I frutti di una cattiva semina: piccoli razzisti crescono

Rispetto al passato la differenza sembra essere questa: che un tempo nemmeno tanto lontano di fare certe affermazioni ci si vergognava. Restavano confinate all’interno di ristrette cerchie di amici o ‘camerati’, venivano bisbigliate in qualche tetra associazione privata o nelle salette interne di qualche bar equivoco. Adesso anche persone diciamo “normali” pensano che sia giusto (e che addirittura sia “intelligente” e “arguto”) commentare l’arrivo in Sardegna del ministro Cecile Kyenge in occasione della visita del Papa ricordando che sulla nostra bandiera ci sono le teste mozzate di “quattro negri”.

Sembrano battute inventate da uno sceneggiatore pigro e poco fantasioso per rappresentare il razzismo più becero. Invece vengono non solo dette, ma anche scritte, con un certo compiacimento, persino.

Si sa, nei periodi di crisi economica si diventa tutti più “cattivi”, tutti meno generosi. L’argomento secondo cui “gli immigrati ci rubano i posti di lavoro” riprende fiato. A dispetto dei dati economici, a dispetto della constatazione che saranno anche i contributi che oggi pagano gli immigrati a salvare le nostre pensioni.

Ma in questa ferocia c’è una specie di “metodo”. Come se, in una parte non piccola di cittadini italiani (e sardi), specie delle più giovani generazioni, fosse stato sdoganato l’odio. Di certo hanno dato un bel contributo personaggi politici come Roberto Calderoli. Se il vicepresidente del Senato può, senza pagare alcun prezzo, definire “orango” un ministro di origine africana, perché mai un ragazzo di diciotto anni dai cattivi studi e dalle inesistenti letture non dovrebbe ritenere lecito (e anche “spiritoso”) affermare che Cecile Kyenge va accolta con un lancio di banane?

Viene però un dubbio. Che all’origine di questo sdoganamento non ci sia solo la pedagogia negativa dei leghisti, ma anche la fiacchezza della pedagogia in senso stretto. Per decenni si è ritenuto che i valori costituzionali fossero ormai acquisiti in modo definitivo e che non fosse necessario coltivarli tutti i giorni. Sono stati celebrati in modo sempre più sciatto, con rituali civili pomposi e, a volte, irritanti. Anche da esponenti istituzionali che, mentre li proclamavano, li negavano nelle pratiche dei loro giochi politici. Stiamo raccogliendo i frutti di una cattiva semina.

G.M.B

 

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