Titolo V, il Pd sardo dice “no” a Renzi: “Lo Statuto speciale non si tocca”

Il Pd sardo dice “no” a Matteo Renzi bocciando sostanzialmente la riforma del Titolo V della Costituzione voluta dall’ex sindaco di Firenze.

Il Pd sardo dice “no” a Matteo Renzi bocciando sostanzialmente la riforma del Titolo V della Costituzione voluta dall’ex sindaco di Firenze. “La proposta del Governo – si legge nel documento condiviso oggi dalla Direzione regionale riunita a Cagliari -, rischia di intaccare il patrimonio di democrazia autonomistica inciso nello Statuto sardo e nelle norme di attuazione”.

Adesso toccherà a Francesco Pigliaru esporre le posizioni dell’Isola: prima nella conferenza Stato-Regioni programmata per mercoledì, poi al tavolo con gli altri governatori italiani, il giorno successivo. Ma il mandato che il Pd assegna a Pigliaru è netto, come si legge nel documento scritto dall’assessore-costituzionalista Gianmario Demuro (Riforma e Affari generali) e discusso nella Direzione del Pd.

“La proposta del Governo – si legge ancora – contiene sì soluzioni innovative che hanno un valore elevato per il destino del Paese e dell’Isola, ma riporta allo Stato scelte di indirizzo che sono proprie della nostra Regione e vanno dal coordinamento della finanza pubblica alla pianificazione”. Insomma, i democratici sardi, che si dicono “attenti e partecipi al dibattito”, non sono disposti a cedere porzioni di specialità statutaria. “L’autonomia della Sardegna ha una tradizione antica e forte, espressione di un popolo con un’identità radicata e responsabile”.

Ancora: “La riforma che sarà discussa in Parlamento colpisce la concezione stessa della democrazia intesa come democrazia regionale. Ma il Pd, e lo abbiamo affermato anche durante la campagna elettorale, ha la convinzione che si debba rafforzare una autonomia sostenibile, espressione di una sovranità responsabile”.

La Direzione democratica ha dunque fissato tre paletti a Renzi, chiedendo intanto “una clausola di salvaguardia della specialità”, da estendere non solo alla Sardegna, ma a tutte le Regioni a statuto non ordinario previste all’articolo 116 della Costituzione. “Un articolo da aggiornare prevedendo che la procedura di revisione dell’autonomia non consenta l’imposizione di modifiche senza il consenso dell’Isola”. Infine: “Bisogna prevedere la costituzionalizzazione del principio dell’intesa e dell’assetto pattizio nelle relazioni finanziarie con lo Stato”.

Sullo stesso tema domani, in Consiglio regionale, il Pd presenterà una mozione. “Statuto speciale e autonomismo – ribadisce il capogruppo Pietro Cocco – non sono valori negoziabili. Chiederemo all’Aula di unire le forze in difesa del regionalismo, messo a dura prova dalla crisi economica. Non siamo disposti a rinunciare alla nostra potestà legislativa che anzi è una conquista da rafforzare e proiettare nel prossimo futuro”. E oltre a Demuro, la posizione l’hanno già fatta propria anche gli altri due assessori regionali presenti alla Direzione di oggi, Cristiano Erriu (Enti locali e Urbanistica) e Massimo Deiana (Trasporti).

Il documento del Pd si conclude così: “Il Partito democratico della Sardegna è convinto che la specialità debba dunque essere confermata nella riforma costituzionale in discussione al Senato e debba essere da subito rilanciata con la riscrittura di uno Statuto speciale, nuovo e innovativo. Uno statuto che riconosca il diritto alla differenziazione, il diritto alla continuità territoriale, il diritto alla cultura, il diritto a fare meglio dello Stato nell’istruzione, nella tutela ambientale, nella mobilità regionale e nella continuità territoriale, il diritto a un trattamento finanziario più favorevole, accompagnato dall’assunzione da parte della nostra Isola degli obblighi di solidarietà nazionale. La specialità non è un intollerabile privilegio, ma la base di politiche di riequilibrio europee fondate su parametri misurabili e necessarie alla valorizzazione delle diversità tra territori”.

Alessandra Carta

(@alessacart on Twitter)

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