Rischio corruzione nelle grandi opere, Pigliaru convoca prefetti e procuratori

Appuntamento il 5 agosto a Villa Devoto. Ci sarà anche Maninchedda che deve gestire il piano infrastrutture da 550 milioni.

La lotta alla corruzione finisce in cima all’agenda della Giunta, con una scadenza immediata. Per il 5 agosto – alle 10 – il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha convocato a Villa Devoto i quattro prefetti della Sardegna (Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari) più i sei procuratori della Repubblica (oltre alle sedi delle vecchie province ci sono quelle di Tempio e Lanusei). Obiettivo: avviare “una sinergica azione volta a condividere le informazioni indispensabili per poter svolgere, ciascuno nei propri ambiti, una funzione preventiva che crei un clima sfavorevole al verificarsi di fatti corruttivi”, si legge nella lettera del governatore.

Al tavolo del 5 agosto parteciperà anche l’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, perché tutto ruota intorno al Piano regionale delle infrastrutture, finanziato col mutuo keynesiano inserito nella manovra 2015. Totale degli investimenti: 550 milioni e 889mila euro, ha scritto ancora nella lettera di Pigliaru. Una montagna di soldi di cui, appunto, si occuperà l’assessorato di Maninchedda che, insieme alla Giunta, vuole blindare gli interventi dal rischio corruzione. Le opere andranno messe a bando entro il 2020 e spazieranno “dal settore della viabilità alle infrastrutture portuali e turistiche” passando per “l’idrico, l’edilizia pubblica, la difesa del suolo e l’assetto idrogeologico”.

Pigliaru ricorda a prefetti e procuratori della Repubblica che l’Esecutivo ha già approvato due provvedimenti nella lotta alle pratiche illegali. “La prima – si legge ancora nella lettera – riguarda la sottoscrizione dei Patti di integrità, da parte dell’Amministrazione e dei partecipanti alle gare”. Gli accordi in questione includono l’intera procedura di un appalto, “dall’affidamento alla sua esecuzione. “Tale misura preventiva – prosegue il governatore – è stata estesa anche agli enti locali beneficiari di trasferimenti di fondi da parte della Regione”.  La seconda delibera anticorruzione contiene invece le “Linee Guida per la tutela dei dipendenti e dei collaboratori della Regione che segnalano illeciti“.

La Giunta prova dunque a blindare le prossime grandi opere, consapevole che “i costi generati dai comportamenti corruttivi, sia delle istituzioni che della società civile – ha scritto Pigliaru -, gravano pesantemente sulla collettività. Testimonianze di aggregazioni anomale distorcono la programmazione delle risorse pubbliche e quindi condizionano i processi produttivi, lo sviluppo, la formazione del reddito e la sua distribuzione”.

Il capo della Giunta, ovviamente, non ne accenna in maniera esplicita. Ma le inchieste di Sindacopoli 1 e 2, sebbene con accuse di colpevolezza ancora tutte da dimostrare, paventano in Sardegna l’esistenza di una zona d’ombra, illecita, nella gestione degli appalti pubblici in diversi Comuni. Tanto che al tavolo del 5 agosto sono invitati pure il presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, e quello del Cal (Consiglio per le autonomie locali), Giuseppe Casti.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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