Pronto il nuovo partito di Sel, Pds e Cd. Ma subito il gruppo unico in Consiglio

Non era un’azione isolata. La differenza marcata da Sel, Pds e Cd sui grandi elettori è l’incubatrice di un nuovo partito, di centrosinistra e sovranista.

C’è la nascita di un nuova federazione politica, tutta isolana, dietro la fronda che Sel, Pds (Partito dei sardi) e Cd (Centro Democratico) hanno aperto ieri contro il Pd sull’elezione del presidente della Repubblica. La conferma è doppia, e arriva sia da Paolo Maninchedda, l’assessore ai Lavori pubblici leader del Pds, che da Roberto Capelli, il deputato-capo del Cd.

Dunque, è ufficiale: i sovranisti del Pds e il centrosinistra rappresentato da Sel e Cd hanno deciso di unirsi in chiave sarda. L’effetto immediato sarà la costituzione di un gruppo unico nell’Aula di via Roma, un gruppo da otto che diventerà il terzo del Consiglio, dopo quello del Pd e di Forza Italia, e il secondo nella maggioranza.

Capelli la chiama “Federazione per la Sardegna“, Maninchedda parla su Facebook di “un soggetto della sovranità, della libertà e del lavoro“. E le carte sono scoperte, la sostanza non cambia: gli equilibri nel centrosinistra sono destinati a mutare dopo il voto sui grandi elettori, a ben vedere una prova tecnica di nuovo partito. Gli otto frondisti, cioè i quattro consiglieri di Sel più i due del Pds e altrettanti del Cd, avrebbero voluto mandare a Roma Antonella Dalu, sindaco di Torpè, per “manifestare l’idea di un Consiglio regionale aperto alla società civile, alle donne e alle energie positive della Sardegna”. Ma alla conta finale hanno perso. In Aula hanno prevalso, come da consuetudine, Francesco Pigliaru e Gianfranco Ganau, le due più alte cariche della Regione, ai quali sono arrivati comunque quattro voti a testa abbinati con la Dalu (in una scheda, tuttavia, è stato scritto per errore il cognome Ladu).

La road map della Federazione non si conosce nei dettagli. Ma Capelli chiarisce più di un aspetto. Intanto: “Quello di ieri – sottolinea – non è stato un flop. In otto hanno tenuto e difeso una linea precisa, ovvero l’avvio di un percorso politico che deve ridisegnare i rapporti tra Stato e Regione. Nel panorama nazionale la Sardegna si ritaglierà un nuovo e proprio ruolo”.

Il deputato parla anche di “convergenza già trovata sui contenuti e chiara anche nell’azione dello stesso assessore Maninchedda in questo primo anno di mandato. Il gruppo unico in Consiglio non sarà una mera aggregazione numerica, ma appunto la condivisione di obiettivi e rivendicazioni che mettono la nostra Isola al centro dell’azione politica“.

Maninchedda spiega che il voto dato alla Dalu, è stata “una seconda preferenza per manifestare l’esistenza in Italia di una differenza culturale, politica e civile che non si riconosce nel centralismo, nell’autoritarismo, nel maschilismo, nei deputati nominati, negli accordi tra il Pdl e il Pd”. Una differenza culturale che “crede nell’Europa delle nazioni fondata sulla giustizia, sulla solidarietà, sull’esercizio della sovranità della Sardegna, sulla cultura libertaria, sulla cultura democratica, sul rispetto dell’umanità e della natura”.

L’assessore dedica infine un passaggio agli avversari democratici. E scrive: “Chi pensa che noi non dormiamo pensando al Pd si sbaglia. Noi dormiamo pensando (senza pudore) alle cose belle della vita, ricordando l’incombenza dei dolori e affidandoci, come tutti, alla speranza di un mondo migliore. Il Pd? Non datur prima e durante il sonno, non solo perché siamo normali, ma anche perché fa male pensare ai partiti prima di addormentarsi. Non abbiamo l’ossessione del Pd, né quella della competizione col Pd. Viviamo del nostro, non per differenza e competizione”.

Gli otto frondisti che formeranno il nuovo gruppo sono i vendoliani Francesco Agus, Daniele Cocco, Eugenio Lai e Luca Pizzuto, più i Cd Anna Maria Busia e Roberto Desini insieme ai Pds Augusto Cherchi e Piermario Manca. In questo quadro tramonterà definitivamente l’allenza tra Partito dei Sardi e RossoMori che in Aula formano il gruppo Soberania e Indipendentzia con Paolo Zedda ed Emilio Usala. Non solo: il democratico Gavino Manca, attualmente in prestito al Cd insieme a Lai, potrà tornare nel Pd.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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