Uras strizza l’occhio a Maninchedda: “Sì all’autodeterminazione dei sardi”

Luciano Uras strizza l’occhio agli indipendentisti firmando una lunga riflessione politica su ‘Sardegna e libertà’, il blog di Paolo Maninchedda. Al netto della cortesia reciproca, con l’uno che riconosce spessore al blog e l’altro che su Facebook si mostra contento per aver ospitato l’intervento, è persino superfluo far notare quanto la doppia mossa valga molte cose insieme, taciute e non, ma forse addirittura dirimenti nel cammino del centrosinistra verso le Regionali del prossimo anno.

A leggere il contenuto della riflessione, il primo elemento da rilevare è proprio il fatto che Uras, ex senatore tornato a fare il funzionario in Regione, e Maninchedda, fondatore e leader del Partito dei sardi con l’aspirazione di candidarsi a governatore dell’Isola, stanno provando a intestarsi un percorso politico per rifondare il centrosinistra. E hanno deciso di farlo attraverso la chiave della sardità. Uras scrive: “Il desiderio di autodeterminazione del popolo sardo, per alcuni di noi già presente nell’affermazione normativa della autonomia speciale, si scontra con l’antica paura della solitudine davanti ai problemi e la ricerca delle necessarie rassicurazioni nella benevolenza del ‘sovrano’. Si rifugge, così, l’idea di promuovere un robusto dialettico rapporto istituzionale paritario con lo Stato e l’Unione Europea”.

Uras è ancora più esplicito nel passaggio successivo: “Questa contraddizione, questo volere e non volere, si è tradotto in un rapporto ambivalente e prevalentemente passivo nei confronti dello Stato ministeriale e della sua legislazione, arrivando al punto che le leggi regionali, regolarmente approvate secondo Costituzione, qualora sottoposte ad impugnazione per conflitto di attribuzione dai Governi di Roma, finiscono per essere illegittimamente disapplicate per autonoma determinazione delle burocrazie regionali e locali ancora prima del giudicato della Corte Costituzionale. Un atteggiamento di asservimento che contribuisce non poco ad un rallentamento dello sviluppo economico e sociale, un blocco delle soluzioni programmate, un indebolimento strutturale della autonomia statutaria”.

Uras, che indipendentista non è mai stato, usa in maniera spinta il linguaggio di Maninchedda, ma a differenza dell’ex assessore regionale si ferma appena prima della delegittimazione dello Stato italiano. Il risultato è che l’ex senatore vuole quantomeno provare a piantare un seme per costruire, d’accordo con Maninchedda, quella “coalizione a trazione indipendentista” lanciata alcuni mesi fa proprio dal Partito dei sardi.

Quella di Uras e Maninchedda può essere anche letta come una prova di forza nei confronti del Pd. E in effetti lo è, perché con l’intervento ospitato nel blog i due stanno informando i dem del dialogo in corso. Tuttavia non c’è chiusura verso il Pd. Semmai Uras e Maninchedda fanno una cernita ideologica tra i democratici e si rivolgono a Silvio Lai, ex collega di Uras a Palazzo Madama e promotore di un Pd sardo. Uras scrive ancora: “Intravedo in alcune proposte presenti anche nel Pd sardo, mi riferisco al Silvio Lai, questa volontà”, cioè “conquistare l’autodeterminazione. Mi pare però – osserva ancora l’ex parlamentare – che sia necessaria ma non sufficiente. Credo ci voglia anche altro”.

Come noto, il Pd, anche in Sardegna, stenta a riprendersi dalla sconfitta alle Politiche dello scorso 4 marzo. Ma Uras e Maninchedda sanno bene che, pur pescando in un elettorato non necessariamente coincidente col perimetro del centrosinistra, senza i voti dem riducono la speranza di riconferma alla guida della Regione.

Nel corso dell’intervento, Uras riflette anche a nome di Campo progressista, il movimento che sulla carta avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di una parte degli ex Sel, ma Giuliano Pisapia, il fondatore ed ex sindaco di Milano, è ormai fuori dalla scena politica. Al momento Il Campo progressista continua a esistere solo in Sardegna, soprattutto per necessità, visto che diversamente non avrebbe una casa politica nemmeno il sindaco Massimo Zedda e con lui tutto il gruppo di ex Sel che ruota intorno al circolo cagliaritano di via Puccini.

È a nome di questa squadra, rappresentata in Consiglio regionale da Francesco Agus, che Uras chiarire cosa intende dire per “credo ci voglia anche altro”. Sottolinea: “Campo Progressista Sardegna propone un progetto politico nuovo come pratica della necessaria trasformazione. Offre un insieme di contenuti che definiscono la missione della nostra terra, dentro la dimensione mediterranea ed europea nella quale si riconosce”.

Negli ultimi due mesi il Partito dei sardi ha avviato i tavoli tematici con gli indipendentisti di ProgRes, poi gli incontri di Maninchedda col leader dei Riformatori, Massimo Fantola, e col segretario nazionale del Psd’Az, Christian Solinas. Adesso il dialogo aperto con Uras, una scintilla che sembra di nuovo scoccata dopo l’intesa a inizio legislatura sul partito unico mai nato tra Pds, Sel e Centro democratico.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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