Piano energetico sardo: sì al metano, ma niente condotta Olbia-Piombino

Tutto è scritto nel nuovo Piano energetico regionale che sarà approvato ai primi di giugno. Ecco le prime certezze.

La metanizzazione della Sardegna non avverrà col tubo sottomarino Olbia-Piombino, ovvero collegando l’Isola alla rete nazionale del gas. È questa la prima certezza del Pears, il Piano energetico ambientale regionale che la giunta di Francesco Pigliaru approverà la prima settimana di giugno. La soluzione sarà un mix tra rigassificatori e depositi costieri.

Sul via libera al Pears ha parlato ieri l’assessore all’Industria, Maria Grazia Piras, titolare anche della delega all’energia. Il Piano, concretamente, conterrà le linee strategiche per la riprogrammazione del settore, partendo dal calcolo del fabbisogno, quindi della domanda, per arrivare alla modalità di produzione di energia e alle soluzioni per l’approvvigionamento.

Che l’Esecutivo stesse puntando sul metano per abbandonare via via i combustibili fossili altamente inquinanti, non è una novità. Già a maggio 2013, quando era stata annunciata l’uscita della Regione dal progetto del Galsi italiano-algerino, la Giunta aveva dichiarato l’intenzione di studiare le alternative alla condotta in pieno Mediterraneo. Quel percorso, adesso, è terminato e ha portato anche all’esclusione dell’approvvigionamento attraverso un altro tubo sottomarino, lungo il Tirreno stavolta, tra Olbia e Piombino.

I dettagli sulla soluzione mix tra rigassificatori e depositi costieri non si conoscono. Ma l’orientamento permette di riannodare i fili del dibattito sulla metanizzazione, un confronto che nel centrosinistra va avanti da mesi. Lo scorso novembre, l’aveva rilanciato il consigliere regionale Dem, Cesare Moriconi, suggerendo appunto i rigassificatori. L’esponente del Pd, con un’interpellanza, aveva allegato i dati di uno studio a firma di Edgarbo Curcio, presidente dell’Aiee (Associazione italiana economisti dell’energia). Era emerso, tra le altre cose, che utilizzando il metano la Sardegna risparmierebbe qualcosa come 500 milioni annui, sommando i minori costi per famiglie, enti pubblici e imprese.

Nella proposta Moriconi i rigassificatori ipotizzati erano due: uno a Porto Torres e l’altro a Sarroch, dove ci sono gli unici due porti isolani già predisposti per l’attracco delle navi metaniere. E su questa linea si starebbe muovendo la Giunta. Il costo non è elevatissimo: un impianto da 500mila metri cubi costa tra i 50 e 60 milioni e può essere installato nel giro di 2-3 anni, compreso il collegamento alle condotte cittadine. Per avere un ordine di grandezza rispetto all’investimento, basti pensare che la sola dorsale isolana del Galsi sarebbe costata 270 milioni, con un tempi di realizzazione non inferiore agli undici anni.

Quanto ai depositi costieri, nel Pear avrebbero una funzione di completamento rispetto ai rigassificatori, per garantire il metano all’intera Sardegna. Il loro costo si aggira intorno ai 100 milioni. Per il metanodotto italo-algerino servivano invece tre miliardi.

Una parte del Pears regionale è dedicata invece all’efficientamento energetico, cioè gli interventi migliorativi che si possono fare sugli edifici pubblici per risparmiare elettricità. Il Pd, attraverso lo studio Sardegna carbon free 2040, ha calcolato che solo su questo fronte si possono ridurre in consumi di un Teragiga, cioè un ottavo dell’energia prodotta. Nel pacchetto Pears ecco pure le reti intelligenti per evitare la dispersione di corrente nonché e il controllo dei punti di distribuzione, con l’obiettivo di modulare l’erogazione dell’elettricità a seconda del reale fabbisogno.

La Piras ha detto ai sindacati: “Stiamo mantenendo fede agli impegni presi, la Giunta farà scelte rapide nell’interesse dei sardi e della Sardegna. La questione energetica è strategica per disegnare il rilancio dell’industria nella nostra Regione. La determinazione dell’Esecutivo è testimoniata anche dall’impegno profuso per ottenere la proroga dell’essenzialità per le centrali elettriche sarde, un risultato che non era affatto scontato”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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