Dal Ppr alla Zona franca. Cappellacci fa campagna elettorale con i soldi pubblici

Dal punto di vista legale la questione è semplicissima. Esiste una normativa nazionale sull’ambiente (il cosiddetto “codice Urbani”) e il Piano paesaggistico regionale è una sua applicazione alla specifica realtà sarda. E’ dunque inevitabile che le sue modifiche debbano passare al vaglio del governo.

Ma un appello lanciato (con una intervista al Manifesto) dall’ex governatore Renato Soru al ministro per i Beni culturali affinché blocchi le modifiche apportate dalla giunta regionale, ha scatenato una durissima reazione del governatore in carica Ugo Cappellacci che, come è noto, ha imperniato sul cambiamento del Ppr  la sua anticipata campagna elettorale. Tanto che fin dall’agosto 2011 acquistò pagine e pagine di “pubblicità istituzionale” sui principali quotidiani sardi appunto per propagandare le modifiche al piano paesaggistico.

Per coincidenza proprio oggi, mentre la polemica sul Ppr è in atto, compaiono sui quotidiani sardi altre pagine (sempre di pubblicità istituzionale, cioè pagate con i soldi pubblici) a sostegno dell’altro grande tema della campagna elettorale del governatore: la “zona franca integrale”.

Soru nell’intervista al Manifesto ha contestato il fatto che il nuovo Ppr annulla l’idea della fascia costiera come bene paesaggistico da tutelare integralmente, nel suo insieme, reintroducendo la distinzione tra aree più tutelate e aree meno tutelate. In questo modo, ha precisato, “Si entra nel campo della discrezionalità: quello che decido che non merita di essere tutelato non lo merita perché mi sembra meno bello oppure perché ci sono interessi che devono essere favoriti?». La replica di Cappellacci: “La revisione del piano non solo è un atto legittimo ma necessario per legge; le procedure sono concordate con il ministero e Soru finge di non sapere che proprio il suo piano non ha mai avuto l’approvazione del ministero perché le procedure di conformità delle disposizioni del piano paesaggistico regionale furono interrotte”.

Alla fine il governo, anche se al governatore non fa piacere, dirà l’ultima parola. Ma i toni di Cappellacci, il fatto stesso che questa polemica si sia innescata, confermano che il Ppr è tema di scontro politico. E che quindi le sue modifiche non potevano essere oggetto di “pubblicità istituzionale”. Esattamente come non può esserlo un’altra questione che, come la “zona franca integrale”, è estremamente controversa.  La Corte dei conti ritiene normale questo utilizzo a fini di partito dei fondi pubblici?

G.M.B.

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