Quartucciu, il parapiglia della guerriglia nella gazzarra durante il raid: un finimondo

Accecati dal fumo delle bombe e assordati dal crepitio dei kalashnikov, gli inviati sul fronte della guerra scoppiata a Quartucciu tra il continente africano e le milizie campidanesi non vedono e non sentono.

Una premessa. Nessuno ha mai accusato l’Unione sarda, né il suo direttore, né il suo editorialista, di “razzismo”. Si è fatto notare pacatamente che il trattamento della notizia è affetto da una contraddizione interna che non giova alla serena convivenza civile (questione che, a quanto pare, preoccupa parecchio il questore di Cagliari). E che su questa contraddizione si è sviluppato un commento preceduto (come sanno tutti, anzi quasi tutti, quelli che si occupano di comunicazione) dalla premessa tipica dei discorsi xenofobi: “Io non sono razzista, però“. Una premessa così tipica da essere diventata un genere satirico.

La contraddizione interna stava nel fatto che nel titolo si parlava di “guerriglia“, nel richiamo in prima pagina di “quasi guerriglia” e nell’articolo di “gazzarra“. E si chiariva che, in effetti, proprio di gazzarra si era trattato.

Siccome abbiamo in enorme considerazione lo storico giornale cagliaritano, facciamo un paragone all’altezza della sua tradizione. Sarebbe come se il New York Times titolasse in prima pagina che Obama ha la broncopolmonite, scrivesse nel richiamo che ha una laringite e nell’articolo che il presidente è raffreddato. Spiegando nei dettagli che sì, in effetti Obama ha starnutito.

Naturalmente nell’opinione pubblica americana si diffonderebbe l’idea che il presidente ha la broncopolmonite, perché il titolo di prima pagina prevale sul resto. Solo i lettori più attenti si accorgerebbero subito che il giornale ha preso una cappellata. Ma se ne accorgerebbero tutti il giorno dopo perché il New York Times, come si usa, si scuserebbe con Obama e con i lettori. Il New York Times.

Oggi l’Unione sarda torna sul tema. In prima pagina la “guerriglia” diventa “raid“. Il titolo è infatti: “Le immagini del raid“. Ma, nel richiamo, viene introdotto un nuovo termine: “Parapiglia“. Giriamo pagina e davanti ai nostri occhi si staglia questo titolo: “Guerriglia alla Vele, denuncia per senegalesi e direttore”.

Parrebbe definitivo: guerriglia. No. Leggiamo l’articolo ed ecco di nuovo, addirittura ribadito in un titoletto, “parapiglia“. Ci siamo: è stato un parapiglia. Ancora no. Leggiamo la frase: “A quel punto davanti al centro commerciale è scoppiato il finimondo…”

Attendiamo con trepidazione la terza puntata.

G.M.B.

 

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