Il “suicidio assistito” del grillismo sardo

Un suicidio. Un suicidio assistito dalla supponenza che fuorvia gli uomini, ma anche i movimenti politici, quando perdono la capacità di comprendere che in tutte le vittorie c’è un po’ di merito e un po’ di fortuna. In meno di quattro giorni il Movimento 5 Stelle sardo ha bruciato un’opportunità straordinaria per passare dall’infanzia alla maturità proponendosi agli elettori delle prossime Regionali come credibile forza di governo.

I competitor del centrosinistra e dell’area indipendentista si staranno fregando le mani. La notizia della candidatura di Vincenzo Migaleddu, uno degli esponenti più noti e autorevoli dell’ambientalismo isolano, aveva suscitato molte preoccupazioni. Perché appariva in grado di allontanare dal M5S le molte ombre che si sono addensate a Roma in questi mesi di opposizione improduttiva e, soprattutto, di proporre una connotazione specifica, una connotazione appunto “sarda”, a quel 30 per cento di elettorato isolano che alle Politiche ha dato il suo voto a Beppe Grillo.

La notizia della candidatura è del 31 ottobre. Quella del suo ritiro di ieri notte. Tre giorni nei quali i “grillini” isolani hanno continuato a litigare sulle “regole”. Tema certo fondamentale che, però, a Cagliari come nel resto d’Italia, ha ormai assunto i toni di una cavillosa disputa notarile che si svolge nell’attesa che dal Capo Supremo arrivi finalmente l’interpretazione autentica della norma. Con i gruppi contrapposti che giungono a rivolgersi insulti al veleno (“fascista”, “massone”) ma, contemporaneamente, fanno a gara nel dirsi assolutamente fedeli a Beppe Grillo.

Qualcosa di molto simile a quanto accade, rispetto a Berlusconi, nell’agonizzante Pdl. Con i cosiddetti “colonnelli” (ma qua anche i sergenti e i caporali) che si scannano tra loro senza mai farsi venire il dubbio che i pasticci in cui si trovano siano determinati anche, se non soprattutto, dalla struttura organizzativa voluta dal leader.

Un successo politico straordinario può diventare la premessa di una rapida catastrofe se – dimenticando appunto che oltre al merito c’è la fortuna di aver incrociato una certa fase politica o meglio antipolitica – si ritiene di essere “predestinati”. E si attribuiscono al leader poteri quasi soprannaturali. Questo, ovviamente, succede quando il leader non è sufficientemente lucido per frenare questa tentazione o, peggio, è così incosciente da alimentarla.

Ma ciò che davvero sorprende è che in questi mesi di dibattito, i “grillini” isolani siano stati capaci di comunicare all’esterno soprattutto le loro dispute leguleie (già tra fine agosto e settembre avevano sfiorato la rissa). E che, pur impegnati come singoli militanti o singoli parlamentari nei territori (dalle proteste contro il progetto Eleonora a quelle per l’inquinamento a Quirra), non abbiano mai discusso in pubblico la questione fondamentale: se cioè debba nascere un Movimento 5 stelle appunto “sardo”. Dotato di poteri autonomi, capace di una elaborazione propria.

La candidatura di Migaleddu avrebbe potuto non solo avviare questo processo, ma far recuperare rapidamente il tempo perduto. Appariva un nuovo colpo di fortuna. E’ stata bruciata in pochi giorni sull’altare del Regolamento. Chissà se la lezione servirà.

G.M.B.

 

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