Sa Die: protagonisti emigrati sardi e nuovi migranti. Ed è polemica

Sardi diventati cittadini del mondo che portano con sé la propria identità, ma anche “Sardinia, terra de migrantes“. E’ l’emigrazione-immigrazione il tema scelto dalla Giunta Pigliaru per l’edizione 2016 di ‘Sa die de sa Sardinia’, la festa che ricorda i cosiddetti “Vespri Sardi”, l’insurrezione popolare del 28 aprile 1794 che costrinse i Piemontesi alla fuga da Cagliari.

Il programma. Il Teatro Massimo di Cagliari ospiterà le celebrazioni in programma giovedì 28 aprile. Si comincia alle 16 con i saluti dell’assessore regionale alla Pubblica istruzione e Beni culturali, Claudia Firino. Si prosegue con storie e testimonianze di migranti sardi e comunità straniere presenti nell’Isola: la presidente del Fasi (Federazione Circoli sardi in Italia) Serafina Mascia; la vicesindaco del comune di Boussu in Belgio, Giovanna Corda; Alexandra Porcu, presidente dei Circoli sardi a Berlino, Enzo Cugusi, emigrato a Torino; Alberto Cauli, studente all’Università di Auckland, Nuova Zelanda. Infine interverranno i mediatori culturali Genet Woldu Keflay e Mamadou M’Bengue. Saranno anche presentati due libri: “Emigraus” di Priamo Farris e “Oltremare” di Mariangela Sedda. Dalle 20.30 musica tradizionale e moderna con Balia&Frongia feat. Graziano Moniti (launeddas), Mario Brai, cantautore in lingua carlofortina, i Rocies (latin jazz con cantante cubana). E infine dub “in limba sarda” con i Malasorti e percussioni senegalesi con i Guney Africa. L’organizzazione dell’intera giornata è costata meno di 40 mila euro, ha spiegato questa mattina alla presentazione della manifestazione, la titolare della Cultura, Claudia Firino. Sulla scelta del filo rosso di Sa die 2016, quello delle migrazioni, “in un momento storico di grandi flussi migratori, penso anche alle popolazioni che scelgono la nostra Isola come approdo, terra in cui potersi integrare al meglio. Mi auguro che questa ricorrenza – ha sottolineato Firino – non resti una semplice celebrazione ma si riempia di significato e diventi un’opportunità perché vecchie e nuove generazioni possano identificarsi e riconoscersi nel proprio passato e superare le sfide che l’Isola deve affrontare in Europa, nella sua dimensione di terra al centro del Mediterraneo, ospitale e solidale con i popoli che hanno più bisogno”.

Le polemiche politiche. Sul tema “Sardinia terra de migrantes” è già polemica politica. “Pigliaru e Firino dedichino a chi vogliono la festa de L’Unità o altro evento privato, ma non Sa die de sa Sardigna, che appartiene a tutti i sardi”, attacca il coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, a stretto giro dopo la presentazione del programma di giovedì da parte dell’assessore alla Cultura. “Chi non rispetta la propria identità non può essere credibile quando predica di aiutare e difendere altri popoli – spiega l’ex governatore – il 28 Aprile è stato dichiarato per legge giornata del popolo sardo, Sa Die de sa Sardigna e la sua celebrazione non è modificabile da ghiribizzi estemporanei della Giunta di turno. E’ singolare che una Giunta sedicente sovranista tratti Sa Die come se fosse un party a tema solo per dare una connotazione politico-propagandistica a ciò che appartiene a tutti, non ad una parte sola”. Quanto al filo rosso proposto da Claudia Firino, “da più di cento anni esiste già una giornata dedicata al migrante e al rifugiato – prosegue Cappellacci – ma forse la circostanza è sfuggita perché, passata la festa, sia i sardi che i migranti vengono abbandonati al loro destino da una Giunta più attenta a compiacere il Governo Renzi, ad assecondarne le scelte che per un’immigrazione senza controllo che tradisce il fine umanitario”.

“Cosa c’entra una festa regionale che dovrebbe unire tutti i sardi come Sa die de sa Sardigna con i migranti?”. Anche il Psd’Az, per voce del consigliere regionale Marcello Orrù, critica il tema scelto dalla Regione per le celebrazioni del 28 aprile. “La Giunta Pigliaru, intitolandola Sardinia terra de migrantes, snatura il significato di Sa die – contesta l’esponente sardista – si tratta di una strumentalizzazione inaccettabile, l’ennesima da un assessore alla Cultura politicizzato e che utilizza il suo ruolo istituzionale per portare avanti battaglie minoritarie e faziose”. Secondo Orrù, “è inaccettabile il parallelismo tra gli attuali migranti che arrivano in Sardegna dall’Africa e gli emigrati sardi che nel corso della storia hanno varcato il confine dell’Isola per lavorare e contribuire, con il sudore della fronte, alla crescita dei Paesi dove si trasferivano”. Ma, cosa ancora più grave, “Claudia Firino dedica la festa ai migranti proprio quando la Sardegna sta affrontando i mille problemi di una immigrazione clandestina difficile da gestire e controllare e che diverrà un enorme problema nei prossimi mesi”. E conclude: “E’ una vergogna. L’assessore, l’unico nella storia che verrà ricordato per le sue campagne pro gender e pro clandestini, apra i libri e studi meglio la storia sarda”.

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