Riordino Province, Erriu: “Risparmio annuo di 10 milioni di euro”

Con Cristiano Erriu Sardinia Post apre una serie di interviste agli esponenti della Giunta. Obiettivo: fare un bilancio sull’attività di governo.

“Con la legge 2 di febbraio 2016 che ha cancellato le quattro nuove Province (Sulcis, Medio Campidano, Ogliastra e Gallura) e trasformato quelle storiche (Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari) in enti di secondo livello, arriviamo a un consistente risparmio annuo di diversi milioni di euro, almeno dieci”. Cristiano Erriu (foto di Dietrich Steinmetz) parla dal suo ufficio di viale Trieste a Cagliari e con l’assessore regionale agli Enti locali e all’Urbanistica Sardinia Post apre una serie di interviste agli esponenti della Giunta. Obiettivo: fare un bilancio sull’attività di governo in coincidenza con la pausa estiva, ma anche capire su cosa si concentrerà l’Esecutivo al ritorno dalle vacanze.

Assessore, è in partenza?

Sì. Per il mio paese: Santadi (di cui a lungo è stato sindaco). Il Ferragosto lo trascorro sempre in famiglia.

Cominciano dalla legge 2, norma complicatissima e per certi versi ancora incompresa. A otto mesi dalla sua approvazione quali effetti sta producendo?

Intanto c’è un risparmio diretto di almeno dieci milioni di euro. Deriva dagli organi politici tagliati e dalla riduzione del personale, passato da duemila e 1.100 dipendenti. Con la riforma Delrio, che in Italia ha ridisegnato il sistema delle autonomie locali e alla quale la legge 2 si è adeguata, non ci siamo limitati a cancellare le Province nel Sulcis, nel Medio Campidano, in Ogliastra e in Gallura. Abbiamo anche depotenziato quelle storiche: la loro trasformazione in enti di secondo livello significa che i cittadini non eleggono più i propri rappresentanti. Il governo spetta alle Assemblee dei sindaci, ma solo per le funzioni primarie come l’ambiente, le strade e l’edilizia scolastica. Tutto il resto viene gestito dalle Unioni dei Comuni o dalla Regione. In più abbiamo fatto nascere la Città metropolitana di Cagliari, con il resto del territorio inglobato nella Provincia del Sud Sardegna, e la Rete metropolitana di Sassari.

Perché nel risparmio include la riduzione del personale, se di recente sono stati stabilizzati 611 dipendenti delle Province occupati nei Centri per il lavoro Csl e Cesil?

Includo la riduzione del personale perché quelle buste paga, come negli obiettivi della riforma Delrio e della legge 2, non sono più a carico delle Province. I lavoratori dei Csl e dei Cesil sono stati assorbiti dalla nuova Agenzia regionale Aspal.

Appunto. Viene da pensare a un gioco di scatole cinesi, visto che alla fine il costo per la collettività non cambia.

Ma gli effetti della programmazione ci saranno e il miglioramento dell’efficacia dei servizi anche. Spesso si confonde la centralizzazione delle competenze con il centralismo. Ci sono settori, come il lavoro o il turismo, che richiedono invece una regia unica, mancata sino a oggi.

Alle Unioni dei Comuni quali funzioni passano?

Quelle strettamente locali relative a industria, energia, agricoltura, istruzione, risorse idriche e attività culturali.

I Consigli e le Giunte provinciali quanto costavano?

Nel 2009, per esempio, nelle otto province sarde si sono superati i sette milioni di euro, sommando le indennità di carica di presidenti e assessori e i gettoni di presenza dei consiglieri. La cifra include le spese per missioni e rimborsi che spettavano sia ai rappresentanti degli Esecutivi sia a quelli delle Assemblee.

A novembre c’è il referendum costituzionale. Vittoria del Sì o quella del No: cosa ne sarà delle legge 2 nell’uno e nell’altro caso?

Se a prevalere sarà il Sì, trasformando in legge la riforma costituzionale Renzi-Boschi, la Sardegna dovrà approvare un ulteriore norma per trasformare le province storiche (Sud Sardegna, Nuoro, Oristano e Sassari) in enti di area vasta. Che potranno restare quattro o essere ulteriormente semplificati e ridotti. Con la vittoria del No, invece, non si renderà necessario alcun altro intervento legislativo. Completeremo, come già stiamo facendo, il Piano di riordino territoriale, cioè la definitiva adesione delle singole amministrazioni a una Unione dei Comuni. E in questo, lo ribadiamo, ci siamo davvero incamminati verso una innovativa concezione delle autonomie, visto che la cooperazione intercomunale è diventata il paradigma degli enti locali.

