Pd, conto alla rovescia per Cucca: dimissioni, fase costituente o sfiducia

È solo questione di settimane – come già si era capito nella Direzione regionale di sabato scorso – perché i vertici del Partito democratico sardo vengano azzerati, a cominciare dal passo indietro chiesto al segretario Giuseppe Luigi Cucca (nella foto). Ma da sabato scorso, quando a Oristano si è riunita la direzione regionale, sono state definite le tappe principali del percorso avviato in seguito alla pesantissima sconfitta elettorale del 4 marzo. Nell’Isola il Pd ha perso il 41,6 per cento dei consensi rispetto alle Politiche del 2013 (qui l’analisi del voto).

Il fatto è che Cucca ha più una maggioranza. La conferma definitiva è arrivata lunedì 19 marzo alle 18, quando il numero uno dei dem ha chiamato a raccolta la segreteria, nella sede del Pd a Cagliari, affidando il compito della convocazione, la sera prima, allo storico responsabile organizzativo Sebastiano Mazzone, uno dei nove componenti della sua squadra. Ma non si sono fatti vedere i tre rappresentanti dei popolari-riformisti, cioè l’area Cabras-Fadda che alle primarie del 2017 aveva eletto Cucca insieme ai renziani della prima ora e gli ex Ds.

A dare buca al segretario, il numero due del partito, Pietro Morittu, insieme ad Aldo Pili e Alberta Grundina. Le tre sedie rimaste vuote si sono aggiunte a quelle dei soriani Giuseppe Frau, Barbara Cadoni e Antonio Piu che la segretaria l’hanno lasciata l’8 marzo, aprendo la crisi interna (leggi qui). Ma se le dimissioni della componente Soru erano in linea con la posizione tenuta alle primarie di un anno fa (il candidato dell’area era il deputato uscente Francesco Sanna), la presa di distanza da parte dei popolari-riformisti ha tolto a Cucca i numeri per continuare a guidare il partito. Non è una sorpresa. Fin dallo scorso 8 marzo, Pietro Morittu, parlando per la componente Cabras-Fadda, riferì a Cucca che dopo la sconfitta dovesse dimettersi (leggi qui) e invitò il segretario a farlo in Direzione o in Assemblea, a sua scelta.

Ma sabato scorso a Oristano, Cucca il passo indietro non lo ha fatto (qui la relazione del segretario): ogni decisione sulla leadership è stata affidata all’Assemblea, il parlamentino dem da 160 delegati da convocare dopo Pasqua. “Il Pd – ha spiegato Cucca – perde voti dal 2008, non posso essere considerato io l’unico responsabile del catastrofico risultato elettorale”. La resistenza del segretario potrebbe aprire l’ennesimo braccio di ferro, se si dovesse arrivare a votare la sfiducia, un passaggio che la componente Cabras-Fadda – sebbene non abbia gradito la decisione di rimettere tutto all’Assemblea – vorrebbe evitare, avendo sostenuto Cucca alle primarie di nove mesi fa.

Dal canto suo, il gruppo del segretario, soprattutto attraverso l’ex deputato Siro Marrocu, continua a sostenere che Cucca debba restare al suo posto. Marrocu ha anche parlato di un documento approvato dalla Direzione di sabato per affidare la decisione della leadership all’Assemblea, ma ai voti non è stato messo nulla. La linea di rinviare al parlamentino la questione sulla guida del Pd è stata accettata da tutti per non andare allo scontro diretto, con un effetto sull’elettorato che non sarebbe stato positivo.

È questo uno dei principali problemi del Pd: l’essere apparso un partito costantemente attraversato da conflitti interni. La necessità di un’operazione di rilancio anche dell’immagine è unanimemente condivisa, ma la strada pare ancora impervia. Tra le proposte, c’è quella del senatore uscente Silvio Lai che a Oristano ha suggerito di fondare un Pd sardo federato. Un partito autonomo rispetto agli assetti nazionali. Nel caso in cui l’Assemblea dovesse condividere la scelta, si avvierebbe una fase costituente che darebbe una valenza esclusivamente tecnica alle dimissioni del segretario.

La data dell’Assemblea non è stata ancora fissata. Si ipotizza il 7 aprile, ma non c’è ancora la conferma. Lo deciderà la presidente Lalla Pulga, sentite tutte le componenti interne. Di certo sia la corrente Soru che i popolari-riformisti di Cabras e Fadda spingono per velocizzare la convocazione, mentre l’area Cucca vuole posticipare il più possibile, avendo  ormai acquisito la certezza di essere in minoranza. Per questa stessa ragione, il segretario preferirebbe seguire la linea del numero due nazionale, Maurizio Martina, che ha suggerito ai leader regionali di non dimettersi sino a quando non è fissata la data delle primarie nazionali. Ma proprio nei giorni scorsi, e sempre in seguito al risultato elettorale del 4 marzo, ha fatto un passo indietro il segretario del Pd piemontese. Quindi ora c’è un precedente che le aeree Cabras-Fadda e quella Soru stanno provando a far valere in questo vortice di posizionamenti in cui nessuno vuole rompere per primo la corda.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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