Paci: “Conti della Regione finalmente in ordine, ecco come abbiamo fatto”

Pareggio di bilancio e Vertenza Entrate chiusa: l’assessore Raffaele Paci spiega come sono stati rimessi in ordine i conti della Regione.

C’è un numero che piace a Raffaele Paci, vicepresidente della Giunta regionale e titolare della Programmazione. “Nel giro di un anno – dice – la Regione ha potuto spendere un miliardo e 44 milioni di euro in più grazie al patto di stabilità cancellato e alla vertenza Entrate chiusa dopo dieci anni di trattativa con lo Stato”. Traguardi di legislatura per l’Esecutivo guidato da Francesco Pigliaru, di cui Paci – amico dai tempi dell’università – è il braccio destro. Col numero due della Giunta sarda proseguono le interviste di Sardinia Post per fare il punto sull’attività di governo,.

Assessore, i numeri dovrebbero essere una certezza. Ma in politica, con maggioranza e opposizione che dicono l’una l’esatto contrario di quanto afferma l’altra, persino la matematica sembra un’opinione.

Non è il caso dei conti regionali. Nel 2014 la spesa è stata di 6 miliardi e 767 milioni di euro; sul 2015 stiamo andando a consuntivo adesso e il rendiconto si chiuderà a 7 miliardi e 812 milioni. Vuol dire, appunto, che la capacità finanziaria è aumentata di un miliardo e 44 milioni. Soldi veri, tutti investiti in nuove iniziative a sostegno di famiglie, imprese e stipendi. Le maggiori spese sono state possibili per l’accordo di luglio 2014 che ha cancellato alla Sardegna il vincolo di spesa previsto dal patto di stabilità prevedendo per la nostra Regione, la prima in Italia, il rispetto del solo pareggio di bilancio.

Spesso gli elettori si chiedono: se i risultati di governo sono possibili, perché si aspetta tanto?

Noi rispondiamo solo di quanto facciamo: rimettere in ordine i conti della Regione era scritto nel nostro programma elettorale e ci siamo arrivati grazie a un incessante confronto con l’Esecutivo nazionale. Un confronto avviato su due fronti: oltre al pareggio di bilancio abbiamo scritto le norme di attuazione in materia finanziaria, ciò che ha permesso di chiudere la Vertenza Entrate dopo dieci anni. D’ora in avanti la Sardegna sa con certezza quali e quanti risorse deve incassare dallo Stato.

Di che cifra stiamo parlando?

Di 900 milioni di euro di arretrati tra giochi (quota parte sul gettito delle lotterie nazionali), riconoscimento del maturato su redditi di capitale e Ires (tassa sui ricavi delle società). E di un flusso annuo, certo da ora in poi, il cui importo è stimato fra i 140 e i 180 milioni, a seconda dall’andamento congiunturale. Dei 900 milioni, 300 li abbiamo incassati a gennaio 2015 mentre i restanti 600 ci verranno versati in quattro rate da 150 milioni ciascuna. Quindi sul 2016 e per i successivi tre anni la Sardegna incasserà non solo il flusso annuo dovuto, ma anche la rata degli arretrati.

Perché l’ex presidente Ugo Cappellacci e il centrodestra parlano di ‘accordo patacca’?

Bisognerebbe chiedere a loro. Noi sappiamo soltanto che la precedente maggioranza non è riuscita a concordare con lo Stato le norme di attuazione, malgrado la stessa Corte Costituzionale avesse riconosciuto alla Regione il diritto di incassare il gettito non versato da Roma. Cappellacci si era limitato a forzare la mano e in una Finanziaria decise di considerare extra-patto 400 milioni del Fondo unico degli enti locali. Evidentemente si trattava di una norma illegittima e quindi sanzionabile. Noi, invece, ci siamo seduti intorno a un tavolo e abbiamo concordato le quote tributarie spettanti alla Sardegna senza il rischio di incorrere in alcuna procedura d’infrazione. Anzi: certificando definitivamente le maggiori risorse da incassare e la rendicontazione stessa delle entrate.

