Stoccaggio scorie, il Wwf: “All’Isola servono bonifiche, non rifiuti”

Più volte esponenti politici, sindacati e associazioni ambientaliste hanno lanciato l’allarme sulla possibilità che la Sardegna – con le miniere dismesse del Sulcis – venga individuata come regione privilegiata per la realizzazione del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Ora che esiste una lista (secretata) di siti idonei, la preoccupazione è ancora più forte. L’ultima denuncia è arrivata dai vertici regionali del Wwf.

“Il Wwf è consapevole – ha dichiarato Carmelo Spada delegato Wwf per la Sardegna – del grave problema e della necessità di mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi individuando una o più sedi congrue e pluridecennali per lo stoccaggio delle scorie radioattive prodotte in Italia, tuttavia ritiene che la Sardegna non debba sopportare anche questo ulteriore ‘fardello’. Il problema – ha continuato l’esponente del Wwf – deve essere affrontato in una visione complessiva, infatti la Sardegna sopporta già diverse gravi situazioni di rischio ambientale e sanitario definite tali dal ministero dell’Ambiente in quanto pericolose e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali e sotterranee: sono le aree industriali di Porto Torres e del Sulcis Iglesiente Guspinese la cui estensione si stima di circa 445mila ettari. L’estensione di queste due aree Sin (Siti di interesse nazionale) porta la Sardegna in testa alla triste classifica delle regioni italiane per l’estensione delle aree contaminate. Ad esse vanno aggiunte le servitù militari per altri 22mila ettari che costituiscono il 60% di tutte quelle presenti nel territorio nazionale. Altresì va ricordato che l’indagine dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, ha inserito la Saras raffinerie sarde spa a Sarroch tra i primi 100 inquinatori della classifica europea (92esimo posto)”.

L’esponente dell’associazione ambientalista ricorda che “il territorio sardo, in particolare quello del sud dell’isola, è disseminato di miniere dismesse che costituiscono un’inestimabile potenzialità culturale dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, ma al tempo stesso, per essere valorizzato, sono necessarie le bonifiche. Infatti nel corso dei secoli lo sfruttamento di questi siti minerari ha prodotto effetti negativi quali le scorie di coltivazione che ammontano a 70 milioni di metri cubi. Alcuni di questi siti minerari dismessi – ha affermato il delegato del Wwf per la Sardegna – potrebbero essere indicati, nei prossimi giorni, per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Non possano essere più procrastinati gli interventi di bonifica – previsti da molti anni, ma non ancora realizzati – in tal modo si potrà eliminare qualsiasi alibi per un utilizzo improprio dei siti minerari come deposito di scorie radioattive”.

“Il Wwf – conclude Spada – auspica che le azioni di bonifica dei siti minerari garantiscano occupazione reale e restituiscano un futuro sostenibile alla Sardegna concretizzando la valorizzazione, la fruizione culturale e turistica degli stessi” – ha concluso il delegato del Wwf per la Sardegna.

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