Rete ospedaliera: la chirurgia resta a Bosa, Isili, Muravera, Sorgono e Tempio

La maggioranza di centrosinistra ha ratificato il mantenimento del reparto di chirurgia negli ospedali di zona disagiata, ovvero a Bosa, Isili, Muravera, Sorgono e Tempio. L’orientamento era già emerso la scorsa settimana dai lavori della commissione Sanità (leggi qui) che sul punto aveva già modificando il ddl della Giunta. Il quale, al contrario, prevedeva di accorpare la chirurgia alla medicina generale.

Oggi la posizione è stata confermata dal centrosinistra che, nel rinviare al 5 settembre la discussione della legge, come deciso nel vertice di maggioranza di martedì, ha creato una sorta di task force interna per sciogliere i nodi ancora aperti o limare gli accordi già presi nell’organismo consiliare presieduto dal socialista Raimondo Perra.

Mantenere la chirurgia negli ospedali di zona disagiata costerà ai contribuenti sardi circa otto milioni di euro annui. Risorse che la Regione pensava di risparmiare con l’accorpamento dei reparti e quindi degli organici, ma in maggioranza ha prevalso la linea della conservazione. Gli otto milioni di mancati risparmi erano inseriti in un pacchetto da 134 milioni che era il valore totale del contenimento dei costi previsto con il ddl della Giunta sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e approvato a luglio 2015.

Adesso con la riapertura del confronto politico è possibile che quei 134 milioni si riducano ulteriormente, perché in ballo ci sono altri sette punti che potrebbero essere modificati, pari a una spesa di trenta milioni. Questi i dettagli: il Civile di Alghero e il Segni di Ozieri vorrebbero ottenere la ‘promozione’ da ospedale di base a struttura di primo livello. Costo: cinque milioni annui. Il Dettori di Tempio aspira a conservare ortopedia, pediatria e ostetricia, pari a una spesa sarebbe di 4,2 milioni. A La Maddalena chiedono di conservare il punto nascita del Paolo Merlo, con il conto annuo di 1,5 milioni. A Nuoro chiedono il passaggio dal primo al secondo livello per il San Francesco, la spesa stimata è di otto milioni. Un passaggio di categoria è sollecitato pure dall’Ogliastra per il Nostra Signora della Mercede a Lanusei:  la classificazione in struttura di primo livello anziché ospedale di base costerebbe 1,6 milioni annui. Intorno a un milione e 300mila euro si aggira la non cancellazione della medicina generale e della chirurgia al Delogu di Ghilarza. Non ancora calcolata, invece, la spesa necessaria per riaprire a Guspini il centro di riabilitazione del Santa Maria Assunta, come previsto da un altro emendamento. Ma anche questo è uno dei punti all’ordine del giorno nel dibattito interno al centrosinistra.

La maggioranza si riunisce anche stasera e deciderà  il calendario dei lavori della prossima settimana. L’obiettivo è trovare un accordo prima della fine del mese, in modo da votare in commissione Sanità la bozza corretta del ddl prima di Ferragosto. Il testo vorrebbe poi spedito al Cal (Consiglio autonomie locali) per il parere obbligatorio che va scritto entro quindici giorni. Quindi entro la fine di agosto. A quel punto il 5 settembre sarebbe tutto pronto per cominciare il dibattito in Consiglio regionale.

Sugli ospedali di zona disagiata dice Eugenio Lai, consigliere regione dell’Mdp e sindaco di Esclolca: “Col lavoro di tutti siamo arrivati a un accordo importante che accoglie le legittime richieste avanzate dai territori“. (al. car.)

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