Sanità, i direttori generali delle Asl restano al loro posto. Per ora. Ecco le ragioni

Restano in sella, per ora, i direttori generali delle Asl sarde, quelli nominati dal centrodestra e che nel 2013 hanno sforato il budget.

Restano in sella, per ora, i direttori generali delle Asl sarde, quelli nominati dal centrodestra e che nel 2013 sono arrivati a spendere 3,090 miliardi per gestire la sanità isolana, sforando di oltre 110,1 milioni il budget già altissimo (di 2,979 miliardi) fissato dalla giunta di Ugo Cappellacci.

I manager delle otto Asl, più quelli delle due Aziende miste e del Brotzu di Cagliari, non possono essere mandati a casa perché lo vieta la legge, sebbene sia possibile un intervento della Giunta, ma serve prima la ricognizione di tutti gli atti amministrativi e l’assessorato alla Sanità non l’ha ancora conclusa. Al netto delle prerogative riconosciute all’Esecutivo, i commissariamenti sono permessi solo per due motivi: quando si crea un passivo finanziario e quando non vengono raggiunti gli obiettivi gestionali scritti nel contratto tra la Regione e i manager di nomina fiduciaria. Vero che, nel 2013, come certificato anche dalla Corte dei Conti, quasi tutte le Aziende hanno chiuso in rosso, ma alla fine della passata legislatura l’allora maggioranza di centrodestra, con un voto in Consiglio, aveva approvato una leggina ad hoc che assegnava alle aziende sanitarie ulteriori 115 milioni. Coprendo così il disavanzo e di fatto sollevando i manager dalle loro responsabilità. L’iniezione di liquidità, non a caso, fu autorizzata prima che i bilanci venissero chiusi.

Ecco perché la prima opzione di commissariamento, quella sul passivo, è esclusa. Resta la responsabilità della cattiva gestione, ma appunto non è completato il controllo analitico della programmazione sanitaria da parte della Giunta, ovvero una verifica oltre i numeri spulciando documenti nei quali si potrebbero intravedere atti contrari al buon andamento della pubblica amministrazione.

In attesa che nell’assessorato guidato da Luigi Arru concludano l’esame dei conti, in maggioranza si pensa alla riforma, considerata la strada più probabile per arrivare ai cambi dei vertici nelle Asl. Nel centrosinistra ci sono due proposte di legge. Una è inserita nel programma elettorale e l’aveva scritta il deputato Roberto Capelli, leader del Centro Democratico. Obiettivo: ridurre da otto a tre il numero delle Asl sarde e istituire il Centro unico di acquisto, soprattutto per alleggerire la spesa farmaceutica schizzata alle stelle. In questo modo, nelle more della riforma, si potrebbe procedere con i commissariamenti. Esattamente come aveva fatto il centrodestra che mandò a casa i manager nominati durante la legislatura Soru votando un riordino pensato per cambiare pelle alle Aziende ospedaliere. Ma tutto è rimasto uguale, tranne i vertici.

La seconda proposta di legge, al momento in vantaggio rispetto a quella di Capelli, ha come primo firmatario il capogruppo del Pd, Pietro Cocco. Sono sette articoli in tutto, con una novità: l’istituzione dell’Azienda regionale di emergenza e urgenza, in modo da rendere omogenea l’azione del primo soccorso. Poi spazio alle case della salute, per la medicina territoriale extraospedaliera. Anche in questo caso, si aprirebbe la strada ai commissariamenti, nelle more della riforma da applicare. Oggi sulla proposta Cocco è cominciata l’esame in commissione Sanità. Si punta a portarla in Aula prima delle vacanze. E se così fosse, gli attuali direttori generali delle Asl potrebbero saltare sotto Ferragosto.

Sulla proposta Cocco arriva una prima reazione dal centrodestra, firmata dall’ex consigliere regionale dei Riformatori, Franco Meloni. “Il centrosinistra per occupare le Asl istituisce nuove poltrone anziché tagliarle. Arrivano nuovi manager a spese dei sardi”, si legge in una nota. Il riferimento è all’Azienda regionale di emergenza e urgenza, “il che vuol dire – sottolinea Meloni – un altro direttore generale, un altro direttore sanitario , un altro direttore amministrativo, un altro ufficio personale, altro collegio dei revisori. Quindi, non si illudano Cocco e compagnia bella. Questa riforma è una strada fasulla. Se venissero commissariate le attuali Asl, i giudici contabili imporrebbero al centrosinistra di pagare i mancati guadagni ai dirigenti defenestrati illegittimamente”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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