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Sanità sarda: 35 milioni di euro per “l’operazione-manicomio”

Nel marzo 2014 gli ospedali psichiatrici giudiziari (ex manicomi criminali) dovrebbe chiudere. Ma la Regione destina tutti i fondi a un’unica struttura. Uno spreco da 30,5 milioni di euro.

Operazione manicomio. Valore 30,5 milioni. Alla regia c’è la giunta di Ugo Cappellacci che anziché chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), come prevede il decreto dell’ex ministro Renato Balduzzi (Salute), di fatto ne sta creando uno nuovo, a Ploaghe, in un ex ospizio che dalla Regione ha già ricevuto 25 milioni nel 2012 e pochi mesi fa ne ha incassati altri 5. Questi ultimi rappresentano l’intero ammontare del fondo statale trasferito alla Sardegna per potenziare tutte le strutture che devono sostituire i manicomi giudiziari. Cioè case famiglia, comunità di recupero e residenze sanitarie che, invece, stanno rimanendo a bocca asciutta, sebbene l’obiettivo del decreto Balduzzi sia affidare ai territori l’assistenza dei detenuti speciali, persone arrestate ma non tenute in cella visti i loro problemi psichici.

Contro il tesoretto dirottato a Ploaghe dalla Giunta, si schiera l’avvocatessa cagliaritana Anna Maria Busia che si occupava pure di amministrazione giudiziaria, quando era componente della commissione paritetica Stato-Regione (poi il 5 ottobre le dimissioni, perché “Cappellacci non fa gli interessi della Sardegna”). Il legale osserva: “Lo Stato ha deciso di chiudere gli Opg. Ma l’Esecutivo, con un’operazione di facciata, vuole aprirne uno Ploaghe, in una fatiscente struttura para-sanitaria alla quale sono stati destinati 30,5 milioni in due anni”.

La Busia è al lavoro da mesi per studiare la nuova legislazione dei maniconi criminali. “La materia – spiega – rientra nel decreto dell’ex ministro Balduzzi, ovvero negli interventi adottati dal governo Monti per contrastare il sovraffollamento delle carceri”. Quindi la sottolineatura: “A marzo del 2014, con un anno di ritardo sulla tabella di marcia inizialmente prevista, gli Opg andranno sigillati per fare spazio all’assistenza territoriale delle persone con sofferenze psichiche e sottoposte a misure di sicurezza. Il che significa riabilitazione attraverso i Dipartimenti di salute mentale (Dsm), non creazione di nuovi ghetti terapeutici come negli obiettivi dell’Esecutivo sardo. Perché di questo si tratta”.

La partita di Ploaghe è in mano all’assessorato alla Sanità, guidato da Simona De Francisci. La Busia incalza: “Lo stesso decreto Balduzzi, varato a dicembre 2011 e convertito in legge a febbraio 2012, stabilisce espressamente che le Regioni devono attuare servizi e presidi. Non un solo servizio né un solo presidio, visto che lo spirito della riforma è proprio superare le enclave sanitarie”.

I 30,5 milioni dirottati a Ploaghe sono stati divisi in due tranche. “La prima, di 25 milioni, risulta assegnata con la Finanziaria del 2012 – sottolinea ancora la Busia -. I restanti 5.446.744,36 euro rappresentano invece l’intero stanziamento che lo Stato ha trasferito in Sardegna per il superamento degli Opg, quindi per potenziare l’assistenza territoriale. Ma la giunta Cappellacci anziché dividere il fondo tra i tanti centri che operano nell’Isola, ha destinato la totalità delle risorse all’ex ospizio, attraverso la delibera 15/29 di marzo 2013”.

La Busia cita la lettera B del documento e dice: “Non si capisce come mai alle persone dichiarate non imputabili dalla magistratura, la Regione riconosce da una parte percorsi terapeutici alternativi presso case famiglia, comunità di recupero e residenze sanitarie, ma per un altro verso nega a queste stesse strutture la ripartizione del finanziamento”.

L’ex ospizio di Ploaghe è gestito dalla Fondazione San Giovanni Battista che nel febbraio del 2009 presentò in Regione “un piano di rilancio” chiedendo, parallelamente, la trasformazione in “Azienda pubblica di servizi alla persona (Asp)”. Un riconoscimento, questo, che un anno fa ha permesso alla struttura di ottenere i primi 25 milioni, a cui se ne sono aggiunti altri 5,4. La Busia chiarisce ancora: “I soldi pubblici assegnati con la Finanziaria dovevano servire per risanare i conti e attivare un polo diurno integrato per l’assistenza dei pazienti affetti da demenza, nonché un centro di cure palliative per malati terminali e un servizio di riabilitazione”.

L’avvocatessa chiude con un altro dettaglio: “Sempre dalla delibera 15/29 si evince che nell’Isola si vogliano far tornare tutti i sardi attualmente ospitati negli Opg della Penisola. Eppure l’assessore De Francisci, nel maggio del 2012, quando la 15/29 era già stata approvata, affermava che in Sardegna non sarebbe stato aperto alcun piccolo manicomio né un ospedale giudiziario”.

Alessandra Carta

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