Sept, centrodestra travolto: manager dell’Insar condannato con Cappellacci

Tra i condannati per il crac Spet c’è anche Antonello Melis, Ad della spa regionale Insar: venne nominato dal centrodestra a luglio 2011 e riconfermato a gennaio 2014.

Un pezzo di centrodestra rimane travolto dalle sentenze di condanna per il crac Sept, l’azienda di vernici fallita nel 2010. Insieme all’ex governatore Ugo Cappellacci e al sindaco di Carloforte, Marco Simeone, è stato condannato anche Antonello Melis, fedelissimo dell’ex capo della Giunta nonché amministratore delegato di Insar, la partecipata della Regione che si occupa di politiche attive per il lavoro (qui la delibera). Fu proprio Cappellacci a nominarlo una prima volta il 26 luglio 2011, poi la riconferma il 22 gennaio 2014.

La seconda sezione penale del tribunale di Cagliari ha inflitto, per bancarotta, due anni e sei mesi a Cappellacci, nove anni a Simeone e uno a Melis. In totale sono stati dieci i condannati, tra cui l’ex segretaria del governatore, Maria Simeone (quattro anni), e l’avvocato di Cagliari Dionigi Scano (due anni e sei mesi).

E se con Cappellacci condannato, seppure solo in primo grado, il problema politico che si pone nel centrodestra è tutto interno a Forza Italia, il discorso cambia rispetto a Melis. Vero che il suo incarico è stato rinnovato sempre dagli azzurri il 22 gennaio 2014, alla vigilia delle Regionali di febbraio (delibera firmata dall’allora vicepresidente della Giunta, Simona De Francisci), ma Melis lavora a stretto contatto col centrosinistra. Da cui, lo scorso aprile, è arrivato un pesante j’accuse sulla gestione della partecipata. Furono il senatore Luciano Uras e il deputato Roberto Capelli a sollevare il caso con una doppia interrogazione parlamentare indirizzata al ministro del Lavoro, Luciano Poletti, e a quello dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Nel mirino “il sistematico ricorso a collaborazioni esterne, di norma senza procedure di selezione pubblica, ma con affidamenti diretti o tramite utilizzo di short list”. Uras e Capelli denunciarono la spesa di 1,2 milioni per 129 consulenze.

Sardinia Post si era occupata del caso pochi giorni prima, perché l’Insar aveva diffuso i nomi dei collaboratori attraverso “un’operazione trasparenza“, pubblicando online le generalità dei 129 beneficiari. Ma da lì, scavando nelle delibere Insar, era venuto fuori sia un intreccio di legami societari (leggi qui) sia una rete di relazioni. La quale è risultata passare proprio da Carloforte, dove Simeone è nato e fa il sindaco (leggi qui). Simeone l’azionista della Sept Italia al 42 per cento. Nella società Cappellacci e Melis, condannati per bancarotta ed entrambi commercialisti, erano l’uno consigliere delegato e l’altro componente del Collegio dei revisori.

Le condanne di oggi sono troppo fresche perché il centrosinistra affronti di nuovo il nodo Melis, sulla cui gestione il presidente Francesco Pigliaru aveva aperto a giugno un’indagine interna. Obiettivo: fare chiarezza sui contributi dati alle imprese per l’assunzione di disoccupati e inoccupati. Gli importi erogati superarono i 200mila euro, ovvero la soglia oltre la quale i finanziamenti pubblici rischiano di diventare aiuti di Stato, se non correttamente motivati (leggi qui).

Anche undici consiglieri del centrosinistra, sempre lo scorso aprile, con primo firmatario Francesco Agus (Sel), avevano puntato il dito contro l’Insar in un’interrogazione, sollecitando “il cambio dei vertici”. Un cambio che, ad agosto, in un’intervista a Sardinia Post, l’assessore al Lavoro, Virginia Mura, ha respinto. L’esponente della Giunta spiegò che “la Regione non può permettersi di pagare due amministratori delegati”, nel caso in cui dovesse sostituire Melis prima che il mandato scada ad aprile 2017. Ma per il commercialista non era ancora arrivata la sentenza di condanna. Di certo, quando a gennaio 2014 il centrodestra rinnovò Melis alla carica di amministratore delegato, era ben nota la sua imputazione nel processo Sept. Tuttavia da Forza Italia e alleati non arrivò alcuno stop. Anzi: la coalizione, dal 30 dicembre 2013 alla fine di gennaio, si impegnò nel firmare decine di delibera di nomina. Un’invasione (qui il resoconto).

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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