L’Abracadabra della zona franca e le balle sarde “a lunga conservazione”

Per quanto tempo può durare, nel tempo di Internet e dell’informazione diffusa, una colossale panzana? Se si prende in esame ciò che accade nella Rete la risposta è semplice: poche ore, a volte pochi minuti. Se si guarda invece a ciò che accade in Sardegna la risposta è tragica: mesi, anni.

La vicenda della Zona Franca è un esempio da manuale di questa lunga vita delle balle sarde. E non è affatto certo che l’approvazione del nuovo codice doganale dell’Unione europea tapperà la bocca a quanti dicono “zona franca” come il mago Merlino diceva abracadabra. Anzi, c’è da scommettere che il governatore e i suoi seguaci continueranno a gridarla e continueranno a trovare ascolto. E’ tecnicamente impossibile? Non importa, la colpa è del governo. E’ diventata tecnicamente impossibile per le inadempienze della Regione? E’ l’Europa cattiva che ha stabilito certe regole. Ma noi sardi siamo.

Mettiamoci dunque l’anima in pace e rassegnamoci alla prospettiva di sentire parlare della irrealizzabile zona franca integrale per tutta la campagna elettorale delle Regionali. Come se niente fosse. E rassegnamoci anche all’idea che difficilmente i principali organi di informazione daranno il loro contributo per porre fine a questa storia ridicola. Per esempio spiegando bene ai loro lettori che la zona franca integrale sta alla risoluzione dei problemi sardi come l’estinzione dello Stato stava al superamento della crisi dell’impero sovietico.

Ugo Cappellacci ha governato malissimo, ma è stato molto abile nel costruire un apparato di propaganda in grado di dare dignità alle sue sciocchezze. E a farlo per buona parte senza spendere i suoi soldi, ma quelli pubblici. Abbiamo già detto che la Corte dei conti dovrebbe porre mano ai file della “pubblicità istituzionale” utilizzata per attaccare una legge in vigore (il Piano paesaggistico regionale) e poi, la notizia è dell’altro ieri, per esortare i sindaci sardi ad assecondare il governatore appunto nella battaglia per la zona franca. Operazione che, come ha spiegato con chiarezza esemplare Carlo Mannoni, che poteva essere realizzata a costo zero inviando qualche mail.

Così facendo l’astuto Cappellacci prende due piccioni con una fava: dà una sorta di “dignità istituzionale” alle sue trovate propagandistiche (che vengono presentate al popolo bue con tanto di simbolo della Regione sarda) e dà periodicamente un bel po’ di quattrini agli editori dei due quotidiani. Quattrini che si aggiungono a quelli che la giunta distribuisce attraverso altre vie. Nel caso dell’editore del quotidiano di Cagliari elaborando delibere che, mentre formalmente descrivono uffici da prendere in affitto, sostanzialmente descrivono gli immobili sfitti di Sergio Zuncheddu. Tutto questo col sorriso perennemente stampato in faccia. L’arroganza è quasi sempre senza vergogna.

C’è un rapporto inversamente proporzionale tra la durata delle bugie e la libertà di stampa. Le balle sarde sono a lunga conservazione perché l’informazione è sotto controllo. Se, come ci auguriamo, le prossime Regionali spazzeranno via questa lobby politico-affaristica, il futuro governatore dovrà immediatamente stabilire criteri oggettivi e trasparenti per l’erogazione dei fondi in qualunque modo e in qualunque forma destinati all’editoria.

E’ quanto chiederemo ai candidati delle opposizioni. Con cauta fiducia. Perché di libertà di stampa in Sardegna si parla pochissimo. A destra, al centro e anche a sinistra. L’idea dominante è quella di un giornalismo asservito che deve dare le notizia in base a criteri di “opportunità”. Viene divulgata svagatamente. Addirittura sostenuta nelle conversazioni politiche. Come l’arroganza, anche l’ignoranza civile, in effetti, quasi sempre è senza vergogna.

G.M.B.

 

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