Francesca Barracciu se ne va. Trascinata da Ignazio Marino

Tutto fa pensare che le dimissioni di Francesca Barracciu, se non imposte da Renzi, siano state quantomeno concordate col premier.

Le dimissioni in ventidue parole battute dall’Ansa alle 15,47. È finito così, appena quattro ore dopo il rinvio a giudizio per peculato aggravato, il mandato di Francesca Barracciu nel governo di Matteo Renzi. La nomina a sottosegretario alla Cultura era arrivata il 28 febbraio 2014, a ricompensare quel drammatico passo indietro di un mese prima da candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione, malgrado la vittoria alle primarie di coalizione. Stamattina la sentenza del gup Lucia Perra che ha fissato l’apertura del processo Barracciu per il 2 febbraio 2016.

L’ormai ex sottosegretaria non poteva fare diversamente, viene da dire. Se non imposte, le sue dimissioni sono state quantomeno concordate col premier per una questione di coerenza, guardando in casa Pd. L’8 ottobre scorso scorso, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, era stato costretto lasciare Piazzale Clodio per il solo sospetto di aver pagato cene privare con la carta di credito del Campidoglio. Nessun rinvio a giudizio, nemmeno un avviso di garanzia.

È evidente che il “caso Marino” ha avuto un peso nella decisione odierna. Certamente nella sua tempestività. Il confronto non era sostenibile. D’altra parte, la situazione giudiziaria dei sottosegretari sotto inchiesta è stata in più di una occasione ricordata dai sostenitori del sindaco di Roma. I quali hanno accusato esplicitamente Matteo Renzi di usare due pesi e due misure. A Francesca Barracciu, inoltre, è venuta  mancare  la “scialuppa” rappresentata dalla posizione del suo collega sottosegretario alla Pubblica istruzione, Davide Faraone, fedelissimo di Renzi. Fino allo scorso luglio, i due, anche se in Regioni diverse (Faraone è siciliano), erano nella stessa barca delle spese pazze. Ma per Farone, alla fine, è arrivata l’archiviazione.

Si aggiunga la pressione dei grillini  che già all’ora di pranzo, oggi, quando la notizia del rinvio a giudizio della Barracciu era stata appena battuta dalle agenzie, hanno mobilitato i gruppi parlamentari congiunti per chiedere le immediate dimissioni della sottosegretaria. Perché “se prima era solo un avviso di garanzia, adesso è arrivato il rinvio a giudizio sull’uso illecito dei fondi pubblici, soldi dei cittadini”. Tanto che su Twitter  sono già passati all’incasso: “Barracciu dimessa grazie alle pressioni M5S – si legge in una foto che sta girando in Rete -. Fuori un’altra, avanti il prossimo”.

All’ex sottosegretaria, senza più i lacci dell’incarico istituzionale, resta ora la libertà di difendersi dall’accusa come un qualunque cittadino. Le va dato atto di aver compiuto un gesto che, nella politica italiana, continua a essere piuttosto infrequente.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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