I soldi di Furtei alle Cayman, gli speculatori in Arizona

Se in Arizona il mito dell’Eldorado ha perso tutto il suo fascino, il merito è (anche) della devastante speculazione finanziaria e ambientale che ha sventrato le colline di Furtei, ora abbellite da un grazioso laghetto al cianuro e qualche eucalipto che sta mettendo radici sulla terra avvelenata di Santu Miali. La Marmilla è stata presa ad esempio: quello da non seguire.

Siamo poco lontani da Tucson, nel parco nazionale del Coronado. È qui che la Augusta Resources, società canadese con sede a Vancouver pressoché digiuna di perforazioni, trivelle e prospezioni, ha intenzione di impiantare una miniera di rame a cielo aperto attraverso la controllata Rosemont Copper company.

Il difetto d’esperienza viene colmato ingaggiando un quintetto che di miniere se ne intende parecchio: Richard Warke, Donald Clark, Christofer Jennings, Robert Wares e Gil Clausen. L’esperienza sul campo l’hanno fatta in Sardegna, ai posti di comando delle società che si sono succedute alla guida degli impianti di Furtei: si scava, si sventra, si distrugge e si inquina il territorio. Poi si privatizzano gli utili ammansendo la Regione con qualche briciola in cambio del saccheggio. Alla fine, al pubblico si lasciano i disastri. L’ultima fase del piano è semplicissima: scappare.

I cinque dell’Apocalisse (ambientale) avevano un ruolo di primo piano nel board della Sargold (vedi), già Canley Developments, che nel marzo 2003 annuncia una partnership con la Medoro e l’ingresso nella compagine societaria dell’australiana Gold mines of Sardinia, allora titolare dei permessi di estrazione attraverso la controllata Sardinia gold mining.

Segue una girandola di fusioni e incorporazioni societarie, compresa la vendita di alcune quote della Sargold alla “Rab – Special situations company limited”, un fondo con base nel paradiso fiscale delle isole Cayman. Gli azionisti, malgrado le norme in materia, sono tenuti all’oscuro di tutto. E le quote sono consistenti, visto che nel triennio 2005/2007 passano dal 10 a poco meno del 30 per cento. Di chi è il fondo? In quali tasche sono andati a finire i soldi ricavati dai lingotti della Marmilla? Non si sa. Si sa invece benissimo che nel 2007 arriva la fusione con la Buffalo Gold limited e poco più di un anno dopo, non rimangono che il fallimento e la fuga.

Eppure il quintetto della Sargold aveva tentato di risollevare le sorti della società, puntando sulle concessioni di Monte Ollasteddu, nel territorio di Perdasdefogu e Osilo, dove dai primi del 2000 erano state effettuati studi conoscitivi dalla Sgm, sotto l’era Cappellacci. Le autorizzazioni per le perforazioni però non arrivano (L’ente foreste, ad esempio, nega il visto) e anche l’allora presidente della Regione Renato Soru storse il naso: “Prima bonificate Santu Miali, poi si parla degli altri siti”. L’epilogo si conosce.

Ma dove sono finiti Warke, Clark, Jennings, Wares e Clausen? Nel board della canadese Augusta appunto. E manco a dirlo, continuano a fare il loro (sporco) lavoro. Nonostante lo stesso Warke, già numero uno di Sargold, sia un noto bancarottiere. Un particolare che solo la Sardegna ignorava. Lo ha svelato il giornalista americano John Dougherty, che è partito dalla devastante vicenda di Furtei per spiegare agli abitanti di Tucson chi sono i personaggi che hanno intenzione di perforare le montagne Santa Rita per estrarre rame.

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