EDITORIALE. Sardinia Post ha 5 anni. Un bilancio, un nuovo impegno

Sardinia Post compie cinque anni, una giovane età per gli essere umani, un’età già matura per un quotidiano on line. Abbiamo pensato di festeggiare questo compleanno in modo sobrio, ricordando a voi lettori, e per certi aspetti anche a noi stessi, l’inizio e le tappe del nostro percorso.

Siamo nati da un progetto che chi scrive condivise, nell’estate del 2012, con Vincenzo Onorato, armatore, patron della compagnia Moby e, di lì a poco, anche di Tirrenia. L’idea era di introdurre in Sardegna una voce nuova, di orientamento progressista, e rigorosamente professionale. Un quotidiano in grado di conquistare la fiducia di tutti i lettori, anche di quelli di diverso orientamento politico, per la capacità di coniugare un preciso punto di vista con la qualità dell’offerta informativa. Una visione da subito riassunto nel moto che da allora campeggia nella nostra testata, accanto al disegno realizzato per l’occasione da Sergio Staino: “Le notizie di oggi per la Sardegna di domani”.

Siamo partiti con una struttura redazionale di piccole dimensioni, ma con risorse certe. Questo ci ha consentito di lavorare molto, a volte moltissimo, ma sempre in sicurezza. E in piena autonomia. Si trattava – e non era affatto semplice – di garantire un’adeguata informazione generalista, cioè coprire tutte le notizie più importanti e, assieme, realizzare dei servizi di approfondimento, in particolare sulla trasparenza e la correttezza nella spesa del denaro pubblico, sulle politiche ambientali, sulla tutela della salute dei cittadini. Si trattava, in parole povere, di riuscire a praticare sia il giornalismo d’informazione, sia quello d’inchiesta. Che non è – al contrario di quanto certe semplificazioni e una certa retorica fanno credere – l’inviato speciale che s’improvvisa detective. È un lavoro metodico, quotidiano, a volte noioso. Difficile sul piano tecnico e anche – abbiamo avuto modo di verificarlo in innumerevoli occasioni – sul piano ambientale. Infatti quando si lavora in questo modo, si lavora sulle notizie che si riesce a raccogliere. Che, per forza di cose, non sono che una piccola parte di tutte le notizie. E può succedere che chi viene chiamato in causa ritenga di essere vittima di un attacco personale. Rischio sempre presente, ancora più alto in un ambiente politico-imprenditoriale ristretto e scarsamente abituato a rispondere pubblicamente delle proprie azioni. La verità è che, semplicemente, diamo le notizie che ci arrivano.

Un quotidiano non è un prodotto perfetto. Anzi, è strutturalmente imperfetto perché – a maggior maggiore nella forma più moderna, l’on line – è un prodotto in costante evoluzione. E il tempo a disposizione per verificare le notizie è sempre più ridotto. D’altra parte, la tempestività è una condizione di sopravvivenza perché la concorrenza è spietata e voi lettori sempre più frettolosi ed esigenti. È fisiologico commettere degli errori, e anche a noi è capitato. Si tratta di ridurli al minimo e, quando avvengono, di correggerli e di spiegarli. In generale si tratta non solo di dare, ma anche di spiegare le notizie. Cioè di collocarle nel loro contesto e in una coerente gerarchia di rilevanza. Utilizzare, cioè, sempre lo stesso metro di misura. Senza farsi condizionare in questo dalle proprie simpatie politiche o personali. Seguendo l’antica regola di separare i fatti dalle opinioni. È quanto tentiamo di fare tutti i giorni. Se abbiamo un motivo di rammarico, è proprio nel fatto che riceviamo meno opinioni di quante saremmo capaci di ospitare. Stimolare un incremento del dibattito pubblico, specie nell’ambito delle forze progressiste, per favorirne l’unità, è uno dei nostri obiettivi per il futuro prossimo.

Di certo ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo fatto del nostro meglio. E – stando ai numeri – ci avete dato ragione. Nel 2013 gli utenti unici (cioè le singole persone che si sono connesse almeno una volte al sito), erano state un milione e 400mila, nel 2016 sono state esattamente il doppio: due milioni e 800mila. Raddoppio – con trend in crescita anche nel 2017 – anche per il numero di pagine viste e performance nel dato che più di tutti misura l’apprezzamento dei lettori: una vostra (di voi lettori) permanenza media di cinque minuti ogni volta che entrate nel sito. Questo significa che non solo ci “guardate”, ma ci leggete.  La redazione è cresciuta proporzionalmente a voi. Oggi Sardinia Post ha cinque giornalisti regolarmente assunti e dieci collaboratori distribuiti nel territorio regionale.

