La Corda e la casa dell’impiccato

Emanuela Corda aveva buoni argomenti per affermare che molte delle reazioni al suo intervento su Nassirya si fondavano su una “interpretazione mistificante”. A leggerlo attentamente – senza cominciare a indignarsi alla fine della frase sul “kamikaze-vittima” – si ritrovano i notissimi argomenti del pacifismo radicale che contesta la guerra in quanto tale e nega l’esistenza di “guerre giuste”. Quanto all’Iraq, poi, e alla “”colossale balla” delle armi di distruzione di massa, è stato lo stesso Colin Powell a definire il discorso che pronunciò alla Nazioni Unite nel 2003 “una macchia nella sua carriera”.

E, in generale, non è nemmeno scandaloso pronunciare parole di pietà per un kamikaze. Perché è vero che si tratta di soggetti, quasi sempre giovanissimi e poverissimi, che immolano la propria vita perché sono stati privati della possibilità di dare un senso alla vita.

Ugualmente la parlamentare del Movimento 5 Stelle ha fatto benissimo a chiedere scusa. E a riconoscere di aver compiuto un errore. Perché nella comunicazione in generale, e ancor di più nella comunicazione politica, il senso delle parole è dato anche dal contesto e dal momento in cui esse vengono pronunciate. Così può accadere che lo stesso intervento passi quasi inosservato in un convegno pacifista e invece scateni un putiferio – e offenda la sensibilità dei familiari delle vittime – se pronunciato in Parlamento in occasione di un anniversario luttuoso.  Il gioco di parole, ne siamo consapevoli, è facile, ma non si dice corda in casa dell’impiccato.

Le scuse di oggi allontanano il sospetto che la parlamentare sarda abbia detto quelle parole inopportune per farsi notare, avendo la consapevolezza dell’indignazione che avrebbero suscitato. Sospetto legittimo perché la tecnica di spararla grossa, ottenere un po’ di visibilità, e poi dire di essere stati “fraintesi” è molto praticata dalla classe politica italiana. Silvio Berlusconi, per fare uno dei nomi più illustri, in questo campo è uno scienziato.

Si è trattato di un errore grave, ma commesso in buona fede. Un errore coerente, d’altra parte, con l’idea della politica che ha sostanzialmente paralizzato i grillini. L’idea che la mediazione sia sempre e comunque una cosa “sporca”. E non sia mai – nemmeno quando viene esercitata senza perdere di vista il proprio orizzonte e l’interesse generale – uno strumento indispensabile per ottenere dei risultati.

Così può capitare di gettare al vento l’opportunità di chiudere definitivamente col berlusconismo, riformare la legge elettorale e approvare una normativa sul conflitto d’interessi in nome della “rivoluzione”. E poi ritrovarsi col governo delle larghe intese. Le cose non solo vanno dette, ma anche fatte nel momento giusto.

G.M.B.

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share