventa 38 a 36.

Il voto di Soru (comunque abbia votato) dunque non è stato determinante sul piano strettamente aritmetico. Ma lo è stato l’atteggiamento, il suo intervento critico? Ha ragione o torto la Barracciu quando gli attribuisce la responsabilità di aver contribuito ad affossare la parità di genere? Paradossalmente, l’eurodeputata, mentre formula questa accusa, dà un riconoscimento di autorevolezza al suo potenziale avversario alle primarie. Infatti dire il contrario (che l’atteggiamento di Soru non è stato determinante) significa affermare che un ex presidente della Regione, nonché membro della direzione regionale e nazionale del Pd, non è in grado di spostare quattro voti (anzi tre, se si include lo stesso Soru tra quanti hanno votato contro).

Quindi, a meno di non considerare le prese di posizioni di Soru irrilevanti (e non è sicuramente questa la posizione della Pes), si deve concludere che il “no” di Soru alla “doppia preferenza di genere” è stato determinante per il suo affossamento. Da questo punto di vista, la Barracciu non ha nemmeno espresso una critica politica. ha semplicemente svolto la cronaca di un evento.

Non c’è niente di male a essere contro la preferenza di genere e a favore delle “quote”. E’ una posizione politica rispettabile come tante altre. Benché sia bocciata dai costituzionalisti (interessante notare che la stessa Pes, su questo aspetto, è molto cauta: invita  votare l’emendamento Soru, ma a condizione che  “se ne ravvedano margini di costituzionalità”) e pressoché da tutte le associazioni di donne. E da alcune donne – come dimostra la prima parte del post della Pes – con giudizi di particolare durezza. Che però – ed è questo un meccanismo deformante tipico delle leadership carismatiche – non si estendono al capo.

Il quale, anzi, viene sostenuto nel suo tentativo di apparire il salvatore della presenza femminile nel consiglio regionale. Perché ha elaborato un emendamento che in qualche misura vuol porre rimedio al danno che egli stesso ha contribuito a produrre. Il capo, nei gruppi fondati su leadership carismatiche, non sbaglia mai. Nemmeno quando rivendica l’errore.

G.M.B.

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