È impossibile ricordare in un solo articolo (ma vi proponiamo una breve antologia) delle nostre principali inchieste, spesso riprese dai principali media nazionali (dal Corriere a L’Espresso, da Repubblica al Fatto) e da trasmissioni televisive delle Reti pubbliche e private. Altre volte copiate, lo diciamo con orgoglio e senza rancore, senza avere la buona creanza di citarci. Ci piace richiamare le tante indagini di Pablo Sole, alcune delle quali – come quelle sulla foresta del Marganai e sugli appalti ospedalieri e del consorzio di bonifica – hanno anche determinato l’avvio di inchiesta della magistratura; i reportage di politica e le “dirette” di Alessandra Carta; la puntuale copertura sui principali fatti di cronaca di Manuel Scordo; le equilibrate e precise cronache dell’immigrazione di Francesca Mulas; i racconti di Donatella Percivale sulla battaglia di Tore Usala e sulla vita e le opere di Pinuccio Sciola; i reportage sul mondo della new economy di Andrea Tramonte e quelli sull’ambiente di Piero Loi. E il prezioso lavoro quotidiano che Monia Melis ha svolto e svolge per coordinare e dirigere questa piccola ma complessa orchestra. Che non funzionerebbe senza l’indispensabile supporto dell’amministratore Walter Sorrentino e del suo collaboratore Filippo Deidda. E abbiamo citato solo una parte, quella più costantemente presente, di una squadra ben più ampia.

Cinque anni di Sardinia Post. Inchieste, storie, personaggi, attualità e memoria. Un’antologia degli articoli più letti

Poco più di un anno fa, nel luglio del 2016, da una costola di Sardinia Post è nato un nuovo prodotto. Totalmente diverso nei contenuti e, anzi, addirittura “opposto”: una rivista bimestrale cartacea. Sardinia Post Magazine, della quale sono già usciti otto numeri (e il nono, da non perdere, è in preparazione), è in assoluto uno dei primi giornali di carta nati dal Web. Il modello studiato dall’Editore – cioè la distribuzione gratuita sulle navi di Tirrenia e Moby abbinata alla vendita nelle edicole dell’Isola – ha consentito di realizzare un prodotto di alta qualità editoriale, una sorta di almanacco in progress di storia e cultura sarda. Una rivista da conservare, come un libro, che viene realizzata coniugando (grazie alla capacità e all’infinita pazienza del grafico Rinaldo Crespi) un approccio artigianale e un sofisticato sistema editoriale. Ogni pagina viene modellata attorno ai contenuti che deve ospitare. Un esperimento giornalistico divertente e stimolante per chi ha la fortuna di poterlo praticare, ma anche un tentativo di dimostrare che la carta ha ancora un futuro, a condizione che si cominci a considerarla per quello che poi è: un bene prezioso a cui affidare contenuti di lunga durata quali reportage accurati, riflessioni storiche, racconti. Tra le firme, alcune delle personalità più rappresentative del mondo culturale sardo e non solo: Maria Giacobbe, Daniela Ducato, Lilli Pruna, Daniela Pani, Paola Soriga, Paolo Fadda, Luciano Marrocu, Paolo Nori, Giorgio Todde.

Questo, molto in sintesi, il bilancio dei cinque anni di Sardinia Post. La consuetudine vuole che articoli di questo genere si concludano con uno sguardo al futuro. Possibilmente ottimistico. È un rituale a cui non ci si può sottrarre. Anche se, vogliamo essere franchi, in una fase come questa non è facile far stare gramscianamente assieme il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà. Il primo ci dice che il Paese e l’Isola vivono ancora una fase economica molto complicata e i segnali di ripresa possono essere contraddetti da situazioni nazionali e internazionali non del tutto prevedibili. Il secondo ci fa ritenere che siamo in grado di affrontare le situazioni più difficili. Ma a condizione che tutti, ma in primo luogo quanti hanno responsabilità politiche o ambiscono ad averne, abbandonino la tentazione dello slogan, della battuta a effetto, dell’uso spregiudicato dei luoghi comuni e di tutto l’armamentario dialettico che allontana il dialogo e alimenta l’odio. Ecco, un organo d’informazione almeno questo impegno può assumerlo: offrirsi come luogo per il confronto. E continuare a vigilare, senza fare sconti a nessuno, sul rispetto delle regole. Tra le quali è compresa la correttezza del proprio linguaggio.

Cinque anni sono un bel pezzo di vita. Nella nostra famiglia redazionale ed editoriale ci sono stati diversi nuovi arrivi. E – come succede in tutte le famiglie – ci sono stati anche i lutti. Abbiamo perso due uomini senza i quali non avremmo avuto, in tanto momenti, la forza di andare avanti, né di concepire questo progetto. Prima Giorgio Melis, poi Pinuccio Sciola. Li pensiamo ogni giorno e li sentiamo ancora al nostro fianco, con un senso di gratitudine che ci accompagnerà per sempre.

Giovanni Maria Bellu

 

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