Il centrodestra vi rimprovera di aver rinunciato, come scritto nell’accordo col Governo, a tutti i ricorsi in materia fiscale aperti della Sardegna contro lo Stato.

Ce n’era solo uno, sugli accantonamenti, cioè il contributo finanziario che ogni Regione deve dare a copertura del debito pubblico. Abbiamo rinunciato unicamente a quello, perché finora tutte le sentenze hanno dato ragione allo Stato, riconoscendo il suo diritto di dividere tra tutte le Regioni il disavanzo nazionale. Ciò che faremo è trattare una riduzione della somma che versiamo attualmente, pari a 680 milioni annui. La cifra può essere diminuita facendo leva sul fatto che la Sardegna ha in carico l’intero costo della sanità. E siccome la popolazione invecchia sempre più di più, quella spesa è destinata a salire. Serve quindi una compensazione. Si pensi anche ai farmaci innovativi, per i quali si arrivano a spendere decine di migliaia di euro e i nostri ospedali non possono farne a meno. Ma a proposito di conti lasciati in eredità dal centrodestra, vorrei ricordare che abbiamo fortemente ridotto pure i residui passivi: la precedente Giunta aveva fatto promesse di pagamento per 5 miliardi di euro. Adesso sì che la Sardegna può dire di avere il bilancio in ordine, pulito.

Agenzia regionale delle entrate: serve davvero e si farà, o è uno specchietto per le allodole a misura di sovranismo?

L’Agenzia regionale delle entrate fa parte del nostro programma di governo, quindi verrà istituita perché siamo stati votati dai sardi anche per questo. E non è vero quando, strumentalmente, si dice che Roma vieti l’Agenzia, in seguito alla rinuncia dei ricorsi in materia fiscale. Al contrario: è prevista all’articolo 2 delle norme di attuazione perché la sua funzione sarà quella di sancire una devoluzione diretta delle quote Iva e Irpef. Oggi lo Stato ce le restituisce. Domani la Regione le incasserà direttamente. Di più: l’Agenzia regionale delle entrate permetterà di aggiungere un tassello al nostro autonomismo garantendo, al tempo stesso, un maggior controllo della finanza pubblica regionale.

Patto per la Sardegna: due miliardi e 900 milioni. Ancora il centrodestra sostiene che quei soldi ci spettavano già.

Sulla parte ordinaria indubbiamente e non lo abbiamo mai nascosto: il Patto mette infatti a correre le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Ma anche sulla parte ordinaria siamo arrivati a un miliardo e 509 milioni perché abbiamo trattato e ottenuto un aumento della quota spettante alla Sardegna, arrivando sino al 12,6 per cento. Il restante miliardo e 400 milioni è invece un riconoscimento extra, frutto del lavoro di questa Giunta che ha fatto valere le ragioni del ritardo nella crescita. Ragioni legate all’insularità e scritte nel dossier Sardegna consegnato al presidente Renzi a maggio 2015: mi riferisco alla mancata metanizzazione, alla maggiore difficoltà negli spostamenti fuori dalla Sardegna e alla assenza o scarsità di infrastrutture pubbliche.

Va in ferie senza aver nominato il nuovo presidente della Sfirs, la finanziaria della Regione.

Normale procedura. Il 29 luglio, con l’approvazione del bilancio di esercizio, per il presidente uscente Tonino Tilocca sono scattati i quarantacinque giorni di prorogatio previsti per legge. Ci permetteranno di fare il punto sulle competenze tecniche che un professionista deve avere per svolgere un ruolo di così grande responsabilità. La Sfirs è il raccordo finanziario tra gli assessorati, richiede conoscenze specifiche e di altissimo profilo.

Tilocca uomo di Cappellacci, almeno sino al 2014. Poi si è salvato dallo spoil system.

