Soru: “Il Pd sardo è governato da un gruppo dirigente senza più consenso”

“Da parte mia non ci sono trattative in corso, nessuna discussione, sono da sempre contro caminetti, camarille e accordicchi di potere”. Renato Soru lo dice a Sardinia Post, in premessa, mettendo in chiaro la posizione della propria corrente sugli ultimi movimenti nel Pd, dopo che ieri il nostro giornale ha anticipato l’indicazione dell’ex deputato Emanuele Cani come nuovo segretario regionale. Il nome dell’ex parlamentare sulcitano, geometra di 50 anni, è stato fatto dalla corrente Cabras-Fadda che governa il partito insieme al gruppo guidato dal leader dimissionario Giuseppe Luigi Cucca e a sua volta composto da renziani della prima ora e da ex Ds. Salvo un nuovo ed ennesimo strappo interno, Cani sarà votato nell’assemblea convocata dalla presidente Lalla Pulga per lunedì 9 luglio alle 16,30, nel centro congressi Losa di Abbasanta. Ma non sarà una scelta unanime: i soriani, appunto, si tirano fuori dai giochi e non è nemmeno detto che partecipino ai lavori.

È da mesi che il gruppo Soru chiede al partito una scelta diversa: riaprire le urne delle primarie per far decidere il segretario a iscritti e militanti. Ma la maggioranza dem non ha mai raccolto la proposta, per due ragioni sostanzialmente: la prima è che in Sardegna il congresso, con l’elezione di Cucca, si è svolto appena quattordici mesi fa, ad aprile 2017; il secondo motivo, conseguente, è che riconvocare le primarie equivarrebbe a certificare il fallimento di questo anno e spiccioli di gestione.

Il ragionamento di Soru si muove proprio in questo solco, con una domanda che lo stesso eurodeputato si pone: “Se la stessa maggioranza elegge un nuovo segretario, perché hanno mandato a casa Cucca?”. Soru sottolinea: “Rinunciare al congresso corrisponde a tentativi di controllare un mondo che non c’è più, cioè quello formato da una classe dirigente usurata, come dimostrato anche quest’anno dai risultati delle urne. Noi vogliamo sostenere la storia e le ragioni che sono state alla base della nascita e la prospettiva del Pd, non ucciderlo. Ci è stata lasciata un’eredità politica importantissima, da valorizzare e non da dissipare”.

L’ex presidente della Regione offre quindi la sua soluzione: “L’unica strada possibile per ripartire è quella di una grande apertura alla partecipazione, all’ascolto e all’analisi della situazione in cui viviamo, alla discussione e alla comprensione del mondo contemporaneo con le sue contraddizioni e opportunità. Va portato avanti un percorso impegnativo di riconciliazione e riconquista della fiducia di quanti ci hanno abbandonato in questi anni . A loro abbiamo il dovere di proporre una visione chiara e coerente delle cose da fare e del futuro che vogliamo costruire insieme”.

Soru bolla come “accanimento” la scelta di far votare il nuovo segretario all’assemblea. “Un accanimento” di cui è protagonista “una parte di vecchio gruppo dirigente senza più consenso elettorale e largamente responsabile di quanto accaduto, ma che ancora si agita a cercare soluzioni improbabili per mantenere in vita un mondo che non esiste più”. Tutto questo “è solo uno spettacolo triste che sarebbe meglio evitare”, conclude Soru.

Dopo questa ennesimo appello dell’eurodeputato, si tratta di capire se la maggioranza cercherà un supplemento di confronto con la componente Soru per non arrivare spaccati alle Regionali del prossimo anno. Un compito, questo, che potrebbe venire affidato ai renziani della prima ora che hanno capo al deputato sassarese Gavino Manca, il quale controlla il gruppo che è più vicino ai soriani. All’assemblea del 9 mancano ancora dieci giorni: in ballo non c’è solo la leadership del partito, ma il complesso della strategia politica nell’intero centrosinistra sarda.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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