Pd, Direzione sarda d’accordo: “Elezioni perse per colpa della Buona scuola”

Toni bassi e un sostanziale accordo: “L’esito delle amministrative 2015 lo hanno determinato gli insegnanti”. A questa prima conclusione è arrivata la Direzione regionale del Pd, riunita oggi a Oristano per fare sull’analisi del voto. I lavori li ha aperti il segretario Renato Soru, il più diretto nel chiedere la fine “delle ostilità personali interne”, e all’appello sono seguiti solo interventi abbastanza concilianti.

Insomma, non c’è stata la resa dei conti che era nell’aria. Così come, a differenza delle altre Direzioni, il partito non ha fatto la diretta su Facebook, forse proprio per l’incerta piega che avrebbe potuto prendere l’incontro, cominciato con la votazione del documento sull’Energia, dopo i tavoli di aprile al Lazzaretto di Cagliari, chiusi col manifesto “Sardegna carbon free”. A differenza di tre settimane fa, quando il protocollo del Pd non venne nemmeno votato per la mancanza del numero legale, oggi è arrivato il sì unanime. Il documento accompagnerà il dibattito sul Piano energetico regionale, di cui Sardinia Post nei giorni scorsi ha anticipato le linee guida.

Per tornare all’analisi del voto, la Direzione odierna era al gran completo. Presenti tutti i big, a cominciare da Paolo Fadda per seguire col presidente della Regione, Gianfranco Ganau, in quota maggioranza. Per l’opposizione sono intervenuti Tore Cherchi e Yuri Marcialis, ma non è mancato nemmeno il plotone di civatiani che ha deciso di restare nel Pd, differenziandosi dai 6 che ieri hanno ufficializzato le dimissioni.

Il voto del 14 giugno è stato letto in due modi: da una parte i Dem hanno rilevato la scarsa affluenza e dall’altra è stato analizzato il verdetto elettorale in sé. Per quel che riguarda la bassa partecipazione, si è detto che più di tutto hanno inciso le politiche del Governo nazionale, specie la riforma della scuola, con migliaia di insegnanti che per mesi hanno occupato le piazze senza mai retrocedere. Tanto che Renzi, nei giorni scorsi, ha sospeso l’esame del Ddl, ma con una decisione che suona a vendetta verso la minoranza interna, ha anche congelato le assunzioni dei precari.

Quanto alle città di Nuoro, Porto Torres e Sestu perse, nel Pd l’hanno letta così: “Il mondo è cambiato insieme alle modalità con le quali i cittadini scelgono i propri rappresentanti di governo”. Per questo “serve ripensare il partito e soprattutto la sua modalità di entrare in relazioni con la società civile”.

Sul fronte dei civatiani, rispetto ai 7 dimissionari, compreso il leader regionale Thomas Castangia, in 20 restano nel partito. Questi i nomi, a cominciare proprio dai rappresentanti nella Direzione: Gianluigi Piras (Ogliastra), Giuliano Spanedda (Sassari) e Paola Tuveri (Cagliari). Gli eletti in Sardegna nell’Assemblea nazionale sono invece Anna Crisponi (Cagliari), Maria Francesca Fantato (Sassari), Francesco Federico (Oristano), Matteo Lecis Cocco Ortu (Cagliari), Sergio Lorrai (Ogliastra). In quella regionale ci sono invece Rosalina Locci, Marco Murgia, Laura Pisano, Marina Pisu, Massimo Pusceddu, Lucia Sanna su Cagliari; Patrizia Ferreli in Ogliastra; Luisa Puggioni a Nuoro; Ninni Pintus e Annamaria Uras a Oristano; Massimo Cossu, Giusi Marrosu e Giuliano Spanedda a Sassari; Verdiana Canu in Gallura.

Per i civatiani è intervenuto Piras, che ha detto: “Non può più succedere che il Pd sia in una città avversario dei Riformatori e a poca distanza coi liberal democratici si allea per vincere le elezioni”, è stato il riferimento quando successo a Sestu e a Quartu. L’ex correntone di Pippo nazionale ha chiesto e ottenuto, con voto unanime, la convocazione dell’Assemblea. All’ordine del giorno ci sarà ancora l’analisi delle amministrative.

Al. Car.

 

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