Alla fine quante Unioni dei Comuni ci saranno?

Contiamo di attestarci su una ventina di ambiti territoriali ottimali e lavoriamo per portare i Comuni a organizzare le Unioni sulla base di questi ambiti.

Nel suo cassetto, da diversi mesi, c’è la nuova Legge urbanistica. Come mai resta un documento segreto?

Come noto, è il presidente Pigliaru che detta l’agenda e valuterà il momento più opportuno per l’approvazione del ddl da parte della Giunta. Allo stesso presidente competerà sciogliere gli inevitabili nodi politici su alcuni aspetti particolarmente sensibili. Dopo di che ci apriremo al dibattito pubblico. Nessuna delle bozze di lavoro che sono circolate è il testo su cui si articolerà il confronto.

Il ddl di quanti articoli si compone o cosa vanno a normare?

Sono un centinaio di articoli in materia di governo del territorio, di salvaguardia ambientale, di pianificazione e co-pianificazione e di tutela paesaggistica. Con la nuova legge Urbanistica semplificheremo l’attuale quadro normativo di oltre trecento norme e circolari.

Spieghiamo come la nuova legge si intersecherà con il Ppr (Piano paesaggistico regionale)?

Il Ppr, in vigore dal 2006 e che rappresenta la sola fascia costiera, ha diviso la Sardegna in ventisette ambiti, fissando interventi consentiti e divieti a una scala molto ampia con un dettaglio di 1 a 25.000. Permangono pertanto problemi di interpretazione e quindi di applicazione. Problemi che, in alcuni casi, hanno reso difficoltoso alle amministrazioni locali l’adeguamento al Ppr dei singoli Puc, ovvero i Piani urbanistici comunali attraverso i quali vengono governati i territori. Ecco: la nuova legge urbanistica conterrà le nuove regole della pianificazione per consentire alle amministrazioni di concludere l’iter in modo più semplificato e agevole. Si tratterà di integrare gli aspetti urbanistici con quelli ambientali, idrogeologici e paesaggistici. Abbiamo lavorato anche su un aspetto chiave dei meccanismi di pianificazione, spostando l’attenzione dalla rendita fondiaria al reale soddisfacimento dei fabbisogni. In questo modo viene privilegiato il riuso dell’esistente e si ridurrà il consumo di nuovo suolo.

A dicembre scade la Legge Casa, altra sua creatura normativa. Sostiene gli ampliamenti nei centri storici e nelle zone residenziali, ma blocca il cemento nella fascia dei 300 metri dal mare. Sta funzionando come boccata d’ossigeno per l’edilizia in crisi?

Stando a quanto affermato dagli operatori delle costruzioni, la Legge Casa ha ridato un po’ di fiato. Ma è un tipo di provvedimento i cui effetti tendono a esaurirsi nei campi di applicazione delle norme stesse: chi aveva l’esigenza di ristrutturare gli immobili, in linea di massima ha già provveduto. Ma del resto questa maggioranza non ha mai pensato che la crescita economia debba avvenire ai danni del territorio. Al contrario. La nostra Legge Casa, attraverso il meccanismo degli incentivi volumetrici, puntava a migliorare la qualità energetica e architettonica delle cubature esistenti, a vantaggio dell’ambiente appunto. E così è stato. Resta ancora aperta la risposta alla necessità di adeguamento delle strutture ricettive esistenti, molte delle quali obsolete, agli standard di un’offerta turistica di qualità, destagionalizzata e orientata verso nuove forme di vacanza.

Il rimpasto della Giunta si farà o no?

Questa è una domanda per il presidente Pigliaru, non per me.

Per lei, allora, una domanda sul nuovo ruolo da capocorrente dell’area di Paolo Fadda, visto che l’ex sottosegretario ha lasciato indicandola come nuova leader del gruppo (leggi qui).

Io, come tanti altri amici, vengo da quella storia politica, dal mondo cattolico-democratico che dai popolari è approdato nella Margherita e poi passato al Pd nel 2007. È la mia storia e in questo spazio politico voglio continuare a stare.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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