Pd, Dolores Lai spariglia le carte: “Pronta a candidarmi alla segreteria”

Una donna – Dolores Lai, classe ’76, avvocata, attuale consulente del presidente Gianfranco Ganau in Consiglio regionale – si candida a segretario regionale del Pd sardo. L’esponente dem, con un lungo curriculum politico a Sassari, sia in Comune che in Provincia, ha ufficializzato la scelta attraverso un post su Facebook, pubblicato nella serata di ieri. “L’ho deciso – ha scritto – senza consultarmi con nessuno, senza alcuna telefonata esplorativa, ma soltanto perché, per la prima volta da quando faccio politica, sento nel mio profondo la necessità di ribellarmi e reagire alla troppo pesante sconfitta del mio partito”.

Ha raccolto 164 like. E tutti i commenti – una sessantina – sono di incoraggiamento ad andare sino in fondo, perché Dolores Lai (nella foto a destra), con la sola decisione di correre per la guida del Pd sardo, ha quantomeno rotto il tabù che vuole il partito controllato – anche nella selezione di fatto delle candidature – dai capicorrente. Vero che la democratica di Sassari è la cugina del senatore uscente Silvio Lai, ex segretario del Pd isolano. Ma il parlamentare in scadenza non sapeva davvero nulla della scelta annunciata su Facebook, sino a quando il post non è diventato un passaparola.

Per capire i possibili effetti della mossa, serve adesso mettere insieme i vari pezzi del quadro politico in casa Pd, quando mancano quarantotto ore alla Direzione regionale del partito, convocata la scorsa settimana dal segretario Giuseppe Luigi Cucca, mezz’ora dopo le dimissioni dei tre componenti dell’area Soru della segretaria (leggi qui). Ovvero, Giuseppe Frau, Barbara Cadoni e Antonio Piu.

All’ordine del giorno c’è un unico punto: l’analisi del voto. In Sardegna il Pd ha incassato una sconfitta ancora più pesante rispetto al resto del partito nazionale: 104.459 elettori persi alla Camera e 109.832 sul Senato, che sono valsi un -41,6, una percentuale quasi doppia rispetto a quella dell’Emilia Romagna (28,7) che è la regione dove il Pd ha fatto registrare il secondo maggior calo a livello nazionale, come rilevato dagli analisi dell’Istituto Cattaneo.

È in questa cornice che Dolores Lai si candida alla leadership, dando per scontato che Cucca farà un passo indietro. Ma dall’ufficio stampa del segretario regionale in carica dall’aprile 2017 (e riconfermato al Senato col voto del 4 marzo), spiegano che Cucca non ha alcuna intenzione di farsi da parte. E questo per via di quando detto dal numero due nazionale, Maurizio Martina, nella Direzione nazionale di lunedì: congelare le eventuali dimissioni dei segretari regionali sino alle primarie del prossimo autunno.

Da ambienti dem di Cagliari, filtra però l’idea che la proposta di Martina non sia applicabile nell’Isola, viste le elezioni regionali dietro l’angolo, a febbraio del prossimo anno: senza una leadership condivisa – è questa la tesi –  rischia infatti di crollare l’intero centrosinistra che a breve dovrà sedersi intorno a un tavolo per decidere gli assetti del voto 2019. Al massimo entro aprile. E Cucca, al momento, non viene considerato in grado di mettere d’accordo tutti: nella stessa maggioranza interna del Pd la corrente popolare-riformista di Cabras-Fadda ha fatto sapere allo stesso Cucca di non considerarlo più un segretario rappresentativo. La missione di comunicare a Cucca l’assenza di fiducia è stata affidata nei giorni scorsi al vicegretario Pietro Morittu, esponente della componente Cabras-Fadda. L’altro pezzo di maggioranza interna è formato invece da renziani ed ex Ds, i quali sono pronti a fare quadrato intorno a Cucca, ma rischiano di non avere i numeri per difenderlo.

La rottura tra Cucca e i popolari-riformisti risale a fine gennaio ed è da attribuire al fatto che il leader regionale accettò che a decidere le candidature per le Politiche fossero non gli organi dirigenti regionali, ma Matteo Renzi. Il quale, nei tre posti ritenuti sicuri del Pd in Sardegna, cioè quelli dove si veniva eletti anche in caso di sconfitta pesante, aveva piazzato suoi fedelissimi. Oltre a Cucca il seggio in Parlamento lo hanno conquistato la deputata uscente Romina Mura e il consigliere regionale Gavino Manca.

Se da qui a sabato non cambierà nulla, è facile che il Pd sardo scoppi di nuovo un conflitto, con l’ennesima saldatura tra popolari-riformisti e la componente di Renato Soru. Le due anime del partito si erano giù unite a gennaio sul caos delle candidature, ma con le elezioni alle porte una sfiducia a Cucca non era pensabile. Adesso, invece, le urne sono chiuse e le mani libere, ciò che fa ipotizzare una resa dei conti con nuovi equilibri. Va ricordato che la sfiducia al segretario, come prevede lo Statuto Pd, non si vota in Direzione, ma in Assemblea. la cui convocazione può essere richiesta dalla maggioranza dei componenti, senza aspettare la decisione del segretario. E popolari-riformisti più l’area Soru hanno i numeri per farlo. Numeri che garantirebbero poi la possibilità decidere, sempre all’interno del parlamentino dem, il nuovo leader, senza passare dalle primarie.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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