Il Papa-supplente nell’Isola dei parolai

Il momento più sorprendente della giornata di papa Francesco è stato quello delle domande dei giovani. Era l’ultimo appuntamento di una giornata incredibile, una giornata storica. Non solo perché l’arrivo di un Papa in Sardegna è un fatto così poco frequente da avere di per sé valenza storica, ma per la straordinaria partecipazione dei cittadini. Qualcosa che non si era mai visto primo, e che difficilmente si vedrà di nuovo.

Dunque, alla fine di questa giornata trionfale, il Papa sale sul palco del Largo Carlo Felice e, uno dopo l’altro, sfilano davanti a lui ragazzi e ragazze dell’associazionismo cattolico che gli manifestano la loro frustrazione per le difficoltà che incontrano nel comunicare la fede ai coetanei. Un’amarezza che il Papa sintetizzerà con una battuta attorno alla nuova natura assunta dal sacramento della cresima, diventato sacramento “del congedo”, “sacramento dell’addio”. Per poi dedicare una parte rilevante del suo discorso all’incoraggiamento dei giovani cattolici affinché non si demoralizzino davanti a queste difficoltà. Perché, dice Papa Bergoglio, sono difficoltà condivise dai “sacerdoti, dai catechisti, dagli animatori” i quali “si affaticano molto, spendono molte energie, ce la mettono tutta e, alla fine, non vedono risultati corrispondenti ai loro sforzi”.

E’ stato il momento più sorprendente perché era davvero difficile far stare assieme la difficoltà dichiarata dai giovani cattolici, e condivisa dal Papa come problema di tutti gli operatori ecclesiastici, con tutto quanto si era visto nel resto della giornata: centinaia di migliaia di persone commosse e osannanti. Un popolo intero, il popolo sardo, riunito a Cagliari per salutare e a volte implorare il capo della Chiesa.

A valutare la situazione del cattolicesimo a partire da quanto si è visto, verrebbe da fare considerazioni del tutto opposte rispetto a quelle svolte dai ragazzi cattolici. Altro che crisi, al contrario: una potenza straordinaria, insuperabile. Una “capacità di mobilitazione” che nessuno – nessun partito, nessun sindacato – non solo può eguagliare, ma nemmeno può sognarsi. I giovani cattolici sono troppo apprensivi e il Papa li asseconda per compiacenza?

Naturalmente non è così. I giovani cattolici sono consapevoli del fatto che tutta quella folla non era costituita da devoti e da fedeli. Sanno che, da domani, l’emozione suscitata dalla visita del Papa sarà certo d’aiuto, ma non determinerà automaticamente la crescita delle vocazioni. E che tanti di quelli che applaudivano ai lati delle strade continueranno ad andare in chiesa solo per i matrimoni e i funerali. Alcuni continueranno a non andarci mai. Del resto, lo può confermare ognuno di noi, attraverso la conoscenza delle persone e anche attraverso la propria esperienza personale. Non c’era bisogno della fede per commuoversi fino alle lacrime. Bastava l’umanità, il sentirsene parte. Grazie a Dio, verrebbe da dire. Anche senza crederci.

Però erano (eravamo) tutti là. Felici, emozionati, chi pregando Dio, chi un altro Dio, chi nessun Dio. Solo per il carisma di Jorge Bergoglio? Certamente la figura di questo Papa “simpatico”, così profondo e anche alla mano, una specie di parroco del mondo, ha un peso. Ma il dubbio è che molto peso l’abbia l’assenza di un altro orizzonte credibile e forte. L’assenza della politica come percorso di ideali e di valori. La prevalenza di quelli che proprio il papa ha chiamato “parolai” e “venditori di illusioni”.

Certo, non è una novità. Ma quanto è successo a Cagliari cancella, se ce n’era bisogno, l’alibi di quei professionisti della politica che attribuiscono alla “fase”, alla “congiuntura”,  il distacco dei cittadini dalla politica. Non manca la volontà di esserci e di partecipare. Mancano i luoghi dove farlo.

Così Papa Francesco si trova a svolgere un ruolo di supplenza. E’ leader religioso e portatore di valori civili. La “fraternità”, la “solidarietà”, sono nel Vangelo come nella Costituzione. Ma mentre il primo ha, per chi ci crede, la protezione di Dio (e ha resistito a duemila anni di tradimenti), la seconda è solo nelle mani di noi poveri uomini. E si vede benissimo.

G.M.B.

 

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