Basi militari, soglie d’inquinamento più alte. Sardegna e Friuli il fronte del ‘no’

Sardegna e Friuli Venezia Giulia uniti, un asse trasversale che taglia in diagonale la penisola: da nord est a sud ovest. La battaglia comune è quella, di certo impegnativa, per la modifica  della norma che innalza le soglie inquinanti nei poligoni militari al livello di quelle applicate per le aree industriali (leggi: Blitz del Governo, colpo di spugna sulle bonifiche dei poligoni). Un parametro appena inserito nel decreto legge 91/2014 che la Regione Sardegna considera – tenendo conto dei 34mila ettari di servitù militari presenti nell’isola – non compatibile con gli obiettivi di bonifica, né con il risanamento del territorio. Un’iniziativa che si somma alle diverse prese di posizione del governatore Francesco Pigliaru e della Regione in commissione Difesa alla Camera. La Regione ha infatti chiesto con forza la riduzione delle ingombranti servitù militari dell’Isola: dal Poligono interforze di Quirra a Capo Teulada e Capo Frasca, nell’Oristanese.

Leggi: Pigliaru a Roma apre la guerra contro le servitù militari

Sardegna e Friuli, le due regioni italiani in cui sono con più gravami, hanno quindi concordato una linea d’azione comune nella commissione tecnica ambiente-energia della Conferenza Stato-Regioni. Un tavolo tecnico al quale la Sardegna ha partecipato con una delegazione dell’assessorato dell’Ambiente, costituita da dirigenti ed esperti. Per le due regioni le superfici territoriali occupate dalle aree militari “non possono essere – si legge in una nota della Regione Sardegna – indiscriminatamente e genericamente assimilate ad aree a uso industriale”. In definitiva, nell’ambito della Conferenza, Sardegna e Friuli hanno chiesto “l’eliminazione dalla legge di ogni riferimento ai limiti validi per l’ambito industriale, ribadendo che prima di introdurre principi normativi specifici debba essere ridefinita con lo Stato, e notevolmente ridimensionata, la consistenza delle aree militari comprensiva dell’identificazione delle sub-aree ad alta intensità militare all’interno di tutti i poligoni del territorio regionale”. Per la Regione sarda “l’intransigenza di tale posizione nasce dalla necessità di restituire alla collettività e a uno sviluppo sostenibile grandi aree del territorio regionale e di portare contestualmente alla bonifica, in tempi certi, le aree militari compromesse. Ciò in continuità con la posizione recentemente assunta dall’attuale governo regionale nell’ambito della Conferenza nazionale sulle servitù militari, culminata con la scelta di non sottoscrivere il protocollo d’intesa con il Ministero della Difesa“. La Regione sottolinea che le diverse posizione emerse al tavolo tecnico “saranno il punto di partenza della prossima riunione della conferenza Stato-Regioni”.

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