Usi civici, la Regione li cancella e gli ambientalisti preparano il ricorso

Gli ambientalisti del Grig (Gruppo di intervento giuridico) preparano il ricorso contro la nuova legge sarda che “sclassifica i terreni civici”.

Gli ambientalisti del Grig (Gruppo di intervento giuridico) preparano il ricorso contro la nuova legge sarda che “sclassifica i terreni civici” permettendo così il cambio di destinazione d’uso. La norma, in soli due articoli, è stata approvata il 25 ottobre scorso dal Consiglio regionale, nello stesso giorno in cui la giunta di Francesco Pigliaru l’ha votata. “Non si comprendono – spiega il presidente del Grig, Stefano Deliperi – le ragioni che hanno spinto l’Esecutivo e l’Assemblea a un’accelerata tanto improvvisa quanto sospettosa. Col rischio che su ampie porzioni di territorio venga meno quel vincolo di tutela ambientale garantito dall’uso civico per la sua stessa natura giuridica”.

Materialmente il Grig segnalerà la legge al ministero degli Affari regionali, chiedendo al Governo l’estensione dell’impugnativa alla nuova norma. Perché sugli usi civici la Sardegna è già stata portata in giudizio davanti alla Corte Costituzione sulla Finanziaria 2016 per l’articolo 4 che dai commi 24 al 27 prevede “nuove ampie ipotesi di sdemanializzazione di terreni a uso civico”. La Consulta deve ancora pronunciarsi.

Attualmente in Sardegna le terre pubbliche raggiungono i 300mila ettari spalmati in 236 Comuni. “Ma ci sono altre 120 amministrazioni che hanno ugualmente concluso l’inventario generale degli usi civici e attendono l’approvazione dei decreti da parte della Regione. Se quei provvedimenti formali di accertamento venissero emessi, la superficie totale a uso civico supererebbe i 400mila ettari, per arrivare addirittura a 450mila. Vorrebbe dire un quinto della Sardegna”.

La norma approvata il 25 ottobre dal Consiglio regionale non convince il Grig perché “nel momento in cui un terreno viene sclassificato, di fatto perde il vincolo ambientale, quindi non si capisce come possa scattare la sospensione sino al successivo intervento di co-pianificazione tra Regione e Mibact (ministero dei Beni culturali). A meno che la Giunta e il Consiglio della Sardegna non abbiano deciso di consegnare migliaia di ettari al limbo dell’incertezza normativa, visti i tempi biblici della burocrazia”.

Deliperi immagina uno scenario. “In base alla legge approvata, la richiesta di sclassificazione può essere presentata da un qualsiasi Comune all’assessorato all’Agricoltura, il quale poi decide se accogliere o meno la domanda. Ma se un’amministrazione avvia la procedura, è evidente che ha interesse a sottrarre quei terreni agli usi civici per mutarne la destinazione d’uso. E nulla osta – spiega Deliperi – che la riconversione preveda cubature, a differenza di quanto succede attualmente, dal momento che le terre pubbliche o sono boschi o pascoli, affidati a privati, a rotazione, dietro pagamento di un canone. Lo stesso avviene con le aree suscettibili di agricoltura, dove fa scuola il recente caso di Macomer che con un bando ha assegnato terre pubbliche per realizzare orti sociali”.

Sul tema, ieri, ha preso posizione l’assessore all’Urbanistica, Cristiano Erriu, che ha difeso la legge rispendendo la mittente “i rischi di svendita della Sardegna”, come rilanciato in un pezzo del Fatto Quotidiano. L’esponente della Giunta ha risposto sottolineando che nelle more della sclassificazione “si deve attende la co-pianificazione tra Regione Mibact“.

Proprio sull’intervento di Erriu, il presidente del Grig osserva: “Come detto, sugli usi civici la competenza è dell’assessorato all’Agricoltura, attraverso l’agenzia Argea che ha il compito di esaminare le istruttorie di sclassificazione. Non si capisce come mai la norma sia stata portata in Giunta dagli uffici dell’urbanistica”.

Gli ambientalisti sono già al lavoro per preparare il ricorso. E la Sardegna, sugli usi civici, rischia una terza impugnativa nel giro di tre anni. Nel 2013 fu il centrodestra a incassare il cartellino rosso da Roma che stoppò il ribattezzato “editto delle chiudende“. ovvero la legge che il Consiglio regionale aveva approvato il 12 agosto 2013.  Allora in viale Trento c’era Ugo Cappellacci e a Palazzo Chigi Enrico Letta che avvallò l’apertura del ricorso per “lesione delle competenze legislative statali in materia di tutela dell’ambiente”. Adesso nella tagliola sono finiti Pd e alleati.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share