Innanzitutto dico che con Tilocca abbiamo lavorato ottimamente e ho apprezzato molto il suo lavoro: si è sempre impegnato per il bene dell’economia della Sardegna. Lo spoil system riguarda i direttori generali degli assessorati, il cui mandato è legato alla durata della legislatura. Ciò non succede con gli amministratori di enti, agenzie e partecipate, i quali hanno un incarico quasi sempre triennale e che deve andare a scadenza naturale. A meno di maggiori costi per una pubblica amministrazione, in caso di rimozione anticipata. Funziona così anche con le Asl: i manager del centrodestra sono stati rimossi esclusivamente per dare corso alla riforma, approvata dal Consiglio regionale a fine 2014. Ma si è trattato di un fatto straordinario. A questa Giunta interessano le competenze, non le appartenenze: tanto che il direttore del Centro regionale di programmazione, Gianluca Cadeddu, è stato riconfermato.

A proposito di enti, agenzie e partecipate, la Corte dei Conti spinge per una razionalizzazione. A che punto siete?

L’indicazione dei giudici contabili è precisa e coincide coi nostri obiettivi di governo: bisogna tagliare i rami secchi. O i doppioni. Abbiamo infatti messo in liquidazione Fase1 (partecipata della Regione per la ricerca farmaceutica) e il Bic (creazione d’impresa) che sarà assorbito dalla Sfirs. Sardegna Ricerche, invece, è stata trasformata in agenzia eliminando in questo modo il Consiglio di amministrazione. Stiamo lavorando anche alla razionalizzazione delle altre società che, attualmente, sono più di cento.

Il Pecorino bond sta funzionando?

Permetterà di generare un capitale di 15 milioni, a fronte dei 3 investiti dalla Regione attraverso la Sfirs. Tecnicamente il Pecorino Bond è un generatore di liquidità per le imprese che trasformano il latte, le quali emettono obbligazioni sullo stock di formaggio messo a stagionare. Coi soldi incassati possono pagare i pastori.

Chi può comprare i Pecorino bond?

Le banche e i fondi di investimento.

Consorzi fidi, roba per addetti ai lavori.

Eppure la riforma, attesa da vent’anni, era necessaria, visto che i Consorzi fidi garantiscono la copertura finanziaria alle imprese che accendono mutui. In Sardegna il problema era l’eccessiva parcellizzazione del sistema: se ne contavano più di trenta ed erano spalmati fra tre diversi assessorati (Industria, Lavoro e Commercio). Risultato: regole diverse, incertezza nella rendicontazione e, soprattutto, 25 milioni di arretrati. Abbiamo saldato il conto. Adesso c’è un’unica regia in capo al Servizio crediti dell’assessorato al Bilancio. L’obiettivo della riorganizzazione è incentivare l’aggregazione anche attraverso l’istituzione del fondo unico regionale. Consorzi fidi forti sono necessari per garantire stabilità alle imprese.

A trattare coi cinesi della Huawei è andato lei: quali ricadute avranno i laboratori al Crs4 di Pula?

La multinazionale cinese ha assicurato 20 milioni di soli investimenti per la raccolta dei cosiddetti big data, per esempio su controllo atmosferico e andamento dei consumi elettrici. Attraverso il joint innovation center (Centro di innovazione congiunta) si apre anche a una presenza più diffusa delle start up di settore e si è già creato un effetto attrattore. Hanno manifestato interesse a collaborare la Vodafone, l’Enel e la Ntt.

Il rimpasto della Giunta non la riguarda, lei è praticamente in ticket con Pigliaru.

Il rimpasto è una competenza unica ed esclusiva del Presidente.

Ma un qualche assessore cambierà o no?

Dopo metà legislatura è sempre opportuna una valutazione.

La sua nomea è quella del professore che ha imparato in fretta a fare politica.

Il dialogo e la mediazione, che sono le basi della politica, li ho imparati in trent’anni di vita accademica.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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