Vuole mettere da parte quella che da molti è stata definita “litigiosità interna” e smettere di parlare delle persone per concentrarsi – “come nella storiella dell’ape sul bel fiore in una discarica” – sul dialogo con le comunità della Sardegna, nella convinzione che il Pd sardo deve diventare “autonomo rispetto ad alcune scelte nazionali e capace di mettere al centro gli interessi e la responsabilità della Sardegna che è già nelle nostre mani”.
Così l’eurodeputato del Pd Renato Soru, spiega i punti salienti della sua campagna elettorale in vista delle primarie del 26 ottobre per la scelta del nuovo segretario regionale del partito. Un Partito democratico che Soru vorrebbe fosse da “esempio per i partiti regionali e per il Pd nazionale”. Come? “Innanzitutto aprendo il tesseramento in qualunque momento con l’iscrizione fatta su internet. Fra tre settimane, invece, celebreremo i congressi provinciali e i tesserati che potranno esprimersi saranno quelli iscritti al 31 dicembre 2013 e si tessera ancora con difficoltà”.
Ma la questione più importante, al di là del dibattito interno, secondo il fondatore di Tiscali è la nuova visione di Sardegna. “Il mondo non è in crisi, noi siamo in crisi – ripete più volte durante la sua presentazione alla stampa – il mondo sta vivendo un periodo di crescita importante, con alcuni Paesi che stanno uscendo dalla povertà e dal ritardo nello sviluppo”.
“La mia candidatura non era prevista -ha concluso- si sentiva la mancanza di un dibattito e io ho cercato di animarlo e non sono andato in giro a cercare disponibilità alla candidatura”.