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Province, il consiglio regionale ha deciso: arrivano cinque commissari. Si salvano solo Nuoro, Sassari e Oristano

Cinque Province su otto sono commissariate. Il sigillo è messo, seppure di misura, con 38 “sì” e 30 “no”. Fatto sta che da lunedì primo luglio, il Sulcis, il Medio Campidano, l’Ogliastra e la Gallura finiranno sotto la tutela di un reggente nominato da Ugo Cappellacci. Si chiude così la partita-bufera sugli enti intermedi, dopo due giorni di caos in Consiglio regionale. Ma a sentire il centrosinistra, il ribaltone è dietro l’angolo. «Questa norma è incostituzionale», ha tuonato instancabile Gian Valerio Sanna (Pd). Poi l’appello: «Agli amici delle Province dico di andare lunedì dal miglior avvocato che trovate, perché il ricorso è vinto. Basta farlo davanti al Tar (Tribunale amministrativo). In dieci giorni tornerete al vostro posto».

IL VOTO. Sembrava che a casa dovesse andare gli onorevoli della Sardegna, silurati da Cappellacci, pronto a dimettersi nel caso in cui il commissariamento delle Province non fosse passato. Invece la linea del governatore ha tenuto: sugli enti intermedi vince lui, insieme ai Riformatori, il partito che a maggio 2012 aveva promosso la consultazione elettorale per cancellare dalla mappa politica il Sulcis, il Medio Campidano, l’Ogliastra e la Gallura (ci fu anche il referendum consultivo sulle vecchie Province e anche in quel caso i “sì” risultarono schiaccianti). Ma adesso a perdere la poltrona sono i consiglieri e gli assessori dei nuovi enti intermedi. Lo hanno hanno deciso 38 onorevoli sui 68 presenti in Aula.

I DUBBI. Tuttavia, è molto probabile che scatti immediata una pioggia di ricorsi. Sanna (Pd) non è stato l’unico a sollevare il rischio di incostituzionalità. Nel centrosinistra lo pensano tutti: da Daniele Cocco (Prc) ad Adriano Salis (ex Idv). Più i democratici che, uno dopo l’altro, hanno tuonato contro la legge. Da Giuseppe Cuccu («Questo è il punto più basso della legislatura» a Tarcisio Agus («Siamo davanti a un abuso di potere»). Così Chicco Porcu: «Chiediamo scusa al presidente Cappellacci, perché abbiamo sottovalutato la sua spregiudicatezza politica». Mario Bruno ha sottolineato: «Questa maggioranza governa per slogan. Flotta sarda, insularità, Zona franca. Il capo della Giunta Cappellacci pensa agli amici e mai allo sviluppo delle comunità, i bisogni dei cittadini non hanno voce».

ALTRI OPPOSITORI. E se il Pd è stato battuto malamente sulla proroga delle Province (46 “no” contro 27 “sì”: questo il voto sull’emendamento col quale si volevano nominare commissari i presidenti uscenti), la lista dei critici è lunga. A cominciare da Mario Diana, l’ex pidiellino di Oristano, che in Consiglio non è però riuscito a trainare un sufficiente numero di onorevoli, fino a servire la trappola a Cappellacci. Non ha lesinato attacchi nemmeno il sardista Giacomo Sanna: «Oggi il centrodestra ha tolto la maschera. Preferisce banchettare sulle Province, piuttosto che seguire la volontà popolare, sciogliendo organi democraticamente eletti». Efisio Arbau (La Base) ha detto: «Coi commissariamenti si spartiscono poltrone senza aver deciso nulla. La classe dirigente ha fatto se stessa: rinvia i problemi anziché trovare le soluzioni». Claudia Zuncheddu (Sardigna libera) lo ripete da giorni: «Siamo alla mortificazione dei territori».

PROSSIME TAPPE. Sul riassetto generale degli intermedi intermedi si torna in Aula mercoledì (dalle 10). Perché tra un mese l’Assemblea regionale dovrà approvare la legge di riforma, quella varata dalla commissione Autonomia. E se la bozza resterà identica, sono cancellate per sempre le quattro nuove Province, mentre le storiche diventerebbero uffici di secondo livello, con assemblee nominate dai sindaci. Di certo, a Oristano, Nuoro e Sassari non si tocca nulla fino al 2015, quando scadono i cinque anni di legislatura. Questo nel caso in cui non si stabilisca diversamente nel nuovo testo normativo.

Alessandra Carta

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