Regione, l’avvocatessa della “Vertenza Entrate” scarica Cappellacci

L’avvocatessa scarica Ugo Cappellacci. «È lontano dagli interessi della Sardegna», dice Anna Maria Busia: lei è una delle due commissarie che dal 2009 stava gestendo a Roma la partita della Vertenza Entrate, per conto della Giunta isolana. Il legale nuorese ha lasciato la poltrona giusto qualche ora fa. A dividere la Busia e Cappellacci è stato il metodo scelto dal governatore per ottenere la modifica al Patto di stabilità, un metodo valso una bocciatura davanti al Tar (Tribunale amministrativo).

LA QUERELLE. Serve una premessa per spiegare le dimissioni della Busia dalla commissione paritetica Stato-Regione, sulla Vertenza Entrate. E cioè: vero che Roma ha riconosciuto alla Sardegna maggiori quote di Iva e Irpef. Ma queste risorse aggiuntive potranno essere spese solo quando verrà corretto il Patto di stabilità. L’avvocatessa aveva suggerito a Cappellacci una strada. Ma lui ne ha seguito un’altra: «Anziché perfezionare l’articolo 8 dello Statuto sardo, in modo da poter mettere a bilancio i nuovi introiti di Iva e Irpef, il presidente della Regione ha provato a raggiungere l’obiettivo chiedendo aiuto al Tar». In buona sostanza, Cappellacci voleva che fossero i giudici amministrativi a imporre al Governo nazionale di allargare le maglie della spesa regionale, modificando appunto il Patto. Inutile dire che il Tar ha bocciato il ricorso.

L’AFFONDO. L’addio dell’avvocatessa è sintetizzato in quindici righe, in cui la Busia non la manda a dire. «La Regione – spiega – aveva una sola strada per portare a compimento la Vertenza entrate: bisognava completare la modifica dell’articolo 8 definendo le norme di attuazione. Solo così si possono spendere le maggiori quote di Iva e Irpef». Perché oggi lo Statuto prevede unicamente che la Sardegna autofinanzi la sanità e i trasporti, «ma nulla è scritto su quante risorse si debbano ricevere ogni anno da Roma». La Busia precisa: «Il ritardo si trascina dai tempi della giunta Soru».

BATTAGLIA PERSA. Il resto è storia di luglio, quando il Tar ha risposto picche a Cappellacci. Perché il Patto di stabilità può essere cambiato solo se «la Regione definisce le norme di attuazione». Tant’è: i giudici amministrativi hanno respinto il ricorso, «presentato senza il minimo garbo istituzionale nei miei confronti – fa sapere il legale -, visto che negli anni avevo sollecitato una discussione interna al Governo regionale proprio per completare l’articolo 8».

IL SALUTO. La Busia comunque ringrazia «il Consiglio regionale per la fiducia a suo tempo accordatami». Ma «non posso non provare rammarico – dice – per non essere riuscita a far valere le ragioni della Sardegna. Non tanto davanti ai rappresentanti dello Stato, bensì con la presidenza della Giunta che giudico lontana dagli interessi reali della nostra Isola».

Alessandra Carta

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