Patto per la Sardegna, la firma a Sassari. Renzi: “Risposte e soluzioni”

“I patti con i territori non sono più passerelle come avveniva un tempo ma sono basati sulla lettura delle realtà e contemporaneamente sulla presentazione di risposte e soluzioni”. Matteo Renzi definisce in questo modo il Patto per la Sardegna siglato a Sassari. Il presidente del Consiglio ha preso la parola intorno alle 19.30 (con oltre tre ore di ritardo rispetto al programma) nell’aula magna dell’Università di Sassari dopo i saluti del rettore Massimo Carpinelli e del sindaco di Sassari, Nicola Sanna. Ad ascoltarlo, una platea composta da sindaci, esponenti del mondo produttivo e rappresentanti sindacali. Presenti, in prima fila, i sottosegretari Claudio De Vincenti e Luca Lotti e diversi rappresentanti politici del Pd: dal presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau all’eurodeputato Renato Soru, dal senatore Silvio Lai alla deputata Giovanna Sanna. “Probabilmente questo patto lascia ancora aperte diverse questioni – ha aggiunto poi il premier – Su La Maddalena so che è una ferita ancora aperta dopo il mancato G7 e mi impegno per dare risposte più efficaci. Ma attraverso questo strumento penso a traguardi non più impossibili da raggiungere come il completamento della Sassari-Olbia”. Importante il passaggio del premier sull’Eni: “Siamo pronti ad aggiornare il protocollo e ad avere una maggiore attenzione sulle bonifiche”.

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“Il bello della Sardegna è il senso dall’appartenenza – ha concluso Renzi – che è il vero antidoto rispetto alle logiche dell’apparenza. Appartenenza significa sentirsi parte di un noi ed esserne fieri ed orgogliosi. Ecco perché non solo in Sardegna, ma anche nella politica italiana abbiamo bisogno di essere portatori sani di entusiasmo. Non è facile. È molto più facile essere pessimisti. Questo non significa nascondere le difficoltà che ci sono ma significa che, con i nostri ideali, siamo in grado di sconfiggerle”. Il Patto per la Sardegna siglato, come ribadito dallo stesso Renzi, è il risultato di una lunga contrattazione tra Regione e governo nazionale avviata fin dal settembre 2015. Il governatore Francesco Pigliaru ha lavorato a lungo all’elaborazione del documento con un obiettivo preciso: chiedere al governo che venga riconosciuto alla Sardegna un deficit legato alla condizione di insularità. Le richieste avanzate dal governatore sono state formalizzate a Roma lo scorso maggio. E, dopo le prime resistenze di Palazzo Chigi, pochi giorni fa è arrivato finalmente il via libera che ha consentito di chiudere le trattative e arrivare alla sottoscrizione dell’accordo tra Renzi e Pigliaru. “Ci sono alcune cose che limitano il progresso della Sardegna – ha detto da parte sua il governatore Pigliaru – che possiamo affrontare da soli, come la dispersione scolastica, la spesa ed efficienza sanitaria e lo sviluppo agroalimentare. Ci sono altri limiti che non possiamo affrontare da soli, primo fra tutti l’insularità. Nel maggio 2015 a Olbia abbiamo consegnato al Governo un dossier insularità e il Governo Renzi ha accolto le nostre richieste”.

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I soldi. Grazie all’accordo firmato oggi la Regione può incamerare circa 2,9 miliardi in quattro anni. Un maxi-finanziamento che verrà diviso in due tranche: la prNima di 1,5 miliardi verrà assegnata alla Sardegna attraverso il Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc) e comprende i 168 milioni del cosiddetto Patto per Cagliari. La seconda tranche riguarda, appunto, il riconoscimento della condizione di insularità. Un contributo di circa 1,4 miliardi di euro, spalmati sempre su quattro anni. Già individuati tre ambiti di intervento: la continuità territoriale aerea (120 milioni), la mobilità interna (625 milioni, con un’attenzione particolare alla rete ferroviaria) e la creazione della dorsale metano (400 milioni).

Michele Spanu

@MicheleSpanu84 on Twitter

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